Il nostro impegno
per il Countdown 2010
Il Parco valore aggiunto
per il territorio
I progetti per il territorio
Valorizzazione delle aree
e dei percorsi verdi a Visso
Riqualificazione della Valle
del Fiastrone
Il recupero di Palazzo
Leopardi a Montefortino
Un progetto per far rivivere
l’Alta Val d’Aso
Norcia: il Complesso
monumentale San Francesco
Interventi nella Valle
del Campiano
Le favolose fioriture del Parco
Fuochi all’aperto: verso
una semplificazione delle
procedure
Il Piviere tortolino:
storia di un incontro inatteso
L’Atlante degli uccelli
nidificanti
Nuove prospettive
per l’economia del Parco
L’esperienza Varnelli
tra passato e futuro
Economia e territorio:
il Marchio del Parco
Il sito del Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
Tecnologia Open Source
per i portali del Parco
L’Associazione delle guide
del Parco
L’Associazione delle Guide del Parco

Come molti sapranno il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha istituito le
Guide del Parco. Si tratta di una figura professionale prevista dalla
Legge Quadro sulle aree protette (L.394/1991) che, nei Sibillini, è stata
creata nel 1998 in seguito ad un corso di formazione indetto dal Parco.
In quella occasione furono formati circa cinquanta interpreti naturalistici,
ovvero persone in grado di far comprendere ai visitatori le caratteristiche
del territorio in tutti i suoi innumerevoli aspetti. L’interprete - guida del
parco non è, quindi, un semplice accompagnatore che conduce gruppi di
persone sui sentieri, ma un profondo conoscitore del territorio, della sua
storia e delle sue tradizioni. Un interlocutore che è anche in grado di
trasmettere i principi della conservazione dalla natura e che contribuisce
concretamente al raggiungimento degli obiettivi di gestione del Parco
Nazionale.
Nel 2004 è stato organizzato un secondo corso di formazione e le Guide,
che da tempo sono riunite nell’Associazione delle Guide del Parco e
sono iscritte in un apposito Albo tenuto dall’Ente, sono diventate ottanta.
Da qualche settimana l’Associazione ha un nuovo presidente: Stefano
Zavka, Guida Alpina di Terni, Guida del Parco dal 2004. Ci viene a trovare
in redazione: è appena uscito dalla prima riunione del neo eletto
Consiglio Direttivo dell’Associazione.
Stefano è uno degli alpinisti di punta dell’Italia Centrale e non ci
soffermiamo ad elencare le tante solitarie che ha inserito nel suo
curriculum alpinistico; basterà solo ricordare che nel 2004 è stato scelto
dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per far parte della rosa
di alpinisti italiani che hanno partecipato alla ormai famosa spedizione
celebrativa dei 50 anni della prima salita al K2, da tutti considerata la
montagna più difficile del mondo.
Stefano si presta a fare una breve chiacchierata con noi che servirà a
capire meglio l’importanza di questa figura creata dal Parco.
Chi sono le Guide del Parco e a cosa serve l’Associaizone delle
Guide?
Da un punto di vista burocratico la Guida del Parco è la figura che il
Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha creato sulla scorta delle
disposizioni di legge della 394/1991, la Legge Quadro sulle aree protette.
Nella realtà si tratta di profondi conoscitori del territorio: hanno
conoscenze geografiche e naturalistiche approfondite e allo stesso
tempo conoscono molto bene gli aspetti storici e antropologici del
territorio del Parco. L’Associazione delle Guide si pone come referente
unico per il turismo naturalistico nel Parco, un unico interlocutore per le
istituzioni e per i semplici visitatori. Solo così si può creare un’offerta
turistica seria e preparata.
La catena dei Monti Sibillini non presenta per l’escursionista
particolari difficoltà tecniche e di orientamento; perché servirsi di
una guida?
Uscire con una guida del parco è importante perché può consentire ad
un visitatore di apprezzare pienamente questa terra: non mi riferisco solo
al paesaggio o al territorio ma agli aspetti legati alla vita di tutti i giorni.
Con una guida è possibile scoprire cose che altrimenti passerebbero
inosservate. D’altra parte essere guida non significa solo saper trovare
un sentiero o descrivere un paesaggio - per questo esistono splendide
pubblicazioni e mappe - essere guida significa saper interpretare un
luogo e quindi avere la capacità di trasferire il messaggio delle comunità
locali al visitatore rendendolo protagonista e partecipe.
Saper interpretare il territorio significa anche frequentarlo in maniera
sicura e misurata all’ambiente. Questa peraltro è una valutazione
certamente non semplice in quanto dipende principalmente dalle
caratteristiche del gruppo che la guida accompagna.
Come coniugare sviluppo turistico e rispetto per l’ambiente?
L’interpretazione è anche questo, e mi rifaccio alla risposta che ho
appena dato: una guida deve essere in grado di capire se un
determinato luogo, in quel dato momento, è in grado di “sopportare” il
peso di un gruppo d visitatori. Un forte afflusso turistico è potenzialmente
pericoloso, ci sono infatti delle regole basate su studi specifici che
prendono in considerazione la capacità di carico dei siti di notevole
importanza ambientale, così come esistono delle modalità di
comportamento generali: in particolare occorre diluire le presenze in più
giorni ed evitare pericolose concentrazioni di persone in determinati
luoghi. Il Parco ha fatto degli studi appositi, sta a noi mettere in pratica
ciò che è emerso da questi studi. Al momento dell’iscrizione all’Albo
delle Guide del Parco abbiamo firmato un “codice di comportamento” che
fissa le regole generali del nostro mestiere all’interno dell’area protetta
e i doveri specifici che siamo chiamati ad ottemperare quando
accompagniamo un gruppo. È nostro dovere, ad esempio, effettuare un
costante monitoraggio del territorio e comunicare tempestivamente
all’ente gestore anomalie o particolari “emergenze” naturalistiche
passate inosservate. Allo stesso modo siamo chiamati ad intervenire se,
durante lo svolgimento del nostro lavoro, ci imbattiamo in comportamenti
non corretti o dannosi per il patrimonio ambientale del Parco.
Perché una Guida Alpina decide di diventare Guida del Parco?
Principalmente per curiosità. La mia storia personale è un po’ strana: mi
sono avvicinato da piccolo al mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo -
una vera passione per me - e di questo sono riuscito a farne una
professione. La formazione per diventare Guida Alpina mi ha fatto
conoscere la montagna a 360 gradi: è li che ho scoperto l’escursionismo,
lo spirito di avventura che questa pratica porta con sé e la magia insita
in alcune montagne. Fino ad allora di una scalata ho sempre considerato
solo il lato tecnico. Oggi considero l’ambiente che mi circonda, l’aria che
respiro. Per questo credo che i Sibillini siano montagne uniche: sono
montagne accessibili, non danno l’idea di essere difficoltose , ma allo
stesso tempo hanno dei posti incredibili che ti fanno comprendere
quell’aura di mistero che li avvolge. Dolci praterie interrotte da profonde
forre inaccessibili, forme arrotondate alternate ad incredibili pareti
rocciose… i Sibillini sono pieni di queste contraddizioni, basta pensare
alla toponomastica del luogo, e non so se le tante leggende su questi
monti sarebbero giunte fino a noi se il senso di avventura che ti pervade
quando li visiti ancora non fosse tanto forte… sono montagne che ogni
volta regalano sensazioni diverse, a seconda dello stato d’animo con cui
si affrontano.
L’alpinismo sui Sibillini: un retaggio del passato pionieristico di
questa disciplina o un richiamo ancora attuale?
I Monti Sibillini, insieme al Gran Sasso, sono stati protagonisti della
storia dell’alpinismo italiano. Chi ricerca nell’alpinismo solo il lato
tecnico della disciplina può tranquillamente evitare di venire qui, c’è il
Gran Sasso a pochi chilometri che offre infinite possibilità. Ma anche in
questo campo i Sibillini sono unici: sono costretto a ripetermi, visto che
anche qui le sensazioni discordanti che si provano riescono a regalare
emozioni uniche! I Monti Sibillini sono il terreno adatto per chi cerca
questo mix di sensazioni: si può arrampicare in Patagonia e a Ferentillo,
ma difficilmente trovi un posto che ti permettere di fondere le sensazioni
che si provano in due posti così differenti!
Qual è l’esperienza alpinistica che maggiormente ti è rimasta
impressa?
Difficile dirlo… non ce n’è una in particolare, dovrei citarle tutte! È però
curioso che nel curriculum alpinistico che ho presentato per
l’ammissione al corso di guida aplina abbia inserito anche la parete nord
del Monte Bove… ancora più curioso se tieni conto del fatto che la
commissione che ha esaminato quel curriculum non credo nemmeno
sapesse dove sta il Monte Bove!
Secondo me quella è una delle pareti più difficili del centro Italia se
affrontata in certe condizioni, mi riferisco soprattutto alla stagione
invernale... una volta ho impiegato 13 ore per uscire da una via di quella
parete!

Michele Sensini


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