Editoriale



La Natura si rinnova: come viverla con rispetto

[Segue dalla prima]


Le prime fioriture alle quote collinari e l’arrivo dei balestrucci dai quartieri africani di svernamento sono i primi segnali, quelli più facili da osservare, di questo rinnovamento. Ma la primavera per molte specie presenti nei Monti Sibillini può iniziare ancora prima. É il caso dell’aquila reale, osservabile già a febbraio nelle evoluzioni aeree che caratterizzano il volo a festoni, comportamento messo in atto per riaffermare il proprio dominio territoriale e consolidare il legame di coppia, in vista dell’imminente fase riproduttiva.


Maggio è il mese in cui nelle praterie montane, vicino al limite altitudinale del bosco, il verde ormai lussureggiante del forasacco inizia a punteggiarsi del bianco candido dei narcisi, del giallo dei tulipani montani e delle macchie variopinte di orchidee sambucine. In questo periodo, invece, per le praterie primarie subalpine l’inverno è ancora in agguato e la strategia riproduttiva delle specie che le compongo impone il prolungamento della pausa invernale. Qui occorre aspettare l’inizio dell’estate per immergersi nei colori della silene a cuscinetto, dell’astragalo spinoso o della più rara vitaliana.


Ma il regalo più bello che ci viene offerto dalla primavera è anche quello meno evidente: si può celare nel fitto sottobosco dei querceti collinari, nell’erba alta dei pascoli cespugliati, negli anfratti rupestri della faggeta, nelle chiome degli alberi più maturi, sotto il letto di foglie secche e detriti che ricopre il fondo di un tronco o sulle cenge più riparate del Monte Bove.
Sono le nuove nascite! È la nuova vita per le tante specie animali che popolano il territorio del Parco.


Nel mese di maggio si concentrano i parti di almeno quattro mammiferi che nei Monti Sibillini hanno riconquistato o stanno riconquistando un ruolo primario negli ecosistemi tutelati del Parco: il camoscio appenninico, da poco tornato a ripopolare le aree rupestri del massiccio, il lupo, da sempre presente sui Monti Sibillini, il cervo, reintrodotto otto anni fa e in lenta espansione, e il capriolo, l’ungulato più diffuso nel territorio dell’area protetta insieme al cinghiale, entrambi reintrodotti, per scopi venatori, prima dell’istituzione dell’area protetta. Per loro questo è il momento dell’anno più delicato e decisivo.


In questo periodo può capitare, agli escursionisti più fortunati, di imbattersi nei piccoli di alcuni ungulati selvatici, soprattutto di capriolo. La prole di questo cervide, come per altre specie di ungulati selvatici, nei primissimi giorni di vita è lasciata sola, adagiata e nascosta nella vegetazione, in attesa che la madre la raggiunga, a cadenze regolari, per l’allattamento. Il comportamento della madre, che a noi può sembrare incomprensibile è in realtà un adattamento, premiato dalla Natura, alla presenza di predatori. Se le femmine dopo il parto rimanessero costantemente vicino ai piccoli finirebbero con l’attirare i predatori mettendo in serio pericolo i nuovi nati.


È opportuno, in situazioni simili, non toccare, non accarezzare e non raccogliere i piccoli di questi animali; anche una sola carezza trasferirebbe su di loro odori che le loro madri potrebbero percepire come una minaccia, ponendo il piccolo nella effettiva possibilità che venga abbandonato. Stessa raccomandazione vale per chi dovesse rinvenire pulli di rapaci o di altri uccelli: accertato che non siano feriti o che non si trovino in evidente stato di difficoltà, il gesto più rispettoso che possiamo avere nei loro confronti e il lasciarli dove si trovano.


Per chi si muove in Natura, per professione o per diletto, la primavera è, dunque, il periodo dell’anno in cui è opportuno prestare più attenzione. È per questo che l’Ente Parco raccomanda o prescrive, in questo periodo, l’interruzione di interventi selvicolturali o di altre attività (come il sorvolo, l’arrampicata, gli interventi nell’alveo di corsi d’acqua, ecc.) che potrebbero compromettere il buon esito della fase riproduttiva di molte specie, sia animali sia vegetali. Per le praterie montane, ad esempio, le greggi non dovrebbero essere portate al pascolo prima della fine di maggio, per consentire alle specie con fioritura primaverile di concludere la riproduzione per via sessuata. Nelle operazioni di sfalcio dei prati, soprattutto se con mezzi meccanici, è buona norma in questo periodo percorre prima a piedi l’area da sfalciare per accertarsi che sul terreno non vi siano adagiati piccoli di ungulati selvatici o uova di uccelli; è comunque raccomandabile iniziare il taglio dell’erba dal centro verso le aree più esterne munendosi, ove possibile, di barre di involo.


È d’obbligo per l’Ente Parco il ricordare, inoltre, a tutti gli utenti della strada quanto sia importante, non solo in primavera, il rispetto dei limiti di velocità: l’investimento di fauna selvatica è, infatti, un fenomeno preoccupante che si verifica in tutti i periodi dell’anno e riguarda anche specie di estremo interesse conservazionistico, come il lupo.
Per gli escursionisti che, infine, decidono di visitare il Parco in questo periodo la migliore raccomandazione, oltre alle indicazioni fornite sopra, e di avere sempre un binocolo nello zaino, serenità e curiosità nella mente e silenzio in bocca. La primavera e la Natura dei Sibillini sapranno ripagare!




[Le foto di questa pagina sono state gentilmente concesse dal Dott. Carlo Vecchioli]