L'Appennino diventa il Parco d'Europa
Avviato l'iter che valorizza la ricchezza della montagna appenninica
attraverso un sistema integrato di aree protette e politiche
di sviluppo sostenibile

di Michele Sensini


Esperienze a confronto per strategie comuni. Per questo nasce l’idea del
progetto APE (Appennino Parco d’Europa) al fine di creare un sistema
integrato delle aree protette dell’Appennino capace di attuare politiche di
sviluppo sostenibili in territori della dorsale montana fino ad oggi
scarsamente valorizzati e spogliati di risorse e di servizi in favore di altre
realtà territoriali.
L’idea che è alla base del progetto APE è nata circa dieci anni fa
dall’azione svolta dall’Intergruppo Montagna del Parlamento Europeo per
incentrare l’attenzione dell’opinione pubblica e degli organi comunitari sulla
rilevanza strategica, ai fini della conservazione ambientale, della fascia
dell’Appennino centrale che va dai Monti Sibillini al Parco Nazionale
d’Abruzzo.
La spinta decisiva per la realizzazione di APE è venuta da Legambiente
nonché dalla conseguente iniziativa di ARVE (Abruzzo regione verde
d’Europa), un’originale associazione che per alcuni anni è stata attiva in
Abruzzo in collaborazione con la regione Abruzzo e il Ministero
dell’Ambiente. E’ da molto tempo, quindi, che ci si rende conto della
centralità che queste aree, oggi ininterrottamente protette attraverso un
sistema di Parchi, assumono nella strategia di conservazione
dell’ambiente, poiché in essa è possibile realizzare un corretto rapporto tra
uomo, ambiente e sviluppo di attività economiche.
Con l’avvento della legge quadro sulle aree protette (la 394/91), e con la
conseguente istituzione di dodici nuovi Parchi Nazionali, di cui la maggior
parte nell’Appennino, la situazione di tutela ambientale è notevolmente
cambiata rispetto alla metà degli anni Ottanta. In ogni caso il risultato più
importante è quello di essere arrivati ormai ad una consapevolezza più
diffusa della necessità di un approccio sistematico ai Parchi e alle aree
protette.
Il progetto APE però va oltre questa consapevolezza e, nella convinzione di
poter moltiplicare gli effetti positivi che derivano dall’istituzione dei Parchi,
vede nella montagna, fino ad oggi scarsamente valorizzata, una risorsa
strategica, il territorio più favorevole per avviare politiche di sviluppo
sostenibile.
L’obiettivo di realizzare un sistema integrato di aree protette è ambizioso in
quanto non si parla dei singoli Parchi, ma dell’intero arco appenninico e del
suo esteso ed articolato sistema ambientale e territoriale ricchissimo di
“biodiversità” e, oltretutto, strettamente correlato al patrimonio
storico-culturale frutto del millenario insediamento umano.
Per la realizzazione di questo difficile progetto, fondamentale però per
elaborare strategie comuni che difendano e valorizzino la natura e
l’economia delle aree montane, è necessario unire tra di loro i vari attori
istituzionali, sociali e imprenditoriali, definendo uno strumento quadro di
riferimento: questo è offerto dalla “Convenzione per lo sviluppo sostenibile
dell’Appennino” che verrà presentata a Roma dal 25 al 28 settembre
nell’ambito della I Conferenza nazionale sulle aree protette. In tale contesto
verranno delineati i ruoli che le varie regioni dovranno assumere in relazione
al progetto APE: alla Toscana verrà affidato il coordinamento dell’Appennino
settentrionale, alla Calabria di quello meridionale, mentre all’Abruzzo
spetterà il coordinamento generale oltre che quello specifico dell’arco
centrale.
La Convenzione per lo sviluppo sostenibile dell’Appennino attuerà un
“Programma di Azione” coerente con gli orientamenti dell’Unione Europea.
Il riferimento all’Europa non è infatti un mero espediente definitorio, ma
entra nella sostanza del progetto: non è possibile parlare di sviluppo
dell’agricoltura dell’Appennino se non si incide sulla politica agricola
comunitaria imponendo delle azioni specifiche che risolvano quella serie di
problemi che affliggono l’agricoltura montana e che finora sono stati elusi.
I Parchi però, oltre a rappresentare oggi la grande (forse l’unica) risposta
istituzionale ai problemi di uno sviluppo reale delle aree interne montane,
sono allo stesso tempo una valvola di sfogo al bisogno sempre più
crescente di natura, di ambiente e di aree vivibili che viene dai grandi
addensamenti urbani. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha subito intuito
tale bisogno e, nel “Protocollo d’intesa” sottoscritto di recente con il
Comune di Roma, ha dato vita a un patto destinato a garantire ai cittadini
romani una maggiore fruibilità dei Sibillini.
Sempre nell’ambito del progetto APE, infine, sono state portate a termine
altre iniziative simili, come, ad esempio, il protocollo d’intesa firmato dal
Ministero dell’Ambiente, dalle centrali cooperative (in rappresentanza delle
tante cooperative che gestiscono attività ambientali nelle aree protette) e
dalle organizzazioni di commercio.
Dal Protocollo
con il Comune di Roma alla
prima Conferenza Nazionale
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