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Il realismo dellutopia Lo voglio dire con chiarezza: operare per dar vita a un Parco significa operare per lutopia. Almeno se per Parco intendiamo non già uno spot pubblicitario - dove qualsiasi messaggio finisce per essere lecito proprio perché pubblicitario - bensì un grande progetto. Un progetto che è affermazione di valori: il rapporto con la natura, la ricerca delle proprie radici, la continuità tra il passato e il futuro, la speranza per i giovani, la formazione permanente, il diritto di tutti a una fruizione accessibile. Un progetto che richiede partecipazione e passione civile, senso di lealtà e di amicizia e spirito di collaborazione, il faticoso lavoro quotidiano e il silenzio della riflessione, lentusiasmo di intraprendere e vivere percorsi collettivi e la ferma volontà di giungere al traguardo, la capacità del sacrificio personale e la consapevolezza di una grande responsabilità nei confronti delle future generazioni. Un progetto che ha questi scopi fondamentali: dimostrare che è possibile coniugare conservazione e sviluppo e, nello stesso tempo, offrire un messaggio di armonia e di speranza in un mondo che non riesce più a guardare in alto e al futuro e perciò diventa sempre più conflittuale e disperato. Ma altrettanto chiaramente voglio dire che questa utopia è una delle poche strade che ci restano se non vogliamo cedere alla logica del conflitto, se vogliamo salvare la terra e noi stessi, se vogliamo - come possiamo e dobbiamo - far sì che i Parchi diventino un modello per il resto del territorio. Alla fine del mio mandato presidenziale, dopo oltre dieci anni di lavoro intenso, difficile, duro, ma nello stesso tempo entusiasmante, nel prendere atto che oggi la politica non è in grado di sostenere né lidea originaria di Parco - che pure era stata il frutto di una grande intuizione politica contenuta nella Lege 394 del 1991 e che è stata confermata dal V Congresso Mondiale delle aree naturali protette svoltosi nel settembre del 2003 a Durban - né il movimento di giovani, di gestori di aree protette, di rappresentanti istituzionali, di operatori che da quellidea è sorto, nel constatare come alto sia il rischio di cedere alle lusinghe di una società che si fonda sempre di più sullapparenza mediatica, mi si è rafforzata la convinzione che spetta soprattutto a coloro che operano allinterno dei Parchi e per i Parchi affermare con levidenza dei fatti il valore di quellidea e, nello stesso tempo, dare nuova linfa a quel movimento. Questo numero di Voci dal Parco che vuole esprimere, sia pur in estrema sintesi, il senso di una storia testimonia lassunzione di tale responsabilità da parte dei tanti che hanno creduto e credono nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini e per esso si sono impegnati compiendo una vera e propria scelta di vita. È un messaggio e unincitazione rivolti a chi ha lintelligenza e il cuore per recepirli e il coraggio per proseguire.. Carlo Alberto Graziani (Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini) |
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