Oggetto:
prosegue il programma di
reintroduzione del cervo, altri 28 esemplari nei Sibillini
Ventotto
esemplari di cervo sono stati liberati ieri nel Parco Nazionale dei Monti
Sibillini: si è così completato il programma di reintroduzione faunistica messo
in atto dal Parco. La prima immissione di cervi - avvenuta lo scorso anno,
sempre in questo periodo – ha avuto esiti decisamente positivi: gli animali
immessi, costantemente monitorati grazie ai radiocollari applicati, si sono
adattati bene al nuovo ambiente.
“Il
ritorno di questa specie, estinta dai Sibillini da quasi 200 anni, - ci
ricorda il Direttore del Parco, Alfredo Fermanelli - risulta
fondamentale per il ripristino degli ecosistemi originari: anche il lupo,
specie d’interesse conservazionistico prioritario a livello europeo, ne
beneficerà. Di conseguenza riteniamo inoltre che si ridurranno progressivamente
le interazioni con gli animali allevati dall’uomo. Anche dal punto di vista
della valorizzazione del territorio questo intervento è di particolare
significato proprio perché in questo modo molti visitatori ed amanti del
territorio dei Sibillini potranno avere, sempre più frequentemente, la fortuna
di osservare i nobili e maestosi esemplari di cervo muoversi liberamente nei
boschi e nelle praterie del parco, valorizzando con la loro presenza, anche
sotto il profilo turistico, questo straordinario territorio”.
Durante
le operazioni di rilascio – avvenute nel territorio comunale di Castelsantangelo
sul Nera – tutto è andato per il meglio: i cervi, provenienti dalla Foresta
Demaniale di Tarvisio, sono stati liberati di buon mattino sotto gli occhi
discreti di uno sparuto gruppo di tecnici ed operatori del Parco. La buona
riuscita dell’operazione si deve anche alla professionalità degli agenti del
Corpo Forestale dello Stato - intervenuti sia nella fase di cattura che in
quella del rilascio - così come di fondamentale importanza è stato l’intervento
del Servizi Veterinari delle AUSL di Tarvisio e di Camerino e la collaborazione
con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino.
Anche
in questo caso ai cervi è stato applicato un radiocollare. Questo permetterà di
controllare l’inserimento in natura degli animali, monitorarne costantemente
gli spostamenti e valutare, in tal modo, l’esito della reintroduzione. I dati
raccolti lo scorso anno hanno permesso di ricostruire gli spostamenti degli
ungulati evidenziando una inaspettata capacità di orientamento ed una
fortissima adattabilità della specie. La collaborazione con il confinante Parco
del Gran Sasso e dei Monti della Laga - verso cui alcuni esemplari si sono
mossi per poi ritornare nei Sibillini - ha permesso un proficuo scambio di
conoscenze e di dati, mostrando inequivocabilmente il senso e l’importanza di
una continuità “ecologica” territoriale nel sistema di protezione ambientale
dell’Appennino.