Uomo e Natura
Continua il nostro viaggio alla scoperta dei Parchi italiani:
il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

di Rita Chiaverini

Il Camoscio d’Abruzzo, graficamente stilizzato, è il simbolo del Parco
Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, un emblema che
simboleggia il legame con il passato, quando le montagne del Parco
ospitavano una popolazione numerosa di questo splendido erbivoro e,
nello stesso tempo, rappresenta l’ impegno per una riconquista definitiva
da parte dell’ungulato delle vette del Parco, grazie a un solidale patto tra
uomo e natura. Questo Parco e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini,
essendo confinanti, sono legati da comuni vicende storico-culturali e
antropologiche e il legame porta spesso i due Parchi a lavorare insieme
producendo materiale divulgativo e promuovendo manifestazioni, progetti
di ricerca e iniziative tra cui quella denominata “ Il calore dei due Parchi”,
finalizzata al recupero dell’antica e tradizionale attività delle carbonaie,
il cui prodotto, di recente, è stato anche immesso nella rete distributiva
della Coop Italia. Un altro importante obiettivo comune è quello di
realizzare in Arquata del Tronto (Ap) - ormai nota come il “Comune dei due
Parchi” - un centro servizi per le due aree protette.
Le difficoltà per l’avvio del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga sono
state molteplici e inenarrabili anche se, purtroppo, comuni ad altri Parchi:
l’attività è iniziata senza uffici, poco personale, scarsa disponibilità di fondi
e oggi, a due anni dall’insediamento dell’Ente, molti problemi persistono,
ma, nonostante ciò, si marcia quasi a regime.
Comunque sono stati banditi diversi concorsi per la copertura della pianta
organica, sta nascendo il sistema dei centri servizi, alcuni regolamenti
operativi già emanati permettono di agire positivamente in vari settori, il
Piano del Parco avanza, i rapporti con le amministrazioni locali, gli
operatori e i cittadini sono buoni e questo permette di progettare
positivamente il futuro. Il Parco ha favorito la nascita di cooperative giovanili
con le quali collabora attivamente, ha attivato lavori socialmente utili
occupando 75 persone per un anno, sta avviando con i Comuni facenti parti
dell’area circa quaranta cantieri per la realizzazione di centri servizi
recuperando edifici esistenti, ha in corso di allestimento la segnaletica e la
tabellazione, si sta occupando della sentieristica, del recupero ambientale
e della metanizzazione. Inoltre ha approvato alcuni interventi mirati al
recupero dei centri storici e dell’agricoltura tradizionale. In quest’ultimo
ambito l’Ente Parco cerca di eliminare i timori e le perplessità del mondo
agricolo verso l’area protetta con il sollecito pagamento dei danni causati
dalla fauna selvatica all’agricoltura e per quanto riguarda il grave problema
dei cinghiali, sta realizzando uno studio per determinarne numero e
abitudini per stabilire così eventuali misure di controllo di questi ungulati.
In altri casi, dovendo considerare le esigenze della fauna (ad esempio il
camoscio), si è cercato di procedere, in sintonia con i Comuni interessati,
alla regolamentazione dei pascoli, individuando quelli da riservare al Parco.
Altri interventi riguardano il sostegno, anche con contributi finanziari, alle
attività tradizionali (colture di lenticchie, cicerchie, farro, castagno, funghi,
allevamento di razze locali) e alla commecializzazione dei prodotti con il
“Marchio del Parco” in considerazione anche dell’importanza ecologica e
socio-economica che questo tipo di attività riveste per il territorio protetto,
nel quale è in corso da decenni un processo di destrutturazione delle
aziende agricole con conseguente grave spopolamento.
L’Ente Parco del Gran Sasso e Monti della Laga per risolvere le
problematiche presenti e per migliorare le proprie scelte da applicare nel
territorio collabora con le Università di Roma, L’Aquila, Teramo, Camerino e
altri organismi e istituti scientifici: attualmente stanno partendo studi per
avere un quadro generale sullo stato del territorio e in particolare sui boschi
e sui pascoli.
Permangono invece difficoltà sul territorio per attività di difficile controllo
(traffico motorizzato, bracconaggio, raccolta prodotti del sottobosco, tagli
boschivi, abusi di vario genere) anche per le attuali carenze normative e di
sorveglianza che, comunque, in futuro, si potranno superare con il Piano
del Parco, il Regolamento e la migliore organizzazione del Coordinamento
Territoriale per l’Ambiente (CTA/CFS) e del Servizio Sorveglianza del Parco.
Un problema che fa discutere molto è quello relativo alla costruzione del
terzo tunnel nel Gran Sasso che vede l’ opposizione dell’Ente Parco, degli
ambientalisti e della stragrande maggioranza dei 44 comuni dell’area
protetta in quanto i precedenti lavori sotto il “Gigante” hanno causato,
come si legge in varie delibere consiliari, l’abbassamento della falda
acquifera, la scomparsa di cascate e di decine di sorgenti, l’inaridimento
del suolo per non parlare poi del fatto dei timori che molti hanno manifestato
riguardo la sismicità dell’area del Gran Sasso che potrebbe essere
accentuata da ulteriori lavori sotterranei.
“Il nuovo traforo - spiega il Presidente del Parco Giuseppe Rossi - non ha
nulla a che vedere con una migliore viabilità ma servirebbe esclusivamente
per un ulteriore accesso dei ricercatori nei laboratori scientifici sotterranei
del Gran Sasso che si prevede peraltro di ampliare (ma questo in genere
viene taciuto) con la creazione di altre due enormi “caverne” con le
conseguenze facilmente immaginabili. Altra cosa è la ricerca, a favore della
quale si dichiarano i premi Nobel Rubbia, Cronin, Richter e Mossbauer.
Anche il Parco è a favore della ricerca - conclude il Presidente Rossi - ma
a tutto deve esserci un limite. Sembra banale ma è sempre necessario
ribadirlo. E i notevoli stanziamenti previsti potrebbero veramente essere
utilizzati per lo sviluppo economico delle popolazioni di montagna,
investendo in iniziative ben più redditizie e compatibili”.
Per quanto riguarda l’economia, accanto all’agricoltura, all’allevamento e
all’artigianato, il turismo rappresenta una delle fondamentali attività
economiche presenti nel territorio. L’Ente di gestione, attraverso il Piano
del Parco che è in fase di elaborazione, intende indirizzare i flussi verso
quelle zone con particolari attrattive naturali e culturali prevedendo il
potenziamento dei servizi nei centri abitati e nelle aree già antropizzate.
Per il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, per il momento,
non ci sono particolari emergenze causate da flussi massicci di turisti in
specifici luoghi, ma l’Ente si sta preparando per quando i flussi
cresceranno. Il “circuito” di centri servizi, aree attrezzate, itinerari guidati e
meeting points che sta nascendo è finalizzato a incrementare il turismo di
qualità e, nel contempo, a governarlo.
Sono molti i punti in comune tra il Parco del Gran Sasso e Monti della
Laga e il Parco dei Sibillini ma quello che conta di più è che i rispettivi Enti
di gestione riescano sempre più ad essere portavoce verso gli organi
istituzionali di una cultura montana secolare modellata nell’ambiente che
soprattutto nei decenni passati, e a volte ancora oggi, è stata mortificata
da politiche che l’hanno impoverita culturalmente ed economicamente.
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