Le castagne, un tesoro di ieri e di oggi Ezio Pazzaglia, uno dei tanti custodi della memoria storica del mondo rurale dei nostri avi che ci accompagna, insieme a Cecilia Fattinnanzi, nel fantastico mondo dei castagnari, ricorda un detto popolare che dice così: La donna è come la castagna, fuori è bella e dentro cè la magagna . Un detto curioso accanto al quale si cela, in realtà, una grande passione ed amore delle genti della montagna, per il castagno. In tutte le stagioni lambiente delle castagne offre al visitatore emozioni diverse e uniche: in primavera con la bellissima fioritura, in estate con le pompose chiome, in autunno durante lesplosione di colori e in inverno, quando le maestà, oramai spoglie, creano un intrigante e misterioso gioco di rami. Tutto questo non trapela dalle voci dei nostri intervistati che vedono oggi nel mondo e nelle attività legate alla castagna una realtà che sta scomparendo. Nel tempo, attorno ai castagneti, si è andata infatti delineando una vera e propria civiltà che ha sviluppato usi, tradizioni, tecniche agrarie, lavori artigianali, oggetti e manufatti. Era un importante giacimento forestale ed agrario legato ai frutti e al legname di notevole valore, capace di dare alle popolazioni locali una vita dignitosa e in perfetto equilibrio con lambiente. Una delle principali ricchezze economiche legate al castagno era rappresentata proprio dalla lavorazione del legno: nelle segherie era ridotto in tavoloni o modellato in pali, ma veniva lavorato soprattutto nelle falegnamerie e dai mastri bottai che ne facevano scale, tini e botti per il vino. Tutto il legname veniva utilizzato ed anche i piccoli rami rappresentavano unimportante risorsa; infatti vi era il cosiddetto fascinaro che procedeva alla raccolta e alla sistemazione dei rametti in fascine da vendere. Laltra fonte di ricchezza era rappresentata dal frutto dei castagneti. La varietà di maggior pregio è il marrone, più grosso, di forma ovale o a cuore, di una colorazione più chiara rispetto alla castagna e molto più gustoso. Esso proviene da alberi coltivati, sempre migliorati con innesti successivi, svolti a primavera con maestria ed eleganza da persone umili che senza rendersene conto svolgono capolavori. Ottobre era il mese più atteso dai castagnari; durante il periodo delle raccolte, infatti, si chiamavano allappello parenti ed amici per iniziare la battitura. Unaccurata ripulitura del sottobosco per leliminazione di felci, sterpaglie, cespugli ed erba rendeva più visibili i grandi marroni e ne agevolava la raccolta; la seconda fase era la raccolta della scastagnatura: con guanti e pinze artigianali, fatte con i rami degli stessi alberi, si raccoglievano le prime castagne cadute con le piogge e con i venti. Si passava poi alla battitura che, con luso di pertiche e di scale, consentiva di raccogliere i frutti della castagna. Le castagne, racchiuse ancora nei ricci, si conservavano meglio e venivano quindi vendute nei periodi di maggiore richiesta come a San Martino e a Natale. Oggi diverse sono le tecniche adottate per conservare questi frutti preziosi, ma la nostra accompagnatrice Cecilia ci consiglia semplicemente di riporre le castagne sgricciate (tolte dai ricci) in tini di legno stipati in cantine fresche e buie. Nelle campagne non veniva sprecato nulla del raccolto, a partire dai ricci vuoti che costituivano un ottimo combustibile per il camino; delle castagne, invece, si lasciava lo scarto agli animali, in prevalenza ai maiali, le cui carni divenivano ottime grazie a questo tipo di alimentazione. Le castagne più piccole venivano invece utilizzate nellambito familiare. Di questo mondo oggi se ne sente ancora parlare dagli anziani, ma domani?. Barbara Aureli |
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