Quale futuro
per i Monti Sibillini?
Tre musei per scoprire
la natura della nostra terra
Un avvio positivo
per i rifugi
del Grande Anello
PanParks il concetto
La conferenza annuale
nel Parco dei Sibillini
Cosa sono i funghi
Il tartufo bianco
Le XII giornate micologiche
Le castagne, un tesoro
di ieri e di oggi
Le sagre della castagna
Il castagno e i suoi frutti
Indennizzo dei danni
provocati dalla fauna
selvatica
Un progetto
per il turismo sostenibile
Notizie in breve
Le manifestazioni
nei comuni
del Parco
Le piante officinali:
un’opportunità
economica e ambientale
Le castagne, un tesoro di ieri e di oggi

Ezio Pazzaglia, uno dei tanti custodi della memoria storica del mondo
rurale dei nostri avi che ci accompagna, insieme a Cecilia Fattinnanzi,
nel fantastico mondo dei castagnari, ricorda un detto popolare che dice
così: “La donna è come la castagna, fuori è bella e dentro c’è la
magagna…”. Un detto curioso accanto al quale si cela, in realtà, una
grande passione ed amore delle genti della montagna, per il castagno.
In tutte le stagioni l’ambiente delle castagne offre al visitatore emozioni
diverse e uniche: in primavera con la bellissima fioritura, in estate con
le pompose chiome, in autunno durante l’esplosione di colori e in
inverno, quando le “maestà”, oramai spoglie, creano un intrigante e
misterioso gioco di rami.
Tutto questo non trapela dalle voci dei nostri intervistati che vedono oggi
nel mondo e nelle attività legate alla castagna una realtà che sta
scomparendo.
Nel tempo, attorno ai castagneti, si è andata infatti delineando una vera
e propria civiltà che ha sviluppato usi, tradizioni, tecniche agrarie, lavori
artigianali, oggetti e manufatti. Era un importante giacimento forestale
ed agrario legato ai frutti e al legname di notevole valore, capace di dare
alle popolazioni locali una vita dignitosa e in perfetto equilibrio con
l’ambiente.
Una delle principali ricchezze economiche legate al castagno era
rappresentata proprio dalla lavorazione del legno: nelle segherie era
ridotto in tavoloni o modellato in pali, ma veniva lavorato soprattutto
nelle falegnamerie e dai mastri bottai che ne facevano scale, tini e botti
per il vino.
Tutto il legname veniva utilizzato ed anche i piccoli rami rappresentavano
un’importante risorsa; infatti vi era il cosiddetto “fascinaro” che procedeva
alla raccolta e alla sistemazione dei rametti in fascine da vendere.
L’altra fonte di ricchezza era rappresentata dal frutto dei castagneti.
La varietà di maggior pregio è il “marrone”, più grosso, di forma ovale
o a cuore, di una colorazione più chiara rispetto alla castagna e molto
più gustoso. Esso proviene da alberi coltivati, sempre migliorati con
innesti successivi, svolti a primavera con maestria ed eleganza da
persone umili che senza rendersene conto svolgono capolavori.
Ottobre era il mese più atteso dai castagnari; durante il periodo delle
raccolte, infatti, si chiamavano all’appello parenti ed amici per iniziare
la battitura. Un’accurata ripulitura del sottobosco per l’eliminazione di
felci, sterpaglie, cespugli ed erba rendeva più visibili i grandi marroni e
ne agevolava la raccolta; la seconda fase era la raccolta della
“scastagnatura”: con guanti e pinze artigianali, fatte con i rami degli
stessi alberi, si raccoglievano le prime castagne cadute con le piogge
e con i venti.
Si passava poi alla battitura che, con l’uso di pertiche e di scale,
consentiva di raccogliere i frutti della castagna. Le castagne, racchiuse
ancora nei ricci, si conservavano meglio e venivano quindi vendute nei
periodi di maggiore richiesta come a San Martino e a Natale. Oggi
diverse sono le tecniche adottate per conservare questi frutti preziosi,
ma la nostra accompagnatrice Cecilia ci consiglia semplicemente di
riporre le castagne “sgricciate” (tolte dai ricci) in tini di legno stipati in
cantine fresche e buie.
Nelle campagne non veniva sprecato nulla del raccolto, a partire dai ricci
vuoti che costituivano un ottimo combustibile per il camino; delle
castagne, invece, si lasciava lo scarto agli animali, in prevalenza ai
maiali, le cui carni divenivano ottime grazie a questo tipo di
alimentazione. Le castagne più piccole venivano invece utilizzate
nell’ambito familiare.
Di questo mondo oggi se ne sente ancora parlare dagli anziani,
ma domani?.

Barbara Aureli


I numeri pubblicati home