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NEWSLETTER n.1 del 01 marzo 2022

QUESTA È NATURA
La predazione di un piccolo camoscio da parte di un’aquila nel racconto dell’etologa e guida ambientale Sofia Menapace
Qualche giorno fa, durante la mia attività di monitoraggio dei camosci, ho avuto la fortuna di assistere ad un evento speciale. Purtroppo, non mi è stato possibile documentare con foto o video l’accaduto, perché mi trovavo a grandissima distanza e tutto è successo in meno di un minuto.
Avevo appena raggiunto uno dei miei punti d’osservazione abituali. Appena piazzato il cannocchiale ho pensato che sarebbe stata una giornata fortunata: nel giro di pochi minuti avevo già osservato diverse cerve al pascolo in una radura e una giovane aquila volteggiare nel cielo. Si trattava di un giovane perché il suo piumaggio presentava chiazze chiare sotto alle immense ali spiegate, che possono superare i 2 metri d’apertura.
A questo punto mancavano solo i miei amati camosci! Ed eccoli lì… era una giornata un po’ grigia, le nuvole basse “incappavano” la montagna e il branco si trovava proprio al limite basso delle nubi. Erano su di un versante prativo e pascolavano tranquilli. Non riuscivo a vederli bene perché erano parzialmente coperti da quella rada nebbia che rendeva la loro apparizione discontinua.
Ma ecco che all’improvviso li ho visti allarmarsi e reagire come tante altre volte li avevo visti fare all’avvicinarsi di un potenziale pericolo, riunendosi tutti insieme a formare una grande massa compatta, facendosi scudo l’uno con l’altro, traendo forza dal fatto di essere in tanti: correvano tutti insieme, si spostavano di alcuni metri e si fermavano allerta, per poi spostarsi nuovamente. Non riuscivo a capire da cosa fossero stati spaventati finché… eccola lì! All’improvviso ho intravisto nella nebbia l’aquila sopra di loro e poi in mezzo a loro, ma per fortuna il suo attacco andava a vuoto! Ma l’aquila non si dava per vinta… approfittando della visibilità scarsa tentava subito un nuovo attacco, prendendo di sorpresa i camosci e riuscendo questa volta nel suo intento! L’ho vista infatti risollevarsi in volo da quella massa indefinita di pelo e corna e… tra i suoi artigli teneva stretto uno dei piccoli! Non potevo credere ai miei occhi! In questo periodo i piccoli non sono poi così piccoli! Hanno ormai 8-9 mesi di vita e già da tempo le loro dimensioni non sono di molto inferiori a quelle degli adulti. Penso che pesino almeno una decina di kg! Eppure, l’aquila è riuscita a spiccare il volo con uno dei camoscetti tra le zampe e allontanarsi in planata effettuando un volo a spirale verso il basso. Un paio di giri completi in volo planato e poi il piccolo le è sfuggito dagli artigli per il troppo peso, o forse è stata l’aquila stessa a lasciarlo cadere con l’intento di ucciderlo con la caduta. Il giovane camoscio precipitava nel vuoto. Il suo volo ai miei occhi stupiti sembrava non finire mai, cadeva e l’aquila lo seguiva nella sua caduta con il suo rapido volo finché il camoscetto è atterrato proprio su di una lingua di neve e quindi la sua discesa è continuata ancora, scivolando verso il basso fino a fermarsi contro il tronco di un albero, al limitare del bosco: la fine del suo viaggio. Subito l’aquila ci si è buttata sopra e ha cominciato soddisfatta il suo pasto.
In tanti anni di monitoraggio non mi era mai capitato di vedere una predazione andare a buon fine. Certamente l’aquila è stata aiutata dalla presenza delle nubi che hanno impedito ai camosci di accorgersi per tempo della minaccia proveniente dal cielo. Osservare un predatore che riesce a catturare una preda alla quale sei “affezionata” e che se la mangia può essere uno spettacolo poco piacevole, per tutta la giornata non mi ha più abbandonato il magone per la triste sorte di quel piccolo camoscio. Ma la natura è questo, è il predatore che per vivere uccide la preda ed entrambe le specie, aquila e camoscio, negli schemi della natura hanno la stessa importanza e si inseriscono in un perfetto equilibrio che possiamo solo ammirare e rispettare. Ed io posso soltanto ringraziare per la fortuna che mi ha concesso di assistere a questa scena unica.

Sofia Menapace, Laboratorio di Ecologia Applicata. Etologa, responsabile tecnico-scientifico delle attività di monitoraggio del camoscio appenninico nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Guida Ambientale Escursionistica della Regione Marche, associata AIGAE MR266.

THIS IS NATURE

The predation of a small chamois by an eagle in the tell of ethologist and environmental guide Sofia Menapace.
Suddenly I caught a glimpse of the eagle in the fog above them and then between them, but luckily its attack was unsuccessful! But the eagle didn't give up... Taking advantage of the poor visibility, it immediately attempted a new attack, taking the chamois by surprise and succeeding this time! In fact, I saw it rise up in flight from that indefinite mass of fur and horns and... in between its talons it was holding one of the little creature tight! In all my years of monitoring, I have never seen a predation succeed. But that's what nature is, and I can only be grateful for the good fortune that allowed me to witness this unique scene.

IL LUPO NEL CONTESTO AMBIENTALE DEI SIBILLINI
Una stima attesta la presenza di un numero di individui nel territorio del Parco variabile tra 51 e 63 unità
Tra gli animali oggetto di studio nel Parco, il lupo riveste una importanza strategica perché rappresenta uno dei simboli del territorio, presente nella tradizione folkloristica e nell’esperienza popolare, a rischio d’estinzione nella seconda metà del XX secolo ed oggi, finalmente, di nuovo presenza costante e in leggera crescita, a significare la qualità complessiva del contesto ambientale dei Sibillini. “Certo, lupo significa anche potenziale conflitto con le attività legate alla pastorizia e all’allevamento - sottolinea il presidente del Parco, Andrea Spaterna - ma su questo fronte, da tempo, sono attivi strumenti di controllo e ristoro che cercano di alleviare i potenziali danni che l’animale può arrecare. Come Parco, ad esempio, abbiamo finanziato in più occasioni l’acquisto di reti elettrificate per la protezione delle greggi, così come incentivato l’utilizzo di cani da guardiania, e sono comunque attive le procedure per richiedere indennizzi per eventuali perdite di capi di bestiame”. Ma il lupo va valutato in una dimensione molto più ampia: “perché, ad esempio, tra le sue principali prede vi sono i cinghiali, che rappresentano davvero un significativo problema per l’economia agricola del territorio, e dunque il lupo funge in questo caso da regolatore, fornendo il suo contributo all’interno della scala alimentare. Non solo: ha un valore intrinseco legato alla biodiversità e, soprattutto, simbolico perché il rapporto con l’uomo risale alla notte dei tempi e il suo ululato continua a suscitare in noi suggestioni ed emozioni straordinarie”. Il lupo, il camoscio, il cervo, ma anche il chirocefalo del Marchesoni o l’arvicola delle nevi, così come la vipera dell’Orsini o l’aquila reale e persino la Rosalia alpina “sono tutti buoni motivi per visitare il Parco, per godere delle sue straordinarie bellezze, sempre nel rispetto - conclude Spaterna - di un habitat fragile e delicato, che va tutelato e protetto oltre che valorizzato”. Tornando al lupo, è possibile stimare in modo approssimativo un dato sulla sua presenza nel Parco grazie al report stilato dall’Istituto di Ecologia Applicata in collaborazione con i biologi e veterinari dell’Ente all’interno del progetto WOLFNET 2.0 “Misure coordinate per la tutela del lupo appenninico”. Gli interventi hanno previsto attività di cattura e radiocollaraggio satellitare così come attivazione di foto/video trappole, sessioni di ululato indotto, raccolta di campioni fecali, sopralluoghi nelle aziende, analisi delle predazioni ed altro. Sulla base di una stima i ricercatori hanno ipotizzato un numero di esemplari variabile tra 51 e 63 unità, considerando sia branchi che individui soli. Si tratta ovviamente di un dato puramente indicativo poiché è estremamente difficile monitorare e censire il lupo, che non conosce confini amministrativi e sperimenta dinamiche di popolazioni molto complesse.

THE WOLF IN THE ENVIRONMENTAL CONTEXT OF THE SIBILLINI MOUNTAINS

Among the animals of the Monti Sibillini National Park, the wolf has a strategic importance because it is one of the symbols of the territory, present in the folkloristic tradition and in the popular experience, at risk of extinction in the second half of the 20th century and today, finally, a constant presence again and slightly increasing to signify the overall quality of the environmental context of the Sibillini. We could estimate, in an approximate way, a figure on its presence in the Park thanks to the report drawn up by the Institute of Applied Ecology in collaboration with the biologists and veterinarians of the Park Authority within the project "WOLFNET 2.0, coordinated measures for the protection of the Apennine wolf". The researchers assumed a number of specimens varying between 51 and 63 units.

INSETTI NEL PARCO: PRESENTI SPECIE D'INTERESSE COMUNITARIO
Si tratta della Rosalia alpina, dell’Osmoderma eremita e dell’Euplagia quadripunctaria
Gli insetti, questi sconosciuti… a volte la nostra attenzione si concentra sugli animali più grandi, quelli che sprigionano fascino, come l’aquila, o evocano mistero, come il lupo, o suscitano compassione, come il cerbiatto. Raramente ci si sofferma invece su quelli più piccoli, che pure quanto a fascino e meraviglia non sono da meno se soltanto si avesse la capacità e la pazienza di fermarsi ad osservarli con attenzione. Tra i progetti scientifici del Parco Nazionale dei Monti Sibillini anche gli insetti rivestono un ruolo importante. E non solo quelli legati allo studio degli impollinatori, ma anche la recente indagine dello studio Carotti volta a monitorare tre specie singolari e particolarmente significative in tema di biodiversità. Ci riferiamo alla Rosalia alpina, all’Osmoderma eremita e all’Euplagia quadripunctaria. Cos’hanno di così peculiare questi insetti? “Si tratta di specie di interesse comunitario per le quali sono previste anche zone di conservazione ma, soprattutto, le prime due sono straordinari indicatori della biodiversità presente nei boschi” sottolinea il presidente del Parco, Andrea Spaterna. Nel territorio dei Sibillini in realtà gli insetti che ricadono tra le specie fragili e che hanno bisogno di particolare tutela sono diversi. “Alcuni di questi hanno bisogno di legno marcescente per riprodursi e, dunque, una corretta gestione forestale, che tenga conto anche di tali esigenze, deve allinearsi ad una conduzione meno utilitaristica dei boschi”. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini è ricco di faggete e castagneti che rappresentano luoghi ideali per questi insetti. “Le foreste sono uno straordinario contesto di biodiversità – prosegue Spaterna – ed è per questo che risultano importanti tali ricerche”. In particolare, in questo caso si è anche chiesto il coinvolgimento di escursionisti e frequentatori dei Sibillini perché contribuissero alla ricerca della Rosalia alpina postando le foto dei rinvenimenti sulla pagina facebook del Parco: “sono giunte diverse segnalazioni, a indicare come abbia suscitato interesse e curiosità la nostra richiesta di supporto. È stato un esercizio di attenzione e consapevolezza verso i piccoli animali, che giocano anch’essi un ruolo di primo piano nella costruzione di ecosistemi funzionali ed equilibrati. Ed il fatto che tutte e tre le specie risultino presenti nel Parco – conclude Spaterna - ci conforta e ci sprona a continuare nel nostro lavoro di tutela e valorizzazione anche degli animali meno appariscenti e blasonati”. Dunque, se vi capitasse di incontrare durante un’escursione nel Parco uno di questi insetti, ritenetevi fortunati: sono davvero piccoli gioielli della natura che meritano attenzione e rispetto.

INSECTS IN THE PARK: INTERESTING CURRENT SPECIES FOR THE COMMUNITY

Among the scientific projects of the Monti Sibillini National Park, those on insects also play an important role. And not only the study on pollinators, but also the recent survey aimed at monitoring three singular and particularly significant species in terms of biodiversity: Rosalia alpina, Osmoderma eremita and Euplagia quadripunctaria. The Park is rich in beech forests and chestnut woods, which are ideal places for these insects. So if you happen to come across one of these insects during an excursion, count yourselves lucky: they really are little jewels of nature that deserve respect.