Il realismo dell’utopia
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Sulle orme di San Benedetto
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La nuova gestione
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di Documentazione
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del Turismo Sostenibile
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per la biodiversità
Il lupo nel Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
Criteri per la protezione
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il sogno diventa realtà
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Pievebovigliana:
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Interventi del Parco
Dieci anni di progetti in sintesi
Sibillina e Berenice
Il lupo nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Quanti lupi ci sono nel territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Per rispondere a questa domanda e a molte altre relative alle abitudini
ecologiche di questo formidabile predatore, abbiamo realizzato, tra il 2001
e il 2003, accurate indagini di campo con il contributo del Parco e con
la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato.
Il lupo (Canis lupus), animale simbolo delle primordiali paure dell’uomo,
è diventato emblema delle specie salvate dall’estinzione.
Anche se, generalmente, nella mentalità dell’uomo permane l’idea
di bestia feroce, si vanno pian piano smorzando gli istinti di
annientamento verso un animale che erroneamente si è sempre ritenuto
pericoloso e dannoso.
Un ambiente, un bosco, che torni ad ospitare un lupo, torna alla vita;
riuscire a percepire la sua presenza, scoprire le tracce del suo passaggio,
suscita emozioni profonde, che trasmettono interamente la suggestione
della Natura, il suo delicato equilibrio e la sua indomabile forza.
La presenza del lupo sui monti Sibillini è documentata sin dal XIV secolo
ed è testimoniata anche dalla tradizione orale e dai toponimi presenti
sulle carte topografiche (fonte del lupo, colle del lupo, campo del lupo
etc..), sulle mappe antiche e negli antichi statuti comunali.
Più recentemente gli zoologi hanno cercato di stimare il numero di lupi
presenti sui monti Sibillini; Boitani e Zimen (1973) stimarono
indirettamente la presenza di 8 lupi tra i monti Sibillini ed i Monti della
Laga, mentre successivamente Boscagli e Tribuzi (1985) stimarono,
utilizzando la tecnica dell’ululato indotto (wolf-howling), la presenza di 6-7
lupi sui monti Sibillini, in alcuni monti circostanti e nel territorio
marchigiano dei Monti della Laga.

La ricerca
Coerentemente con quanto previsto nel “Piano d'azione nazionale per
la conservazione del Lupo”, redatto dal Ministero dell'Ambiente
e dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, la ricerca condotta nel
Parco si è basata sul tracciamento su neve (snow tracking) durante
la stagione invernale e sull’ululato indotto durante la stagione estiva.
Il tracciamento su neve consiste nel seguire le impronte del lupo dopo
almeno 12 ore da una nevicata estesa, al fine di ottenere una stima sul
numero di individui presenti. Nella stagione invernale 2001-2002 sono
stati rilevati 141,3 km di piste di lupo e 133 km nella stagione 2002-2003.
Questi dati, integrati con quelli raccolti negli anni precedenti, hanno
permesso di analizzare un totale di 670 km di piste di lupo, riguardanti
l’intero territorio del Parco, e costituiscono un database di notevole valore
scientifico.
Il 3 febbraio 2003 è stato inoltre effettuato un conteggio contemporaneo
delle tracce su neve, effettuato 48 ore dopo una nevicata estesa.
Con la collaborazione del personale del Corpo Forestale dello Stato del
Coordinamento Territoriale per l'Ambiente di Visso e di numerosi
naturalisti professionisti e volontari, per un totale di 46 rilevatori, sono
stati percorsi 26 circuiti in tutte le zone del Parco coprendo una distanza
complessiva di 166,8 km a piedi o con gli sci e 112,7 km in auto.
Nel corso di tale indagine sono state rilevate 12 piste di lupo.
La tecnica dell’ululato indotto consiste invece nell'emettere un ululato
di lupo con un'attrezzatura particolare che stimola la risposta dei lupi
presenti e permette di individuare i cosiddetti rendez-vous, cioè le aree
di presenza dei cuccioli successivamente all'abbandono della tana.
Nell'estate 2003 sono state effettuate 55 sessioni di ululato indotto
ottenendo 5 risposte di lupi, sia cuccioli che adulti. Ciò ha permesso
di accertare la riproduzione di 2 branchi e di individuare 5 aree di
rendez-vous ottenendo un elevato tasso di risposta.
Anche l'attività di ululato indotto è stata svolta in collaborazione con
il personale del Corpo Forestale dello Stato.

Il lupo nel Parco
Sulla base dei dati raccolti è stata stimata la presenza, durante l'inverno
2002-2003, di 3 branchi di lupi, ciascuno formato da 2 a 6 individui, per
un totale di 13-15 esemplari, presenti principalmente nel Parco ma che
utilizzano anche aree esterne ad esso. Nella parte sud e sud-est sono
presenti altri due branchi - composti da 5/6 individui - ma che interessano
il Parco solo in modo marginale. Tale risultato indica una presenza della
specie simile a quella riscontrata in altre aree appenniniche e indica un
suo stato di conservazione soddisfacente.
Di notevole interesse conservazionistico è risultata inoltre l'individuazione
delle aree di rifugio e delle aree di rendez-vous.
Attualmente le principali minacce alla conservazione del lupo nel Parco,
come peraltro nel resto dell’Appennino, sono rappresentate dal
bracconaggio, dal conflitto con l’attività zootecnica, dai cani vaganti e dal
traffico veicolare.
L'obiettivo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini dovrà essere quindi la
tutela delle aree di rifugio e di riproduzione, nonché la riduzione dei danni
al bestiame domestico, sperimentando idonee recinzioni elettrificate
e mantenendo buone densità di ungulati selvatici. Sia in Europa che in
Nord America, infatti, le prede preferite dal lupo sono i grandi ungulati
come cervi, cinghiali, caprioli, renne, caribù e alci, ma sono spesso gli
individui più deboli, malati o feriti ad essere predati. In particolare, in molte
aree appenniniche, tra cui i monti Sibillini, il cinghiale costituisce la
sua principale risorsa alimentare.
Nel corso del 2004, grazie ad un contributo del Parco, verranno
sperimentati alcuni modelli di recinzioni elettrificate attraverso specifici
interventi che vedranno il coinvolgimento diretto degli allevatori.
Oltre che dall’uso di idonee recinzioni elettrificate, la soluzione più
efficiente per ridurre la predazione del lupo sul bestiame domestico non
può tuttavia prescindere dal tradizionale impiego dei cani da guardiania,
in particolare Mastini abruzzesi, opportunamente addestrati.

Paolo Forconi
Massimo Dell’Orso


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