CONSERVAZIONE DELLE PRATERIE ALTO MONTANE

Programma attuativo regionale (PAR) del fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) 2007/2013 - intervento 5.1.2.3 "conservazione e valorizzazione della biodiversità attraverso la valorizzazione delle aree naturali protette" della Regione Marche.

Soggetti attuatori

Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Università degli Studi di Camerino.

Obiettivi dell'intervento

Stabilire un equilibrio tra il recupero dei naturali processi ecologici e le attività economiche tradizionali, in primo luogo agricoltura e pastorizia, anche al fine della conservazione degli habitat tutelati di praterie secondarie (6170, *6210, *6230) e delle specie faunistiche di interesse comunitario legate agli ambienti di prateria, quali il Camoscio appenninico.

Descrizione generale dell'intervento

Il progetto, redatto in collaborazione con la Scuola di Scienze Ambientali dell'Università di Camerino (UNICAM), ha riguardato in particolare, il recupero delle praterie del Parco caratterizzate dalla presenza di habitat tutelati dalla direttiva 92/43/CEE e ricadenti in aree della Rete Natura 2000. Sono prevalentemente habitat di praterie secondarie (6170, *6210, *6230) che, a causa della riduzione delle attività agro silvo pastorali tradizionali, stanno evolvendo verso ambienti chiusi o dominati dal brachipodio genovese (Brachypodium genuense).

Si tratta di un processo di rinaturalizzazione spontanea cui sono associati anche effetti positivi per il recupero delle aree boscate e la ricostituzione di equilibri ecologici e idrogeologici del territorio, nonché per la biodiversità faunistica del Parco. Tuttavia è necessario stabilire un equilibrio tra il recupero dei naturali processi ecologici descritti e le attività economiche tradizionali, in primo luogo agricoltura e pastorizia, anche al fine della conservazione degli habitat tutelati. Nei 5 siti di intervento selezionati sono stati effettuati decespugliamenti, sfalci, diradamenti e la turnazione dei pascoli; i risultati sono stati verificati attraverso monitoraggi nel tempo, funzionali anche alla redazione di piani di gestione degli ecosistemi di prateria del Parco.

Il progetto è stato cofinanziato dalla Regione Marche nell’ambito del programma per la conservazione e valorizzazione della biodiversità, in particolare degli ambienti naturali di prateria secondaria; la sua attuazione ha visto coinvolti la Scuola di Scienze Ambientali dell’Università di Camerino e alcuni operatori locali (cooperative agro-forestali ed allevatori) che, dietro la direzione scientifica dell’Università, hanno messo a punto tecniche di miglioramento e di utilizzo del pascolo.

Le modalità di attuazione del progetto hanno previsto il riconoscimento del ruolo attivo degli operatori nel mantenere e conservare gli ambienti di prateria montana caratteristici del Parco. In particolare il progetto si è articolato in 5 tipologie di intervento, che hanno interessato altrettanti siti. Le praterie del Monte Fiegni, a prevalenza di Bromus erectus, che rappresentano l’habitat di importanza comunitaria *6210 nell’ambito della Direttiva Habitat (92/43/CEE), sono stati interessati da interventi di decespugliamento; nelle praterie secondarie dei Prati di Ragnolo è stato incentivato lo sfalcio tradizionale, che in alcuni settori è stato abbandonato; nelle praterie della Foresta demaniale di Monte Castel Manardo e del Bove gli interventi sono stati diretti a contrastare l’espansione del brachipodio genovese (Brachypodium genuense) e la perdita di specie tipiche degli ecosistemi di prateria che qui costituisco gli habitat di interesse comunitario *6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee), *6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane dell'Europa continentale) e 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine. Gli effetti negativi del processo di diffusione del brachipodio genovese - specie non pabulare ed in concorrenza con le specie erbacee foraggere che tradizionalmente costituivano il cotico erboso – assumono particolare rilievo anche nei confronti del Camoscio appenninico, specie di interesse comunitario reintrodotta dal Parco. In queste aree gli interventi hanno previsto sfalci iniziali e attività controllate di pascolo ovino ed equino. La serie di interventi previsti nella zona del Monte Oialona sono stati finalizzati a consolidare la presenza del brugo (Calluna vulgaris) che nel territorio del Parco trova il limite meridionale dell’areale di distribuzione europeo ed è minacciato dalla espansione di altre specie vegetali, anche arboree. In questo sito gli obiettivi sono stati perseguiti attraverso il diradamento forestale, il decespugliamento e la messa a dimora di piante di brugo.

Tempistica del progetto

Il progetto è stato avviato il 14.8.2013 e si è concluso il 31.12.2017

 

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