Tre giorni con i lupi Studio con passione i lupi da almeno ventanni. Ho tracciato spesso e loro piste su neve per centinaia di chilometri senza mai avere un incontro che non fosse soltanto una fuggevole apparizione. Ho invece dialogato molte volte con loro durante le attività di ricerca, per mezzo degli ululati, sia indotti (da strumentazioni specifiche), sia a voce, imitando linconfondibile richiamo. Nel marzo 2005 io e il mio amico Paolo Forconi, riuscimmo a fotografare a lungo due esemplari da lui individuati in spostamento verso unarea di rifugio nellAlta Valle del Fiastrone e, nel mese successivo, durante lattività di monitoraggio del cervo, avevo osservato e fotografato due lupi che interagivano tra loro in una radura dellAlta Valle del Nera, dove poco prima pascolava un giovane cervo. La coppia in questione, come scoprirò successivamente, erano il maschio e la femmina alfa (dominante). Il maschio aveva una coda corta e le zampe con i calzini bianchi, mentre la femmina, più piccola, il dorso e le orecchie di colore marrone rossiccio.... È il 13 dicembre 2005 e sono alla ricerca di un cervo con radiocollare allontanatosi dallarea di rilascio. Cerco un posto adatto allosservazione e piazzo il cannocchiale. Su un crinale roccioso, a circa un chilometro di distanza vedo un lupo sdraiato al sole; ogni tanto si stiracchia, cambia posizione e ritorna a riposare. Lo osservo e fotografo per due ore. Nei giorni seguenti in paese circolano voci su ripetuti avvistamenti di lupi, per cui mi attivo ad eseguire un sopralluogo: è il 20 dicembre e sta per iniziare, dal punto di vista naturalistico, la più entusiasmante ed interessante sequenza di osservazioni su lupo appenninico in natura. Sono le otto del mattino, trovo la pista dei lupi passati nella notte e la seguo per un tratto; la traccia sulla neve sfiora labitato, la temperatura è abbondantemente sotto lo zero, mi fermo e sistemo cavalletto e cannocchiale. Inizio ad osservare ogni possibile punto in cui i lupi potrebbero riposare: magicamente mi appare un primo esemplare che se ne sta accovacciato a ridosso di alcuni scoglietti incrostati di ghiaccio sulla sommità di un colle sovrastato dalla Cima del Redentore. Definisco limmagine, la distanza è notevole, un chilometro almeno; ne individuo un altro fino ad arrivare a contare quattro esemplari che sono lì, allo scoperto, che riposano al sole. Il pensiero corre subito ai lupi osservati da David Mech nellisola di Ellesmere, nellAlto Artico. Continuo a spaziare con il cannocchiale quando sulla destra, quasi sulla cresta di un colle non molto lontano dal gruppetto dei quattro lupi, un quinto esemplare sonnecchia. Inizio a scattare foto in digiscoping, ossia appoggiando la macchina digitale sulloculare del cannocchiale. Ogni tanto faccio una rapida pausa per riposare la vista e muovere mani e piedi intirizziti dal freddo, mentre loro sono là che riposano, apparentemente tranquilli, ma poi torno immediatamente allosservazione. Non posso perdere un istante, questa è loccasione per studiare il branco da vicino come raramente capita. Controllo lambiente circostante e poco più a sud, su di unaltura dove il vento ha scoperto il suolo, piuttosto mimetizzato, scopro un altro esemplare, sdraiato, con la schiena rivolta verso di me. È il sesto, forse lindividuo osservato il 13 dicembre, potrebbe essere un omega, un emarginato. La giornata è bellissima e il freddo è pungente, tutto è immobile, siamo soltanto io e i lupi e le montagne ammantate di neve. Sono passate circa quattro ore dallinizio dellosservazione quando, allimprovviso, i quattro lupi interrompono la siesta, si alzano, si stiracchiano e cominciano ad omaggiare i più alti in grado; non riesco a distinguerli uno dallaltro tanta è la foga e leccitazione con cui si muovono, poi un esemplare si stacca dal gruppo, è la femmina alfa, la capo branco, tiene la coda alta e si incammina, tutti la seguono. Va in direzione dellesemplare che riposa non molto distante e che ancora non si è accorto dellarrivo del gruppo; due di loro gli sono addosso e in maniera molto blanda affermano la loro supremazia su questa ultima femmina che rimane seduta in sottomissione attiva (foto 3), appiattisce le orecchie e scodinzola come a spazzare il suolo. Scopro con piacevole sorpresa che gli altri due sono il maschio con i calzini bianchi e la coda corta e la femmina alfa che avevo osservato nel mese di aprile (foto 4). Il gruppo si è riunito e si sposta (foto 5) verso la cima del colle mentre il sesto esemplare (foto 6), che osserva da lontano, decide anchesso di spostarsi e conquistare unaltura a circa 600 metri dalla famigliola. Arrivati sulla cima del colle (sono le ore 13.25) i lupi si accovacciano al suolo tra le roccette affioranti, mentre due di loro iniziano a giocare simulando assalti e rincorse. I tre giovani hanno circa 18/19 mesi, mentre la cucciolata dellanno è andata perduta per cause naturali. Questo dellAlta valle del Nera è il nucleo mediamente più grande tra quelli che studiamo nel Parco ed è composto anche da otto individui. Intanto i nostri amici beatamente si crogiolano al sole per ore che, tramontando, dipinge prima di arancio, poi di rosa e infine di viola le montagne circostanti, sino a rendere lambientazione idilliaca (foto 7). Il giorno seguente con me cè Paolo e speriamo di ritrovare i lupi; anche oggi è una bellissima giornata di sole e fa molto freddo. Osserviamo con i cannocchiali le alture del giorno precedente: non ci sono lupi, ma delle piste fresche, le seguiamo con il binocolo e finalmente compaiono i lupi, anche se manca il sesto esemplare. Nella notte si sono allontanati, infatti le orme provengono dalla valle di fronte al sito del giorno precedente, poi si sono fermati in una zona pianeggiante tra i colli, ed ora sono tutti accovacciati nella neve, reduci forse da una battuta di caccia, di cui non sapremo mai lesito. Con Paolo ci scambiamo impressioni, formuliamo ipotesi, prendiamo appunti di comportamenti quasi impossibili da osservare in natura... Il gruppo di lupi è immerso in un sonno profondo?! Tutto è fermo, immobile. Poi accade qualcosa: uno alla volta gli esemplari si destano e si raccolgono tutti attorno alla coppia dominante, interagiscono brevemente, poi si dispongono a 360° come se avessero percepito qualcosa che a noi sfugge. Restano così per alcuni minuti, poi si incamminano in fila indiana sulla neve indurita dal freddo, verso la cima di un colle, per poi scomparire sul versante opposto. Per oggi losservazione è terminata. Il mattino successivo sono di nuovo al mio posto e i lupi sono sul pianoro dove erano il giorno precedente. Tutta la zona è ricamata dalle piste lasciate dalle loro zampe. Vengo attratto da un gruppo di animali accovacciati più in basso rispetto ai lupi, aumento velocemente lingrandimento del cannocchiale e immediatamente si materializzano tre bellissime volpi in relax a non più di 200 metri dai lupi che, nel frattempo, cambiano posizione e si collocano più in alto. La giornata trascorre velocemente, i lupi sono passati dal riposo totale ad attività sociali interagendo tra di loro, specialmente gli esemplari giovani. Uno di questi ha passato quasi unora a catturare arvicole, balzando sul suolo innevato e scavando rapidamente, mentre il resto del branco dormiva. La proficua giornata di osservazioni è al termine, il sole sta tramontando e le montagne sinfiammano darancio, il gruppo si desta dal sonno e tutti si avvicinano alla femmina alfa in uno stato di euforia fatto di sottomissioni, leccamenti, annusamenti a cui gli alfa si sottopongono volentieri per ribadire il loro status sociale. Il tutto sfocerà in un profondo ululato emesso dalla femmina capobranco: è lapoteosi di tre fantastici giorni di osservazioni e ben 154 scatti fotografici, poi il branco si allontanerà sul crinale della montagna per inoltrarsi in un bosco di faggi di questi magici monti della Sibilla. Massimo Dell'Orso |
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