Aree sensibili


A tal fine, il Parco ha redatto un progetto per la fruizione sostenibile di Castelluccio, grazie al quale sono stati assegnati i necessari finanziamenti al Comune di Norcia da parte del Ministero dell'Ambiente e della Regione Umbria.
Coerentemente con tale progetto, sono stati comunque finora raggiunti importanti risultati, come la chiusura alla pubblica circolazione di veicoli a motore di tutte le strade secondarie che attraversano i piani - sulle quali è comunque consentito il transito per le attività agro-silvo-pastorali e per la scuola di volo libero -, la regolamentazione delle attività di campeggio libero e sosta dei camper e l'individuazione di un'area di sosta temporanea, sottoposta a valutazione di incidenza.[Nella foto un'immagine del 2006, nessuna regolamentazione per i veicoli a motore sui Piani. Clicca sulla foto per ingrandire]
Tra le aree di maggior pregio ambientale e, al contempo, più critiche in relazione alla frequentazione turistica, vi è certamente anche quella di Foce di Montemonaco, comprendente il Piano della Gardosa, uno dei principali accessi al Lago di Pilato. Le maggiori problematiche ambientali derivano dalla sosta e transito di veicoli a motore sui prati e da attività di campeggio libero che, in passato, avvenivano in maniera incontrollata. Sin dalla sua istituzione il Parco si è impegnato, in collaborazione con il Comune di Montemonaco, a trovare soluzioni in grado di garantire una fruizione compatibile con il mantenimento delle peculiarità di questo luogo. Sono stati così attuati diversi interventi, tra i quali ricordiamo la rinaturalizzazione della strada che passava al centro del Piano della Gardosa. Inoltre, pur presentando ancora alcune criticità, sono state adottate misure per la regolamentazione delle attività di campeggio libero nel rispetto delle leggi regionali, che prevedono la possibilità di svolgere tale attività all'interno di Siti Natura 2000 solo per finalità didattico educative.
Ma il risultato più importante è stato raggiunto quest'anno: a livello sperimentale, il traffico e la sosta dei veicoli a motore sono stati fermati per un periodo nei pressi del paese di Foce, garantendo un servizio di trasporto al Piano della Gardosa tramite navetta cofinanziata dal Parco tramite il Ministero dell'Ambiente; il servizio è stato molto apprezzato da visitatori ed escursionisti e potrà rappresentare un valido esempio per altre aree analogamente sensibili, quali il Piano Grande di Castelluccio e le gole dell'Infernaccio.
Per il Lago di Pilato, vero gioiello naturalistico inserito nella zona A di riserva integrale del Piano per il Parco, il Parco ha adottato specifiche misure di conservazione che prevedono, in particolare, il divieto di campeggio libero e bivacco (ad eccezione della grotta bivacco sotto il gran Gendarme), l'avvicinamento al lago oltre il limite di massimo livello e l'attraversamento dei ghiaioni, che rappresentano fragili ecosistemi. Oltre alla segnaletica posizionata all'inizio dei sentieri che conducono al Lago, le attività di informazione sono assicurate nei giorni di maggiore affluenza dalla Guide del Parco, mentre le attività di sorveglianza sono svolte dal Corpo Forestale dello Stato, che al Lago di Pilato effettua specifici servizi a piedi.
Il massiccio del Monte Bove è interessato dalla presenza della neocolonia di Camoscio appenninico dei Sibillini che, con i 12 nuovi nati osservati e gli individui rilasciati nell'ambito del progetto comunitario Life COORNATA, è nei giorni scorsi arrivata a 54 unità raggiungendo, in pratica, l'obiettivo di 30 individui rilasciati, ritenuto il numero minimo per formare una "popolazione minima vitale". Si tratta di un risultato straordinario, considerato tra i più importanti nella conservazione della biodiversità non solo a livello nazionale, ma anche in Europa: il progetto di reintroduzione del Camoscio appenninico era stato infatti anche premiato nel 2010 con il Panda d'oro del WWF. I dati del monitoraggio, satellitare, radiotelemetrico e tramite osservazione diretta, analizzati dal prof. Sandro Lovari dell' Università di Siena, confermano che l'area del M. Bove costituisce la roccaforte di questo nuovo nucleo; non è un caso, infatti, che tutte le osservazioni di nuovi nati, a partire dal 2009, siano avvenute su questo massiccio montuoso.
Tali dati confermano, quindi, anche la validità della disposizione adottata dal Parco nel 2009, che individua due aree di tutela, A e B, utilizzate dai camosci rispettivamente nel periodo invernale ed estivo. Peraltro, il branco di camosci più numeroso finora osservato, costituito da circa 30 individui (nello foto qui a fianco), era localizzato proprio all'interno dell'area B di tutela estiva.[La foto è stata gentilmente concessa dal Dottor Simone Gatto cui va il nostro ringraziamento. Clicca sull'immagine per ingrandire e per vedere altre foto]
Il Parco ha inoltre realizzato un percorso (E 8) completamente segnalato e, che per un tratto, delimita l'area di tutela B, lungo il quale le attività escursionistiche sono consentite tutto l'anno e dal quale è molto facile osservare i camosci senza arrecare loro disturbo.
Considerato il molto probabile prossimo raggiungimento della popolazione minima vitale di Camoscio appenninico, e ferme restando le prioritarie esigenze di tutela di questa preziosissima e ancora vulnerabile colonia, il Parco ha avviato, con la collaborazione del Collegio Regionale delle Guide Alpine delle Marche - che ha fornito le informazioni sulle vie di arrampicata -, la valutazione di differenti modalità di regolamentazione delle attività di arrampicata nell'area del M. Bove.
Dal 2011, in tutte le aree sensibili, il Parco garantisce nel periodo estivo un servizio di monitoraggio, informazione e sensibilizzazione dei visitatori, attraverso le Guide Ufficiali ed esclusive del Parco; è stato inoltre incrementato il servizio di sorveglianza effettuato dal Corpo Forestale dello Stato.