Il realismo dell’utopia
Dieci anni di Parco
Sulle orme di San Benedetto
Un Parco per l’Europa
La nuova gestione
delle Case del Parco
Aperto al pubblico il Centro
di Documentazione
della Mediateca dei Sibillini
La Carta Europea
del Turismo Sostenibile
Il Piano di interpretazione ambientale
Un progetto per
l’agricoltura sostenibile
L’agricoltura biologica
La reintroduzione
del pino mugo
e dell’abete bianco
Un premio d’oro
per la biodiversità
Il lupo nel Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
Criteri per la protezione
del bestiame domestico
Un Parco per tutti:
il sogno diventa realtà
La sentieristica del Parco
I calendari del Parco
I quaderni scientifico-divulgativi
Notizie in breve
L’educazione ambientale
per ogni stagione
Amandola: l’isola inglese
Pievebovigliana:
il restauro di Palazzo Fani
Interventi del Parco
Dieci anni di progetti in sintesi
Sibillina e Berenice
Il realismo dell’utopia

Lo voglio dire con chiarezza: operare per dar vita a un Parco significa
operare per l’utopia.
Almeno se per Parco intendiamo non già uno spot pubblicitario - dove
qualsiasi messaggio finisce per essere lecito proprio perché pubblicitario -
bensì un grande progetto.
Un progetto che è affermazione di valori: il rapporto con la natura,
la ricerca delle proprie radici, la continuità tra il passato e il futuro,
la speranza per i giovani, la formazione permanente, il diritto di tutti
a una fruizione accessibile.
Un progetto che richiede partecipazione e passione civile, senso di lealtà
e di amicizia e spirito di collaborazione, il faticoso lavoro quotidiano
e il silenzio della riflessione, l’entusiasmo di intraprendere e vivere
percorsi collettivi e la ferma volontà di giungere al traguardo, la capacità
del sacrificio personale e la consapevolezza di una grande responsabilità
nei confronti delle future generazioni.
Un progetto che ha questi scopi fondamentali: dimostrare che è possibile
coniugare conservazione e sviluppo e, nello stesso tempo, offrire
un messaggio di armonia e di speranza in un mondo che non riesce più
a guardare in alto e al futuro e perciò diventa sempre più conflittuale
e disperato.
Ma altrettanto chiaramente voglio dire che questa utopia è una delle
poche strade che ci restano se non vogliamo cedere alla logica del
conflitto, se vogliamo salvare la terra e noi stessi, se vogliamo - come
possiamo e dobbiamo - far sì che i Parchi diventino un modello per
il resto del territorio.
Alla fine del mio mandato presidenziale, dopo oltre dieci anni di lavoro
intenso, difficile, duro, ma nello stesso tempo entusiasmante, nel prendere
atto che oggi la politica non è in grado di sostenere né l’idea originaria
di Parco - che pure era stata il frutto di una grande intuizione politica
contenuta nella Lege 394 del 1991 e che è stata confermata dal V
Congresso Mondiale delle aree naturali protette svoltosi nel settembre
del 2003 a Durban - né il movimento di giovani, di gestori di aree protette,
di rappresentanti istituzionali, di operatori che da quell’idea è sorto, nel
constatare come alto sia il rischio di cedere alle lusinghe di una società
che si fonda sempre di più sull’apparenza mediatica, mi si è rafforzata
la convinzione che spetta soprattutto a coloro che operano all’interno
dei Parchi e per i Parchi affermare con l’evidenza dei fatti il valore di
quell’idea e, nello stesso tempo, dare nuova linfa a quel movimento.
Questo numero di Voci dal Parco che vuole esprimere, sia pur in estrema
sintesi, il senso di una storia testimonia l’assunzione di tale responsabilità
da parte dei tanti che hanno creduto e credono nel Parco Nazionale
dei Monti Sibillini e per esso si sono impegnati compiendo una vera
e propria scelta di vita. È un messaggio e un’incitazione rivolti a chi ha
l’intelligenza e il cuore per recepirli e il coraggio per proseguire..

Carlo Alberto Graziani
(Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini)


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