Passione e dovere nel Corpo Forestale dello Stato
“Voci dal Parco” incontra a Visso un ufficiale e tre agenti del C.F.S.
che operano nel Parco dei Sibillini


Spirito libero e passione. Non è facile sentire questa espressione quando si
parla del proprio lavoro, in un contesto in cui coniugare passione e dovere è
sempre difficile. Eppure proprio la passione per il lavoro è emerso con più
evidenza nell’incontro avuto a Visso nella sede del Coordinamento
territoriale per l’ambiente del Corpo Forestale dello Stato con un ufficiale
e tre agenti, tutte donne, tutte giovani e molto disponibili a raccontare
la loro esperienza in un mestiere che si reputa ancora riservato agli uomini,
ma dove in realtà le donne sono più di quanto si pensi.
Il Coordinamento territoriale è competente in tutto l’ambito del Parco
dei Monti Sibillini e tra i suoi molteplici compiti figurano la sorveglianza
del territorio, la fase istruttoria e quella tecnica per le Regioni nelle pratiche
di taglio di boschi e movimento terra, la gestione della fauna in ordine
a intrappolamenti e risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica,
il servizio nei comuni per il rilievo dello stato della neve. Per tutto questo
la struttura può contare su un organico di 47 elementi ai vari livelli, di cui 13
donne. Non tantissime, ma molte più che in passato e la tendenza appare
in aumento. Passione, appunto, perché al Corpo Forestale non ci si
avvicina solo come impiego, bensì come scelta di vita. “È un lavoro che ho
voluto perché ho sempre amato stare in montagna, all’aperto” spiega Maria
Carla Penzo, ufficiale a Visso nel 1995, una laurea in Scienze Forestali. Gli
stessi motivi sono stati la molla determinante della scelta degli agenti Maria
Antonietta Trivisani, assegnata a Visso da pochi mesi come Barbara Silvi,
laureata in Scienze Naturali e Tiziana Tronti, più esperta avendo già
un’esperienza triennale. Problemi per il fatto di essere donne? Nessuno,
almeno a Visso. “All’interno della struttura non ci sono problemi perché non
facciamo distinzioni tra uomini e donne nell’assegnazione degli incarichi
- spiega la dott.ssa Penzo - cosa che in altre realtà può avvenire”.
E all’esterno, in particolare con i cacciatori, le difficoltà derivano dalla
diffidenza che molti hanno verso la divisa, non verso chi la indossa.
Il problema del bracconaggio, spiegano le agenti, è ancora uno dei più
spinosi da affrontare. “Il fatto di essere donne - dicono - fa registrare forse
più soggezione e rispetto da parte della gente”. Niente complessi
di inferiorità, dunque.
La sensazione è di avere di fronte persone che hanno un lavoro e la fortuna
di amarlo anche se impegna molto perché gli orari sono solo sulla carta,
i turni disagiati, il tempo libero ristretto e tutto ciò non è solo un problema
al femminile. Le difficoltà sono comuni a uomini e donne e non riguardano
certo solo il mestiere di guardia forestale, una delle professioni che forse
impone una scelta tra famiglia e lavoro. “È vero che poche di noi sono
sposate e che è alta la percentuale delle separazioni - dice
Maria Carla Penzo - ma il problema del tempo da dedicare alla vita privata
non è solo delle donne”. Nessuna di queste ragazze vede il proprio lavoro
come un ostacolo alle aspirazioni di formarsi una famiglia. “Il nostro
mestiere può dare tante soddisfazioni - afferma la dott.ssa Penzo - tanto
più che con la presenza del Parco esso si è maggiormente qualificato.
Da un lato è migliorato il rapporto con l’opinione pubblica, più attenta
ai problemi della tutela ambientale, dall’altro è maggiore l’impegno
da dedicare alla protezione del territorio”.
Anche la vicenda del recente terremoto, a giudizio delle nostre interlocutrici,
ha determinato un miglioramento dei rapporti. “Cerchiamo di essere sempre
presenti per aiutare questa gente, con la quale, del resto, abbiamo
condividiso anche i momenti di paura: questo ha determinato un rapporto
più stretto con il territorio sia dal punto di vista professionale che soprattutto
da quello umano”.

di Maura Gallenzi
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