Quale futuro
per i Monti Sibillini?
Tre musei per scoprire
la natura della nostra terra
Un avvio positivo
per i rifugi
del Grande Anello
PanParks il concetto
La conferenza annuale
nel Parco dei Sibillini
Cosa sono i funghi
Il tartufo bianco
Le XII giornate micologiche
Le castagne, un tesoro
di ieri e di oggi
Le sagre della castagna
Il castagno e i suoi frutti
Indennizzo dei danni
provocati dalla fauna
selvatica
Un progetto
per il turismo sostenibile
Notizie in breve
Le manifestazioni
nei comuni
del Parco
Le piante officinali:
un’opportunità
economica e ambientale
Il castagno e i suoi frutti

Il castagno è un albero maestoso, alto, in genere, 20-25 metri, ma può
raggiungere anche i 35 metri. In Italia è presente tra i 200 e i 1000 metri,
sia sulle Alpi che sugli Appennini. Esso vegeta in terreni acidi o neutri,
a valori medi di temperatura ed umidità. Ha il tronco eretto e tozzo che
si ramifica, a breve distanza dal suolo, in grosse branche per formare
una chioma ampia e rotonda. Per l’eccezionale longevità della pianta,
400-500 anni di vita, il fusto può raggiungere dimensioni notevoli, fino
a otto metri di diametro. La corteccia del tronco è liscia e di colore
bruno rossastro da giovane, mentre è fessurata con colore più scuro,
fino al grigio olivaceo, più avanti negli anni.
Nel nostro territorio la massiccia diffusione dei castagneti coincide con
la colonizzazione da parte dei Romani. Prima di essere diffuso
artificialmente e selezionato in varietà pregiate da frutto, il castagno era
già presente come specie selvatica in boschi misti di querce, tigli,
carpini e altre latifoglie. In seguito, già a partire dal X secolo d. C., il
castagno fu diffuso progressivamente dall’uomo per scopi
prevalentemente alimentari: la castagna essiccata e ridotta in farina
sostituì in buona parte i cereali.
Il castagno predilige esposizioni a Nord - Nord Est, meno esposte ad
escursioni termiche; tuttavia non risente del freddo invernale poiché
sopporta anche temperature molto basse. Le gelate primaverili invece
possono danneggiare sia i germogli che il legno dell’anno precedente.
Il fattore termico dunque è particolarmente importante durante la fioritura
e la fecondazione.
Il frutto di questa pianta, chiamato comunemente castagna, è un
achenio, contenente generalmente un solo seme a polpa bianca ma
può accadere che un solo frutto contenga anche due o tre semi.
Le castagne, in numero di 1-3, sono racchiuse in un involucro spinoso,
giallo bruno, il riccio appunto, che si apre a maturità in quattro valve.
Le varietà colturali di castagno sono continuamente selezionate tramite
le tecniche di potatura e di innesto. I frutti delle varietà colturali di
castagno sono detti marroni.
I marroni sono più grandi dei frutti delle varietà selvatiche di castagno
in quanto ve ne sono solo tre in ogni riccio. Hanno la cicatrice alla base
più regolare di color cuoio, la buccia interna è più facile da togliere e
sono più saporiti e dolci delle castagne in generale.
I Monti Sibillini presentano diverse zone con castagneti secolari.
Qui, le castagne coltivate, cioè i “marroni” veri e propri, trovano
nell’ambiente incontaminato un fattore congeniale al loro sviluppo
biologico naturale senza aggiunta di concimi. Si ottengono così delle
castagne sostanziose, ad aroma spiccato, di buon sapore zuccherino,
con polpa soda ma non legnosa e facili da sbucciare.

Giulia Grilli


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