Le piante officinali: unopportunità economica e ambientale Luniversità di Camerino e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nellambito del Progetto Agricoltura Sostenibile con il coordinamento scientifico del Prof. Andrea Catorci, hanno dato inizio, nel mese di novembre dello scorso anno, ad un progetto biennale finalizzato al recupero, sperimentazione e promozione di piante officinali e medicinali. Tale progetto è inserito nel Piano di Sviluppo Locale del GAL Sibilla, nellambito del programma comunitario Leader Plus 2000-2006. Tra gli obiettivi del progetto cè quello di offrire ad aziende tradizionali la possibilità di diversificare e di trovare colture alternative per il proprio ordinamento colturale, introducendo la coltivazione di piante per la estrazione di essenze utilizzate nel settore cosmetico, farmaceutico ed erboristico, nonché di spezie dinteresse agroalimentare. Alcune specie di officinali, tra laltro, potrebbero trovare nei territori montani un habitat ideale di coltivazione, contribuendo allo sviluppo delleconomia agricola-montana, attraverso produzioni di nicchia, tipiche e di qualità. Nelle Marche, in particolare nelle zone interne del maceratese e sui Sibillini, luso delle erbe officinali da parte della popolazione rurale aveva assunto in passato un significato rituale e gastronomico importante, con una raccolta spontanea finalizzata anche al mercato. Dopo una prima serie di attività volte alla presentazione sul territorio del progetto, tra cui anche un seminario sul tema Agricoltura nelle aree protette, si è passati alla scelta di quattro aziende, due delle quali ricadenti nel territorio del Parco, sedi delle prove sperimentali, dietro apposito bando di selezione di cui si è data ampia diffusione attraverso gli enti e le istituzioni del territorio. Limpianto dei campi è avvenuto in primavera, con la messa a dimora delle sei specie di piante officinali prescelte: Melissa, Cardo Mariano, Malva, Tarassaco, Valeriana, Anice Verde. Solo di recente sono stati trapiantati bulbi di zafferano in due diverse aree pedoclimatiche, allo scopo di valutare la risposta quanti-qualitativa di questa coltura nel territorio dellalto maceratese. Durante questi mesi sono stati fatti dei rilievi ed osservazioni di carattere agronomico attraverso periodiche visite di campo, sulla base di un protocollo sperimentale per ogni singola coltura; i risultati del primo anno di attività sono in fase di elaborazione. Con questa iniziativa gli enti coinvolti, dando una chiave di lettura anche economica su di una risorsa naturale spesso nota solo nella tradizione popolare, oltre a ribadire il proprio ruolo sul piano scientifico, offrono un servizio al territorio facendosi promotori di unattività che potrebbe avere una certa valenza agroambientale nel prossimo futuro. Leonardo Virgili |
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