A colloquio con...
... William Scalabroni, uno dei pionieri del Parco dei Monti Sibillini
di Michele Sensini

Fin da quando frequentava l’Istituto agrario William Scalabroni, oggi
consigliere “anziano” del CAI, sapeva che avrebbe speso la sua vita per i
Monti Sibillini.
Dalla finestra della sua classe si vedevano i dintorni di Ascoli Piceno ed era
duro resistere su quel banco quando arrivavano le belle giornate, quando
era troppa la voglia di uscire a scorazzare sui “suoi” prati. Già, perchè oggi,
questi monti può davvero considerarli una parte di sè, avendo trascorso
tutta la vita in battaglie per la loro salvaguardia. E se il suo lavoro non ha
una precisa data d’inizio, ne ha una che ne sancisce, in parte, la degna
conclusione: il 1993, l’anno dell’istituzione del Parco Nazionale dei Monti
Sibillini.
Sta per uscire il libro bianco dal titolo “Sibillini, la nascita di un Parco” in cui
William Scalabroni e Maurizio Calibani raccontano le tappe, ma soprattutto
le mille difficoltà, del cammino verso l’istituzione dell’area protetta
umbro-marchigiana. Nel libro sono riportati numerosi documenti, atti
pubblici, articoli di giornale, fotografie che Scalabroni ha messo via via da
parte, senza pensare che un giorno lo stesso Parco dei Sibillini e persino il
Ministero dell’Ambiente gli avrebbero offerto la possibilità di farne un libro.
William Scalabroni già negli anni ‘70 si impegnava nei Sibillini affinchè
venisse istituito un Parco o, comunque, una vasta area protetta, ma non
sempre ha trovato l’aiuto dei Sindaci e degli amministratori delle Regioni.
Vi sono state difficoltà di natura burocratica che hanno fatto passare molti
anni, ma ci sono state anche numerosi problemi causati dall’incompetenza
di alcuni personaggi che, spacciandosi per addetti, hanno fatto tremare chi
invece aveva a cuore le sorti della propria terra. Addirittura, in un primo
azzardato progetto normativo del Parco, compariva un divieto di coltivazione
della lenticchia nei Piani di Castelluccio!
Il lavoro di Scalabroni è stato anche un importante lavoro di mediazione: si
è trattato di mettere d’accordo mille voci discordanti. E per questo,
Scalabroni ricorda, come uno dei maggiori successi, il convegno di
Montefortino del 1977 dove più volte fu sfiorata la lite, ma dove si parlò per
la prima volta in termini concreti di Parco Nazionale. Da una delle tante
soddisfazioni, passiamo a quella che Scalabroni reputa la delusione più
grande. Lui stesso ancora scurisce in volto quando cerca nel suo libro il
capitolo I, “Lo sfregio della Sibilla”, la strada che deturpa e deturperà ancora
per chissà quanto tempo il monte della Sibilla. Anche quella volta andò
molto vicino al successo, ma forse questo non fa che aumentare lo sdegno
al pensiero di quella montagna squarciata per sempre. A lavori iniziati riuscì
a bloccarli e a portare sul posto una squadra di guardie forestali. Era un
giorno piovoso di giugno, con la nebbia che impediva la vista dello sfregio da
lontano. Valutando i commenti che udì quel giorno, Scalabroni non si
aspettava di certo che poco tempo dopo venisse autorizzata la costruzione
della strada sul crinale.
In confronto, il pensiero della sua macchina bruciata per rappresaglia lo fa
sorridere. Già, perchè a Scalabroni hanno anche dato fuoco all’auto mentre
insieme ad un amico faceva foto ad una cava di breccia. Ma non deve averci
pensato più di tanto visto che ha continuato a difendere queste montagne e
questi boschi minati da tutte le parti. Si è tolto molte soddisfazioni, in
compenso.
E’ riuscito a impedire il taglio del bosco di S. Leonardo, facendo intervenire
l’allora Presidente del Senato on. Spagnoli che era anche Presidente
nazionale del CAI. E’ riuscito ad organizzare un comitato paritetico tra
esercito e Regione per evitare la creazione di un poligono di tiro stabile per
artiglieria su 360 ettari del Piano della Gardosa, organizzando anche una
manifestazione di protesta. Il merito di questo personaggio sta nell’essersi
mosso in tempo quando ancora in pochi si accorgevano della pericolosità
di certi interventi.
Negli anni ‘70, ad esempio, ha bloccato numerosi piani-neve che
prevedevano la creazione di piste da sci in zone con pericolo di valanghe
ed ha impedito il prelievo di una grande quantità d’acqua dall’Aso, buttando
all’aria ben tre progetti per cui erano stanziati sette miliardi che ancora oggi
sono disponibili. Nella sua lunga carriera di “guastatore” per la difesa
dell’ambiente non potevano certo mancare denunce e ricorsi legali che
hanno portato anche a condanne definitive. Non ha mancato di far notare il
suo dissenso attraverso i mass media nei confronti di dubbie iniziative,
come, ad esempio, quando non fu fatto nulla per vietare la mega-partita a
calcio (100 giocatori contro 100) sul Pian Grande di Castelluccio di Norcia.
Ma l’istituzione del Parco ha sicuramente ridotto il lavoro di questo minuto
signore che oggi si considera “a riposo” ma che, a colpi di foto e denunce,
è sempre pronto a difendere le montagne dalle strade, i fiumi dalle
captazioni, i boschi dai tagli, i paesaggi dalla edificazione selvaggia.
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