Il Piano per il Parco Nazionale dei Monti Sibillini:
di Giorgiana Giacconi

Che cos’è un Parco (che cos’è il Parco dei Monti Sibillini) e che cos’è
un Piano (che cos’è il Piano per questo Parco)?
Parco come sistema di vincoli e di incentivi? Parco come “recinto” o come
museo?
Come risarcimento all’occupazione – distruzione – desertificazione di ciò
che Parco non è?
O Parco, piuttosto, come laboratorio, come occasione per sperimentare
un pensiero “altro”, un pensiero diverso che possa poi applicarsi alla totalità
del territorio?
Questi gli interrogativi cui, preliminarmente, il Piano è chiamato
a rispondere.

Il quadro normativo (La legge 6 dicembre 1991 n. 394)

I contenuti dei Piani per i Parchi

L’articolo 12 della Legge quadro sulle aree naturali protette (L. 394/61)
definisce i contenuti e le modalità di approvazione del Piano del Parco,
e gli assegna il ruolo di strumento di tutela dei valori naturali e ambientali.
Il Piano, in particolare, disciplina:
a) l’organizzazione generale del territorio e la sua articolazione in aree
o parti caratterizzate da forme differenziate di uso, di godimento e di tutela;
b) i vincoli, le destinazioni di uso pubblico e privato e le relative norme
di attuazione, con riferimento alle varie aree o parti del piano;
c) i sistemi di accessibilità veicolare e pedonale, con particolare riguardo
ai percorsi, agli accessi e alle strutture riservate ai disabili, ai portatoti
di handicap e agli anziani;
d) i sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale
del Parco: musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio,
attività agri-turistiche;
e) gli indirizzi e i criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna
e sull’ambiente naturale in genere.
Il Piano, inoltre, suddivide il territorio in base al diverso grado di protezione,
prevedendo:
a) riserve integrali
b) riserve generali orientate
c) aree di protezione
d )aree di promozione economica e sociale.

Le modalità e i tempi di adozione e approvazione

Il Piano è predisposto dall’Ente Parco ed è adottato dalla Regione
(o Regioni) i cui ricade il territorio del Parco, sentiti gli enti locali. Il Piano
adottato è poi depositato per 40 giorni presso le sedi dei Comuni,
delle Comunità Montane e delle Regioni interessate, affinché chiunque
possa prenderne visione.
Entro i successivi 40 giorni chiunque può presentare osservazioni scritte,
sulle quali l’Ente Parco esprime il proprio parere entro 30 giorni.
Entro 120 giorni dal ricevimento di tale parere, le Regioni si pronunciano
sulle osservazioni presentate e, d’intesa con l’Ente Parco (per quanto
concerne le riserve integrali, le riserve generali orientate e le aree
di protezione) e d’intesa, oltre che con l’Ente Parco, anche con i Comuni
interessati (per quanto concerne le aree di promozione economica
e sociale), emana il provvedimento di approvazione. Il Piano, che ha effetto
di dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza e indifferibilità
per gli interventi in esso previsti, sostituisce ad ogni livello i piani paesistici,
i piani territoriali o urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione.
Nel 1997 l’Ente Parco ha provveduto a formare un gruppo di lavoro
– composto da esperti in diverse discipline (pianificazione territoriale,
geologia, pedologia, botanica, zoologia, agronomia, idrogeologia, etc.) –
ui è stato affidato l’incarico di redigere il Piano per il Parco. Responsabile
scientifico del gruppo è stato nominato il Prof. Roberto Gambino
del Politecnico di Torino.
Contestualmente, è stato costituito l’Ufficio di Piano, di cui fanno parte
giovani laureati che hanno esperienze nel settore geologico, naturalistico,
informatico, etc. e che, operando costantemente presso la sede dell’Ente
Parco, hanno il compito di elaborare ed organizzare opportunamente
i contributi degli esperti del Gruppo di lavoro.
Fin dalle prime fasi di redazione del Piano, si è, inoltre provveduto ad avviare
le attività del cosiddetto “Laboratorio per l’ascolto”, concepito come “luogo”
di dialogo e di confronto tra l’Ente Parco, il Gruppo di progettazione
e i diversi soggetti (cittadini, enti locali, associazioni, etc) a vario titolo
interessati al Piano.
Dal punto di vista metodologico, la prima fase di redazione del Piano
è consistita nella predisposizione di una serie di analisi “settoriali”, cioè
di una serie di letture del territorio operate dagli esperti nelle diverse
discipline: un’operazione fondamentale, o meglio “fondativi” per il Piano,
che ha permesso altresì di costruire un patrimonio di conoscenze, di studi,
di analisi che potranno essere rese disponibili a chi vive e amministra
il territorio del Parco.
Ovviamente, fin dall’avvio di queste prime fasi, ci si è preoccupati
di introdurre un quadro di riferimento che consentisse di procedere
ad un immediato confronto delle diverse “letture” che si stavano compiendo:
è stata così individuata una sorta di “griglia” di confronto all’interno
della quale, per le diverse discipline, potessero emergere gli elementi
strutturanti, gli elementi caratterizzanti, gli elementi qualificanti
e gli elementi di criticità presenti nel territorio del Parco.
Sullo sfondo di questa griglia comune di lettura, che pure prende avvio
da approcci diversi, si è venuta a delineare una prima articolazione
del territorio del Parco per “unità di paesaggio”, intese come parti
di territorio caratterizzate da peculiari sistemi di relazioni ecologiche,
funzionali, storiche, culturali e visive fra elementi chiamati a dialogare fra
loro. L’altro concetto fondamentale emerso da queste prime fasi di lavoro
è stato quello di “rete”, intesa come sistema che a sua volta mette
in relazione fra loro – sia dal punto di vista “paesaggistico” che da quello
economico e sociale – le diverse realtà locali.
Proprio a partire da questi due “sistemi” di relazioni (le “unità di paesaggio”
e le “reti”) si è potuta quindi delineare una serie di “strategie” per la tutela
e la valorizzazione dell’intero territorio dei Sibillini, cioè una serie di azioni
che, nei diversi settori, siano capaci di garantire una corretta salvaguardia
del territorio del Parco e, insieme, di attivare la progettualità e le iniziative
degli attori politici, economici e sociali.
Il percorso – lungo e complesso anche per il numero dei consulenti
coinvolti, per la diversità di discipline messe in campo, per la novità
degli approcci metodologici - seguito fino ad oggi dal gruppo di lavoro
ha portato al progetto preliminare di Piano che senza dubbio è un progetto
di alto livello tecnico-scientifico e che è stato presentato al Consiglio
direttivo del 17 maggio 2000.
Con tale presentazione si passa ad una nuova fase, complessa ma
fondamentale, che deve vedere la partecipazione attiva delle istituzioni
e della società.
Il progetto è stato inviato a tutti i componenti della comunità del Parco
ed è stata attivata una prima serie di incontri tecnici con tutti e 18 i Comuni
del Parco.
Durante l’autunno sono previsti ulteriori incontri al fine di:
> Ottenere le osservazioni tecniche necessarie per correggere eventuali
errori, colmare le lacune, completare gli approfondimenti;
> Stimolare le riflessioni critiche costruttive delle altre istituzioni che devono
confrontarsi sui contenuti, sulle metodologie, sulle scelte;
> Contribuire all’approfondimento e all’ampliamento dell’analisi
e delle proposte.
Si entra così nella fase di vera e propria co-pianificazione che sarà tanto più
feconda tanto più il confronto sarà approfondito e costruttivo.
Da sottolineare, infine, la fondamentale importanza che riveste il rapporto fra
il Piano per il Parco e il Piano pluriennale economico e sociale.
È stata innanzitutto confermata - e non solo perché così prevede la recente
Legge 426/…… - la necessità della con testualità dei due Piani,
sia nei tempi che nei contenuti, pur nella consapevolezza delle difficoltà che
questo rapporto necessariamente comporta: la necessità di conciliare
l’urgenza delle risposte in termini di strategie economiche con i tempi
lunghi delle politiche ambientali, la divaricazione fra gli interessi
delle comunità locali e quelle di chi vive fuori dal Parco, l’esigenza
di delineare strategie a lungo termine insieme alla necessità di fornire
risposte tempestive all’esigenza di avviare azioni concrete.
Di qui la sfida con cui il Piano, i Piani, sono chiamati a misurarsi:
la necessità di costruire strategie per la tutela e la valorizzazione
del territorio dei Sibillini senza rinunciare, parallelamente, ad interventi
immediati su problemi concreti, all’interno di un processo costante
di co-pianificazione e di comune gestione del territorio.
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