Anello dellalta Valle dellAso Un trekking per escursionisti esperti di Alessandro Rossetti e Michele Sensini Per gli amanti delle camminate in montagna, settembre rappresenta uno dei periodi migliori. Laria limpida e non più afosa allevia la fatica in salita e regala suggestivi paesaggi, spesso nitidi fino allorizzonte. La natura mostra i primi segni dellautunno, ormai alle porte. Così gli animali sono impegnati a recuperare lenergia spesa durante la stagione della riproduzione e ad accumulare le scorte necessarie per superare il lungo inverno o, come nel caso di molti uccelli, per affrontare la migrazione. Per molti di loro frutti e bacche, come more, corniolo, nocciole, sorbe, rappresentano una preziosa risorsa alimentare, mentre gli uccelli rapaci, soprattutto gheppi, grillai e poiane, si concentrano sulle praterie montane per cacciare grossi insetti, come le cavallette, e piccoli roditori. Nei prati fiorisce il colchico e, nel sottobosco, il ciclamino autunnale. Il percorso di trekking ad anello che proponiamo è adatto agli escursionisti esperti e necessita di equipaggiamento adeguato allalta montagna; si sviluppa per una lunghezza complessiva di 21 km e un dislivello complessivo in salita di 1530 metri; prevede circa nove ore di cammino da compiersi in due giornate, con partenza ed arrivo a Foce di Montemonaco. La varietà degli ambienti attraversati, che vanno dalle secolari faggete della valle di Foce alle creste affilate dalta quota, nei pressi del Monte Torrone, con possibilità di raggiungere lo splendido anfiteatro della Valle del Lago di Pilato, garantisce, anche allescursionista più esigente, soddisfazione ed appagamento. Il previsto pernottamento in alta quota, inoltre, costituisce unesperienza unica da non perdere ma consigliata solo con buone condizioni atmosferiche, considerata la possibilità di forti raffiche di vento e di temperature notturne che, anche in estate, possono scendere sotto lo zero. Primo giorno (dislivello: salita 1230 m; discesa 173 m; tempo: circa 4h) Si prende levidente sentiero che inizia subito a valle dellabitato di Foce, nei pressi di unarea attrezzata per pic-nic (945 m), e che risale il versante sinistro orografico della valle dellAso; si prosegue allinterno del bosco della Frondosa fino raggiungere il fosso Zappacenere; si segue quindi la pista, evitando di risalire il fosso che passa alla sua sinistra; usciti dal bosco si continua lungo il sentiero, tra pascoli e alberi sparsi, fino alla Fonte Santa Maria (1537 m) e poi, attraverso una salita piuttosto ripida e accompagnati dallo splendido scenario dellanfiteatro di M. Palazzo Borghese, fino ai 1700 metri della Fonte dellAcero (circa 3 ore dalla partenza). Limponente parete rocciosa del M. Palazzo Borghese, che sovrasta una conca di origine glaciale, è abitata da colonie di gracchi alpini e corallini, due interessanti corvidi dalta montagna che possono essere facilmente osservati in volo mentre compiono ardite evoluzioni acrobatiche. Il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), in particolare, che si distingue da quello alpino per il becco lungo e rosso, è inserito tra le specie dinteresse comunitario. Si prende quindi il sentiero che sale fino alla sella (2090 m) situata tra il M. Porche (2233 m) e M. Palazzo Borghese (2145 m), tralasciando levidente sentiero a sinistra che taglia la testata dellanfiteatro, proprio sotto la parete rocciosa di M. Palazzo Borghese. Dalla sella il panorama si apre sugli spettacolari Piani di Castelluccio e sulla valle boscosa di Gualdo e Castelsantangelo sul Nera. Le praterie daltitudine poste al di sopra dei 2000 m di quota sono ricche di specie floristiche rare e, talvolta, esclusive dellAppennino, come la stella alpina appenninica (Leontopodium nivale), che in questo settore raggiunge il limite settentrionale del proprio areale. Girando a sinistra si percorre il tratto di cresta fino al bivio posto in prossimità della cima dellArgentella (2200 m), lungo la linea di confine tra le Marche e lUmbria, con una notevole veduta aerea che vi ripagherà delle fatiche della salita. Ormai giunti alla fine del percorso del primo giorno, bisogna abbandonare la cresta imboccando il primo sentiero che scende lievemente sulla destra per raggiungere in breve il Casale dellArgentella (2002 m), nei pressi del quale è possibile pernottare. Poco oltre il Casale è situata la Fonte delle Fate, in cui è presente una serie di trocchi posti a pettine rispetto alla costa della montagna; in estate inoltrata la fonte potrebbe essere asciutta, è bene, quindi, portare con sé una tanica da qualche litro per effettuare il rifornimento dacqua nelle fonti incontrate lungo il tragitto, tenendo conto che non si incontreranno più sorgenti fino a metà del percorso previsto per il mattino seguente. Non è mai superfluo ricordare che la permanenza notturna non dovrà lasciare tracce, portate quindi con voi dei sacchetti dove raccogliere i rifiuti da riportare a valle. Nel montare la tenda evitate di scavare fossi o di lasciare altre tracce, rispettando sempre lincontaminato ambiente naturale che vi circonda. Secondo giorno (dislivello: salita 293 m; discesa 1350 m; tempo: circa 5h) Proseguendo lungo il sentiero si raggiunge in breve Forca Viola (1936 metri), storica porta daccesso al Lago di Pilato degli abitanti del versante Norcino. Da qui inizia il sentiero in discesa (piuttosto ripido per un primo tratto) verso la Valle del Lago di Pilato, racchiusa dalle cime più elevate dei Sibillini, tra cui il M. Vettore (2476 m) e il roccioso Pizzo del Diavolo (2410 m). In meno di unora, attraversando il ghiaione esposto a est, si giunge nei pressi dei ruderi della Capanna Piscini, posta a 1753 metri, dove si incontra il sentiero che giunge da Foce; da qui è possibile raggiungere facilmente il lago di Pilato (1949 m), allungando il percorso di circa 40 minuti tra andata e ritorno (meglio non fidarsi della Fonte del Lago che generalmente si prosciuga in agosto). Oltre allomonimo lago, di origine glaciale, in cui vive lendemico chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii), la testata della Valle del Lago di Pilato conserva altri ambienti unici, quali i ghiaioni, che rappresentano ecosistemi tanto fragili quanto ricchi di piante e animali rari. La loro conservazione dipende pertanto dal comportamento responsabile di tutti i visitatori che, dopo una lunga camminata, potranno godere delle sensazioni che solo una natura incontaminata è in grado di offrire. Ripresa la via del ritorno, si scende lungo il sentiero di fondo valle e si giunge, in mezzora circa, alla Fonte Matta. Qualche centinaia di metri più a valle, poco prima delle Svolte che portano a Foce (ca. 1530 m), si devia per il sentiero che sale ben visibile a destra, sovrastato dal costone occidentale del M. Torrone (2117 m). Al limite tra il bosco e le praterie crescono piante arbustive dal portamento strisciante, come luva ursina, che in settembre mostra le sue vistose bacche rosse. Si prosegue fino a raggiungere la cresta affilata (1823 m) che digrada verso nord dal M. Torrone e che si affaccia sulle frazioni di Montegallo, aprendosi su un panorama mozzafiato che spazia sulle colline picene, fino al Mare Adriatico. Tra le rupi e le praterie prossime alle vette è facile incontrare uccelli adattati alle severe condizioni ambientali dellalta montagna, come il fringuello alpino, proveniente dallartico e dalle Alpi, e il raro sordone. Dalla cresta si torna in dietro per qualche centinaio di metri, fino ad un bivio evidente, in prossimità di Fonte Fredda (1749 metri); da qui si prende il sentiero che scende a destra tagliando il versante occidentale del M. Banditello e della Cima delle Prata e, in mezzora, si entra nella splendida faggeta che sovrasta Foce. Le faggete mature costituiscono lhabitat per molti animali che hanno bisogno del legno marcescente in cui trovare cibo e rifugio, come le diverse specie di picchio e la Rosalia alpina, uno splendido insetto carabide di colore blu e nero e dalle antenne lunghissime. Il sentiero di ingresso nel bosco è ben evidente, ma si perde non appena si entra nella splendida faggeta, allaltezza di Fonte della Cerasa: il passaggio continuo del bestiame ha creato col tempo una serie infinita di piccoli tratturi scomodi da percorrere; si consiglia pertanto di prendere come riferimento le evidenti rocce de Il Canale che si trova sul versante di fronte a voi, accanto al Bosco di Frondosa, e di scendere, in linea con esso, zigzagando fino a Foce. |
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