Il nostro impegno
per il Countdown 2010
Il Parco valore aggiunto
per il territorio
I progetti per il territorio
Valorizzazione delle aree
e dei percorsi verdi a Visso
Riqualificazione della Valle
del Fiastrone
Il recupero di Palazzo
Leopardi a Montefortino
Un progetto per far rivivere
l’Alta Val d’Aso
Norcia: il Complesso
monumentale San Francesco
Interventi nella Valle
del Campiano
Le favolose fioriture del Parco
Fuochi all’aperto: verso
una semplificazione delle
procedure
Il Piviere tortolino:
storia di un incontro inatteso
L’Atlante degli uccelli
nidificanti
Nuove prospettive
per l’economia del Parco
L’esperienza Varnelli
tra passato e futuro
Economia e territorio:
il Marchio del Parco
Il sito del Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
Tecnologia Open Source
per i portali del Parco
L’Associazione delle guide
del Parco
Il Piviere tortolino:
storia di un incontro inatteso
Un importante progetto con il Comune di Norcia

Il Piviere tortolino (Charadrius morinellus) è un raro uccello artico di
piccola taglia (21 cm. ca.) riconoscibile grazie alle bande bianche sopra
gli occhi che si riuniscono sulla nuca con la caratteristica forma a “V”.
Durante le migrazioni si adatta a un po’ tutti gli habitat ma preferisce
zone elevate e sassose, mentre nelle zone di nidificazione artiche
predilige gli ambienti di tundra aperti ed acquitrinosi.
Per l’Italia, oltre alla piccola popolazione della Maiella, sono segnalate
nidificazioni accertate o presunte in altri gruppi montuosi dell’Appennino
centrale tra cui i Monti Sibillini, dove tuttavia la specie, dal 1960 ad oggi,
é stata avvistata solo sporadicamente; quella che segue è dunque la
cronaca di un evento naturalisticamente importante per il Parco
Nazionale dei Monti Sibillini.

Agosto 2005, campagna di ricerche geobotaniche nella Valle del Lago di
Pilato dei ricercatori del Dipartimento di Botanica ed Ecologia
dell’Università di Camerino.
Dopo una lunga salita eravamo quasi giunti sulla vetta del Monte Vettore
risalendo le pendici meridionali ricoperte da una rada vegetazione erbosa
alternata a tratti rocciosi quando un debole richiamo attirò la nostra
attenzione verso un gruppetto di uccelli composto da circa 5-6 individui,
posati sul terreno a trenta-quaranta metri di distanza. Inizialmente,
pensando che fossero pernici li abbiamo fotografati e avvicinati, fino a 4-5
metri; ma facendo ciò ci siamo accorti che non eravamo di fronte a
pernici ma ad un’altra specie: il piviere tortolino! Tutti gli individui si
spostavano in gruppo facendo piccoli movimenti con pause di controllo
senza mai dar veramente l’impressione di voler fuggire; anche se quasi
circondati da noi non si sono mai levati in volo testimoniando così la loro
indole confidente e tranquilla. Ad una osservazione ravvicinata tutti i
caratteri distintivi della specie erano ben osservabili: mento, gola e
guance bianche, alto petto bruno attraversato da una singolare
mezzaluna bianca orlata di nero che separa il fulvo-castano acceso
dell’addome e dei fianchi, che a sua volta sfuma nel nero del ventre, la
cui parte estrema é bianca come il sottocoda. Insomma, una vera “top
model” delle specie di alta quota. Ad aggiungere suggestione a
suggestione l’aspro paesaggio vegetale dei settori cacuminali dei Sibillini
caratterizzato dalla vegetazione a sesleria dell’Appennino (Sesleria
apennina), che origina tipici festoni erbosi disposti parallelemente alle
curve di livello ed al cui interno trovano asilo numerose piccole specie
floristiche, molte delle quali rare, endemiche, o specie animali che
rappresentano relitti artici giunti alle nostre latitudini durante le
glaciazioni e poi, al termine di queste, segregatisi sulle massime quote
appenniniche ed alpine in “isole climatiche” sempre più piccole e
minacciate, come è avvenuto appunto per il piviere tortolino.
L’osservazione del piccolo gruppo di uccelli si è protratto per una buona
mezz’ora ed il crescente entusiasmo ha attratto anche alcuni
escursionisti che hanno così potuto condividere con noi l’emozione di
questo incontro. La necessità di portare a termine il programma di
ricerca previsto per la giornata ci ha infine costretto a lasciare questi
piccoli “amici alati” che nei giorni successivi hanno sicuramente
proseguito la loro migrazione verso le zone di svernamento nord-africane.

Andrea e Daniele Catorci


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