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Newsletter n.5 del 13 ottobre 2015


1. Expo e Territori verso la conclusione, ecco gli ultimi due appuntamenti nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Si sta per chiudere il lungo ciclo di appuntamenti che ha scandito le ultime settimane nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. A partire dalla fine di agosto il parco ha organizzato sette appuntamenti che hanno avuto come tema le produzioni di qualità del territorio del Parco, mettendo in vetrina oltre ai prodotti di eccellenza di questo territorio gli splendidi habitat che lo caratterizzano. Attraverso le Passeggiate e Pedalate del gusto in tanti hanno scoperto l’apporto alla biodiversità fornito dai pascoli di alta quota, le produzioni biologiche di cereali che caratterizzano gli altipiani montani o i prodotti spontanei del bosco che arricchiscono la cucina tipica ma sempre con l’attenzione rivolta alla salvaguardia degli habitat da cui questi prodotti provengono. Vai alla pagina di Expo e Territori
Ecco nel dettaglio gli ultimi due appuntamenti che, lo ricordiamo, sono gratuiti ed aperti a tutti.

Montegallo - 18 ottobre.

Expo e Territori fa tappa a Montegallo con un "convegno itinerante" sulla transumanza, pratica che ha scandito la vita delle nostre montagne per molti secoli ed è ancora molto sentita nella popolazione locale. Domenica prossima, a Montegallo, rivivremo insieme ai protagonisti le emozioni di una volta evidenziando come la tutela della biodiversità passi anche dalla conoscenza di queste antiche tradizioni che hanno profondamente segnato la nostra montagna e la gente che la vive. Sergio Fabiani, sindaco di Montegallo, farà gli onori di casa insieme al Direttore del Parco, Franco Perco, mentre Alessandro Rossetti, funzionario del Parco, illustrerà gli aspetti legati alla conservazione della natura nei Sibillini. Una parte dell’itinerario si percorrerà con il pastore, Giuseppe Monti, e il suo gregge; sarà poi la volta del Professor Carlo Verducci, appassionato custode della storia di questo angolo di Appennino, che illustrerà le antiche radici di questa pratica soffermandosi sulle curiosità storiche. Al rientro, a Balzo di Montegallo, si potranno assaporare alcune particolarità culinarie legate proprio alla transumanza preparate direttamente dal pastore e visitare la bellissima mostra micologica allestita con i funghi raccolti la mattina stessa allestita nella nuova sala polivalente del Comune.

Montemonaco - 25 ottobre.

L’ultimo appuntamento di Expo e Territori si terrà a Montemonaco con le ultime due passeggiate e una pedalata del gusto, visite guidate a piedi e in bicicletta per famiglie e utenti più esperti. Si salirà a piedi sulla montagna simbolo del Parco, il monte Sibilla lungo il Percorso Escursionistico del Parco E10 e si percorrerà il Sentiero Natura di Montemonaco, adatto anche alle famiglie e ai meno esperti. In bici invece le Guide dell’Accademia nazionale di mountain bike guideranno il gruppo lungo l’anello Bike n.7 che tocca le bellissime frazione di Montemonaco. Le varie escursioni termineranno, come sempre, con un momento dedicato al gusto e ai sapori dei Sibillini e il momento conclusivo della giornata si terrà presso le sale del Comune dove, anche in questa circostanza, sarà allestita la mostra micologica. Per finire si assisterà al cooking show di uno degli chef più rinomati del territorio dei Sibillini: Enrico Mazzaroni del Ristorante Il Tiglio.


2. Il prossimo 21 ottobre censimento autunnale del camoscio appenninico

Mercoledì 21 ottobre si terrà il censimento autunnale del camoscio appenninico. La partecipazione è volontaria ed aperta a tutti gli interessati.
Il censimento sarà preceduto da un incontro che si terrà presso la Sede dell'Ente Parco, il pomeriggio del 20 ottobre, durante il quale si organizzeranno i diversi gruppi d’osservazione e si stabiliranno altri importanti dettagli relativi allo svolgimento del censimento. La presenza a questo incontro preliminare è obbligatoria per poter partecipare al successivo censimento. Per aderire è necessario compilare l'apposito modulo di richiesta ed inviarlo per email all'indirizzo parco@sibillini.net.
I volontari che parteciperanno al censimento possono soggiornare, a prezzi agevolati, presso una delle strutture che aderiscono all'iniziativa Hotel del Camoscio. In caso di condizioni meteorologiche avverse, il censimento sarà rinviato al 27 ottobre, con incontro preparatorio il 26 ottobre alle ore 16.00. Dell'eventuale cambio della data del censimento sarà data comunicazione agli iscritti. Per maggiori informazioni è possibile contattare Alessandro Rossetti al numero telefonico 0737 972755 o al seguente indirizzo di posta elettronica rossetti@sibillini.net.
(Foto gentilmente concessa da Simone Gatto)


3. Biodiversità: tutti gli interventi previsti dalla direttiva del ministero dell'Ambiente

Con la Direttiva Biodiversità del marzo 2015 il ministero dell’Ambiente intende consolidare i progetti già avviati a partire dal 2013 per il conseguimento degli obiettivi della Strategia nazionale per la Biodiversità (2010). Il Parco è impegnato dal 2013 su diverse linee di attività e, in particolare:
1) Conservazione e gestione degli ecosistemi forestali maturi (Boschi vetusti);
2) Monitoraggio della Coturnice;
3) Conservazione del Lupo con azioni post-life afferenti ai progetti WOLFNET 2.0 e EX-TRA;
4) Monitoraggio del Gambero di fiume;
5) Indagine sulla presenza dell’Arvicola delle nevi nel Parco;
6) Gestione della neo-colonia di camoscio appenninico con azioni post-Life afferenti al progetto Coornata;
7) Indagine sulla presenza di specie vegetali aliene e invasive;
8) Atlante dei Chirotteri;
Alcuni di questi progetti sono già terminati e hanno consentito di acquisire dati importantissimi come quello relativa alla presenza accertata, per la prima volta nel Parco, dell’Arvicola delle nevi (Valle del Lago di Pilato) o come i dati aggiornati sulla presenza e sulla densità dei popolamenti di gambero di fiume, specie di interesse comunitario particolarmente vulnerabile. Il progetto sugli ecosistemi forestali del Parco, iniziato nel 2013 e proseguito anche con la seconda annualità della direttiva ministeriale, ha consentito di acquisire un quadro conoscitivo aggiornato sulla vegetazione forestale, sulle presenza di nuclei forestali vetusti e sulle dinamiche in atto della vegetazione forestale, con particolare riferimento al suo limite altitudinale superiore. Progetto non meno importante sarà quello che verrà avviato prima dell’inverno per la gestione della neocolonia di Camoscio appenninico, con azioni di proseguimento del progetto Life Coornata, conclusosi nel 2014. Per gran parte di questi progetti si tratta di azioni “di sistema” che verranno portate avanti in sinergia con altri parchi centrappenninici nell’ambito di specifici protocolli di intesa siglati nel 2014 e nel 2015. Vediamo nel dettaglio tre delle azioni finanziate dal ministero.

Prosecuzione monitoraggio caratterizzazione genetica Coturnice e Starna

Si è concluso a luglio 2015 il progetto di monitoraggio della coturnice, uccello galliforme tipico degli ambienti di alta montagna. L’ultima indagine sistematica sulla presenza e distribuzione di questa specie nel Parco risale al 2009. I dati acquisti hanno confermato la presenza dei tre importanti nuclei di coturnice individuati nelle indagini precedenti ai quali tuttavia si vanno ad aggiungere almeno altri due nuclei più o meno ecologicamente connessi. La stima in tutto il territorio del Parco è di 150 gruppi, denominati "brigate", per complessivi 1.000 individui di coturnice presenti. Dati simili erano stati acquisiti nel 2009 indagando, tuttavia, una superficie inferiore del Parco. Il progetto oltre al censimento del galliforme ha approfondito anche i possibili fattori di pressione che agiscono sulla coturnice e che, almeno in questi ultimi anni, impediscono alle popolazioni presenti di espandersi in altre aree considerate idonee, anche all'esterno del Parco.
Dal 2009 la coturnice è inserita nell’allegato 1 della Direttiva 147/2009/CE (cosiddetta Direttiva Uccelli) con tutte e tre le sottospecie presenti nel territorio italiano, pertanto anche la coturnice appenninica (Alectoris graeca orlandoi) è sottoposta ad un regime di rigorosa tutela insieme ad altri uccelli già tutelati dalla Direttiva comunitaria come l’aquila reale e il gracchio corallino e con i quali la coturnice appenninica condivide gli ambienti aperti di alta montagna.

Prosecuzione progetto WOLFNET 2.0

Si sta avviando in queste settimane il secondo anno di attuazione del progetto Wolfnet 2.0, un programma di azioni di monitoraggio e conservazione del lupo attuato in modo sinergico da tutti i parchi nazionali centro e nord appenninici. Per il Parco è l’occasione per dare seguito ad azioni già attuate nell’ambito del progetto comunitario Life Ex-Tra (2009-2012) che hanno consentito anche di lavorare sulla riduzione dei danni da carnivori selvatici al bestiame domestico. Il monitoraggio viene effettuato mediante diverse tecniche che si integrano tra loro, quali l'ululato indotto, utile per individuare le aree riproduttive, denominate rendez vuos, il tracciamento su neve, il fototrappolamento e le indagini del dna effettuate su campioni biologici quali le fatte. Il progetto prevede tuttavia anche l'impiego di innovativi metodi ancora non sperimentati nel Parco. Queste attività consentono di conoscere il numero e la composizione dei gruppi familiari e i relativi territori occupati, nonché di approfondire la conoscenza sugli spostamenti dei singoli individui, sulla estensione dei loro home range e sulla presenza di possibili fattori di disturbo. Sulla base di questi dati la popolazione di lupo nel Parco risulta costituita da un numero complessivo di circa 30 lupi. Tali informazioni sono il presupposto essenziale per l'adozione di azioni finalizzate alla conservazione di questa specie di interesse comunitario prioritaria, anche attraverso misure atte a ridurre i conflitti con gli operatori economici e, in particolare, con gli allevatori.

Atlante dei Chirotteri del Parco

Sono iniziate da pochi giorni le attività di un nuovo progetto per la ricerca e lo studio dei chirotteri - piccoli mammiferi adatti al volo comunemente conosciuti come pipistrelli - presenti nel Parco. Di questo poco conosciuto gruppo faunistico il Parco detiene, infatti, ancora poche informazioni. La prima ricerca promossa dal Parco risale al 2012 ed ha consentito di elaborare una prima check-list di 10 specie più un’entità non determinata. Dati più approfonditi sulla presenza dei chirotteri “dendrofili”, cioè legati agli ambienti forestali, sono stati acquisiti nell’ambito del progetto “Conservazione e gestione degli ecosistemi forestali maturi (boschi vetusti e aree aperte)” che il Parco ha attuato nel 2014 e 2015.
L’obiettivo di questo nuovo progetto è di giungere ad un quadro conoscitivo più approfondito sulla presenza e distribuzione dei chirotteri in tutti gli ambienti idonei del Parco e monitorarne le colonie già individuate negli scorsi anni. Le 37 specie di chirotteri presenti in Italia sono tutte sottoposte al regime di tutela della Direttiva comunitaria “habitat”. Si tratta di un gruppo di mammiferi tutti insettivori con funzioni ecologiche fondamentali e di grande utilità anche per l’uomo. Purtroppo la loro sopravvivenza è minacciata da pregiudizi false credenze nei loro confronti nonché dai pesticidi e dalla trasformazione e distruzione dei loro siti di rifugio, costituiti da grotte, alberi secolari e edifici storici e rurali. Grazie a questo progetto il Parco potrà pertanto garantire il perseguimento degli obiettivi di conservazione della Direttiva habitat e acquisire ulteriori indicazioni gestionali per la salvaguardia degli ambienti naturali e seminaturali a loro idonei.


4. Proseguono le attività del Progetto Life Trota

Si sta per concludere la seconda annualità del Progetto LIFE Trota e nel corso degli ultimi mesi sono state realizzate alcune azioni strategiche anche nel territorio del parco dei Sibillini. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, annovera sei partner (oltre alla Provincia di Pesaro e Urbino – capofila – e al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, partecipano la Provincia di Fermo, le Università di Perugia e la Politecnica delle Marche e Legambiente) e ha l’obiettivo di conservare la trota mediterranea - specie autoctona riconducibile alla specie di interesse comunitario Salmo macrostigma - anche mediante interventi di ripopolamento nei corsi d’acqua delle Marche ritenuti idonei. La sopravvivenza di questa preziosa specie - perfettamente adattata agli ambienti appenninici - è minacciata da diversi fattori, tra cui la modificazione degli habitat fluviali e i ripopolamenti effettuati con trote "aliene" di provenienza atlantica. Ma proprio il territorio del Parco, sulla base di accurate indagini genetiche, è stato individuato quale principale area di presenza di nuclei di trota mediterranea geneticamente quasi puri. Campioni di queste trote sono stati quindi prelevati e trasferiti presso l'impianto ittiogenico di Cantiano, da cui sono stati riprodotti numerosi individui geneticamente selezionati destinati ai ripopolamenti.
Il primo ripopolamento di trota mediterranea nel territorio dei Sibillini è stato effettuato lo scorso 9 giugno nel comune di Castelsantangelo sul Nera, mentre in occasione del secondo intervento, avvenuto il 30 giugno lungo il fiume Tenna, poco a valle della gola dell’Infernaccio, si è tenuto un convegno ad Amandola dove sono stati presentati i primi risultati del progetto.
Contestualmente lungo alcuni tratti di corsi d'acqua situati anche in Provincia di Pesaro e Urbino proseguono le operazioni di eradicazione della trota "aliena" atlantica, coordinate dal Parco; le trote catturate vengono immediatamente riportate in acqua in ambienti controllati ed isolati, per lo più laghetti di pesca sportiva.
Il progetto andrà avanti fino al 2017 e prevede operazioni di ripopolamento anche nei fiumi Ussita, Ambro e Rio Sacro e può contare anche sulla collaborazione delle principali associazioni di pesca sportiva.


5. Parco e Università di Camerino per le praterie altomontane

Proseguono con buoni risultati le attività del progetto "Conservazione delle praterie alto montane", co-finanziato dalla Regione Marche nell'ambito del Programma attuativo del fondo per le aree sottoutilizzate "conservazione e valorizzazione della biodiversità attraverso la valorizzazione delle aree naturali protette".
Il progetto, redatto in collaborazione con la Scuola di Bioscienze e Medicina veterinaria dell'Università di Camerino (UNICAM), si propone di stabilire un equilibrio tra il recupero spontaneo dei naturali processi ecologici di aree non più utilizzate e le attività economiche tradizionali, in primo luogo agricoltura e pastorizia, anche al fine della conservazione degli habitat tutelati di praterie secondarie (6170, *6210, *6230) e delle specie faunistiche di interesse comunitario legate agli ambienti di prateria, quali il Camoscio appenninico. Tali habitat, infatti, a causa della riduzione delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali, stanno evolvendo verso ambienti chiusi o dominati da poche specie erbacee con ridotta biodiversità e non adatte al pascolo di ungulati domestici e selvatici.
Punto di forza del progetto è il riconoscimento del ruolo attivo degli operatori economici locali nel mantenere e conservare gli ambienti di prateria montana caratteristici del Parco. In particolare il progetto si articola in 5 tipologie di intervento che interessano altrettanti siti nei comuni di Fiastra, Acquacanina, Ussita, Montefortino e Montegallo. Le praterie del Monte Fiegni, a prevalenza di Bromus erectus, che rappresentano l’habitat di importanza comunitaria *6210 nell’ambito della Direttiva Habitat (92/43/CEE), sono stati interessati da interventi di decespugliamento; nelle praterie secondarie dei Prati di Ragnolo è stato incentivato lo sfalcio tradizionale, che in alcuni settori era stato abbandonato; nelle praterie della Val di Bove gli interventi sono stati volti a contrastare l’espansione del brachipodio genovese (Brachypodium genuense) mediante attività sperimentali di pascolo equino. Particolarmente positive sono risultate le attività di sfalcio e pascolo ovino controllato nella Foresta demaniale di Monte Castel Manardo (area del P.zzo Tre Vescovi), dove si è visto anche un aumento di uccelli nidificanti nelle aree recuperate e l'allevatore ha manifestato interesse e soddisfazione per l'intervento anche in termini di ottime rese.
Infine, gli interventi attuati nella zona del Monte Oialona sono stati finalizzati a consolidare la presenza del brugo (Calluna vulgaris) che nel territorio del Parco si trova al limite meridionale dell’areale di distribuzione europea ed è minacciato dalla espansione di altre specie vegetali, anche arboree. In questo sito gli interventi hanno previsto attività sperimentali di moltiplicazione di questa pianta mediante raccolta di circa 200 piccole parti legnose dagli individui in natura al fine di ottenere talee radicanti coltivate presso i vivai dell’ASSAM di Amandola e Pollenza. Le attività proseguiranno con interventi di diradamento forestale, decespugliamento e la messa a dimora di piante di brugo, sempre in collaborazione con l'ASSAM. Le attività del progetto proseguiranno per oltre due anni, fino alla fine del 2017.


6. Approvato il nuovo piano di gestione del cinghiale

Il Consiglio direttivo del Parco ha recentemente approvato il nuovo Piano di gestione del Cinghiale e di monitoraggio del Capriolo che avrà durata quadriennale ed è attualmente al vaglio del parere vincolante dell’I.S.P.R.A..
La popolazione di cinghiale, specie reintrodotta in tutti gli Appennini a partire dagli anni Settanta per scopi venatori, è nel tempo notevolmente cresciuta andando a colonizzare nuovamente gran parte di quei territori, dalla Sicilia alle Alpi, da cui si era estinto in tempi storici recenti. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sin dalla sua istituzione, ha affrontato il problema adottando un’articolata strategia che comprende il monitoraggio, la prevenzione, gli indennizzi dei danni e interventi di controllo numerico della specie mediante prelievo selettivo.
Lo scopo principale del Piano è quello di ridurre la popolazione di questa specie entro una soglia ritenuta sostenibile e tale, cioè, da prevenire gli "squilibri ecologici" causati soprattutto dai danni agli ecosistemi agricoli che, in alcuni settori del Parco, costituiscono anche habitat importanti per la biodiversità. Vediamo, nel dettaglio, in che modo. E’ ormai appurato che la riduzione della popolazione di Cinghiale in aree in cui le attività agro-silvo-pastorali sono ancora diffuse può essere garantita solo attraverso una gestione attiva che, quindi, preveda interventi di controllo numerico.
Tali interventi di prelievo selettivo avverranno tramite abbattimento da appostamento fisso e catture con trappole. Gli obiettivi del Piano, nonché i metodi di controllo, sono stati attentamente valutati e definiti nel pieno rispetto della legge quadro sulle aree protette (L. n. 394/1991) e delle "Linee guida per la gestione del Cinghiale nelle aree protette", redatte dal ministero dell'Ambiente e dall'I.S.P.R.A. nel 2010.
E’ stato ovviamente tenuto conto del ruolo ecologico positivo del Cinghiale: non dimentichiamo, infatti, che questo ungulato è divenuto la principale preda naturale del Lupo, specie di interesse comunitario prioritaria. Le tecniche di prelievo selettivo, inoltre, escludono i metodi più invasivi, come la battuta e la braccata, e sono effettuati sotto la diretta iniziativa del Parco, che si avvale di zoologi esperti, del Coordinamento Territoriale per l’ambiente del Corpo Forestale dello Stato e degli operatori di selezione formati ed abilitati direttamente dal Parco.
Il Piano dedica poi particolare attenzione ai sistemi di prevenzione dei danni, costituiti principalmente dalle recinzioni elettrificate ma anche dal foraggiamento dissuasivo e dall’incentivazione di colture a perdere.Attualmente sono 170 gli operatori di selezione formati dal Parco. Trentacinque sono invece gli agricoltori abilitati dal Parco alle catture con trappole fisse.

 

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