Storia di un convento
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini avrà la sua sede
nell'antico e prestigioso palazzo del Divino Amore di Visso

di Michele Sensini

Gli uffici del Parco Nazionale avranno finalmente una sede propria.
Con una delibera della Giunta esecutiva dell’11 novembre scorso è stato
formalizzato l’acquisto del palazzo di proprietà dell’Istituto del Divino Amore
di Roma ubicato nel centro storico di Visso. Alla spesa di 987 milioni di lire
ha contribuito generosamente con 300 milioni il Consigliere del Parco
dottor Franco Sensi, già sindaco di Visso, in ricordo del padre, anch’egli
sindaco di Visso per lungo tempo. La ristrutturazione dell’immobile - oltre
2 miliardi - verrà effettuata grazie ad un apposito finanziamento pubblico.
La parte più difficoltosa dell’operazione, il reperimento dei fondi, è stata
dunque superata. Il progetto, elaborato da Paolo e Chiara Argenti di Roma,
è finanziato anche esso dal dottor Sensi ed è in corso di avanzata
elaborazione. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini arricchirà così la quasi
millenaria storia del palazzo del Divino Amore. Situato nella parte medievale
di Visso, il palazzo - come ci racconta Ado Venanzangeli, storico locale e
autore di diverse pubblicazioni - nacque come convento per opera dei frati
francescani quando, probabilmente, lo stesso Santo - che amava
moltissimo le Marche - era in vita. Subito dopo, verso la metà del 1200, il
Comune di Visso cedette l’area tra i due fiumi Ussita e Nera denominata
“spiazzetta”, dove si trovava la piccola chiesa di S. Biagio e dove il convento
si ampliò. Un secolo dopo, il pontefice Nicolò V, concesse una grande
indulgenza che permise la costruzione di una chiesa più grande, molto
particolare perché di stile romanico-gotico di tipo abruzzese ma con
facciata orizzontale, non a cuspide. Più tardi, nel XVII secolo, la chiesa
assunse un aspetto barocco. Il convento assunse notevole importanza dalla
metà del XV secolo, da quando ospitò per ben tre volte (nel 1450, 1456 e
1493) il “Capitolo generale”, importantissima riunione delle più alte cariche
ecclesiastiche e delle più eminenti figure teologiche del tempo, convenute
per l’elezione delle nuove cariche di “generali” di tutti i vari ordini di frati.
Fu in una di queste occasioni che il convento diede dimora a S. Giacomo
della Marca che fondò in Visso il Monte di Pietà. Il convento non passò
indenne dall’invasione napoleonica dei primi anni dell’Ottocento dopodichè
i francescani abbandonarono l’edificio. Pochi anni dopo, con la riannessione
allo Stato Pontificio, il convento divenne prima sede delle suore della
Santissima Trinità che gestivano l’ospedale di Visso, poi delle Clarisse,
monache di clausura devote a Santa Chiara. Nel frattempo la chiesa subì
una singolare “amputazione”: in seguito all’alluvione del 1859, Pio IX fece
costruire due muraglioni per arginare il fiume Ussita ed il Nera e questo
rese necessario lo spostamento della chiesa di 10 metri. La facciata fu
tagliata e spostata indietro e il pavimento fu alzato di un metro. I segni sono
ancora oggi ben visibili, tanto che alcune pietre della facciata sono
numerate e la porta secondaria, a causa dell’innalzamento del pavimento,
va a coprire un pezzo di dipinto posto all’entrata. La storia del palazzo
cambia di nuovo subito dopo la Grande Guerra. Le Clarisse di clausura
abbandonarono Visso spinte dalla carestia ed alcuni anni più tardi, intorno
alla metà degli anni ’20, al convento arrivarono le suore del Divino Amore.
Su di esse non gravava la clausura e questo permise loro un’intensa attività
esterna. Istituirono ben preso l’asilo ed un collegio per ragazze che
frequentavano la scuola media. Allora, infatti, non era possibile raggiungere
con la facilità di oggi le impervie frazioni che circondano Visso. Con
l’istituzione del collegio il convento fu innalzato di un piano, prendendo
definitivamente l’aspetto odierno. Il resto è storia recente. Per anni il
convento è rimasto semi disabitato, ospitando solo nel periodo estivo
colonie di ragazzini in vacanza. Il terremoto del 26 settembre 1997 ha
colpito una parte del convento mentre nella restante parte le scuole Medie
di Visso vi hanno trovato una temporanea dimora poichè la palazzina che
le ospitava, costruita negli anni ‘60, è stata dichiarata inagibile. Il progetto
elaborato dagli architetti Argenti prevede che gli oltre 1100 metri quadrati
del palazzo ospitino al pianterreno una sala espositiva, l’ufficio servizi-
promozioni ed un’ampia sala conferenze, al primo piano la sala del
Consiglio ed alcuni uffici e nel secondo piano, infine, gli altri uffici.
E’ prevista anche la costruzione di un ponticello pedonale sul Nera per
raggiungere facilmente l’ampio giardino retrostante la sede del Parco dai
parcheggi situati lungo la strada per Ussita e Castelsantangelo. L’ampio
giardino, posto proprio alla confluenza tra i fiumi Ussita e Nera, darà risalto
all’aspetto natuale. Ed è significativo il fatto che la sede del Parco dei
Sibillini sia collocata in una sede che simboleggi il matrimonio fra natura
e cultura.
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