Le favolose fioriture del Parco La primavera sorprende i Monti Sibillini quasi dimprovviso, risvegliando la vita dal lungo torpore invernale. E come un estroso pittore dipinge il paesaggio di mille colori, risalendo a mano a mano dalle colline fino alle cime più alte. I primi segnali giungono in realtà già a febbraio, quando nel sottobosco dei querceti e dei carpineti, tra la lettiera di foglie morte, le primule e i bucaneve annunciano che il gelo tenace dellinverno più rigido ha ormai i giorni contati. A marzo, le piante possono contare su un sole meno timido, in grado di sciogliere la neve anche nei versanti esposti a nord, formando rivoli gorgoglianti, laghetti temporanei e cascatelle. Nei boschi collinari ancora spogli si accendono le macchie gialle del corniolo e quelle bianche del prugnolo spinoso, mentre alle primule si accompagnano i fiori dellerba trinità, della viola silvestre e della scilla. Più in alto, negli spiazzi di prato, tra lerba ancora secca e pressata dal peso della coltre nevosa appena sciolta, spuntano le fioriture dello zafferano maggiore. Ma la primavera esplode in aprile, quando i boschi e i prati cambiano rapidamente dabito, vestendosi del verde luminoso dei germogli e delle giovani foglie. In collina le rosacee selvatiche e da frutto, come il ciliegio, il mandorlo, il susino e il biancospino, gareggiano tra loro ostentando colori e profumi inventati per sedurre gli insetti pronubi, a cui è affidato linsostituibile compito dellimpollinazione, necessaria a garantire la riproduzione sessuale, in cambio di nutriente polline e nettare. Ma, in fatto di espedienti escogitati per attrarre gli insetti, nessun fiore può competere con le orchidee, le piante più evolute. Molte specie appartenenti a questo gruppo, infatti, tra cui le ofridi, imitano fedelmente non solo la forma, ma anche i ferormoni, cioè i richiami sessuali chimici, di specifiche categorie di insetti impollinatori, come i bombi e le api. È questo il sorprendente risultato di uno stretto rapporto tra specie diverse che, in milioni di anni, si sono evolute influenzando reciprocamente le proprie strategie di adattamento, in quello straordinario fenomeno che prende il nome di coevoluzione. Nel territorio del Parco vivono oltre 50 specie di orchidee, dalle forme più varie e incantevoli e adattate ad unampia gamma di ambienti. Le ofridi, come pure la ballerina e la comune e appariscente orchidea maggiore, prediligono i prati aridi collinari e spesso sincontrano lungo i margini stradali, mentre le cefalantere e lorchidea macchiata crescono nellombra dei boschi. Ma il maggior numero di specie di orchidee, tra cui la minore, la piramidale, la screziata e la sambucina, che tipicamente si presenta nella duplice colorazione rossa e gialla, crescono invece in praterie montane calcaree che, proprio per il verificarsi di stupende fioriture di orchidee, sono state ufficialmente inserite tra gli habitat di interesse comunitario. Maggio e giugno regalano le fioriture più spettacolari dei Monti Sibillini. I grandi fiori della peonia tingono di un rosso acceso le radure e i margini delle faggete della Valle dellAmbro, del Tenna e di Canatra, dove fioriscono anche il giglio rosso e il giglio martagone. Le candide fioriture del narciso dei poeti e quelle variegate della viola dEugenia si stendono invece a perdita docchio sulle sconfinate distese verdi, talvolta unendosi, come al Piano Grande, al giallo del raro tulipano montano. Nei pascoli più utilizzati dal bestiame si stagliano alte, invece, le genziane maggiori. Le fioriture più famose, tali da richiamare ogni anno migliaia di visitatori e fotografi, sono però quelle che si producono sui geometrici campi coltivati che tappezzano i Piani di Castelluccio. Protagoniste di tale straordinario spettacolo sono in realtà le piante cosiddette infestanti che invadono, pur senza danneggiarli, soprattutto i campi in cui cresce la pregiata lenticchia. Lintensità e i colori dominanti della fioritura variano da un anno allaltro in dipendenza dellandamento meteorologico e delle pratiche agricole effettuate, ma anche in relazione al periodo di fioritura delle singole specie nel corso della stessa stagione agraria. Così, da maggio sono soprattutto i fiori della senape selvatica a tingere di giallo i campi, mentre più tardi, tra maggio e giugno, compare il rosso dei papaveri e il bianco della camomilla bastarda; a giugno e luglio, talvolta fino ad agosto, i campi inondati dai fiordalisi sembrano, se osservati da lontano, piccoli specchi dacqua che riflettono lazzurro del cielo. Alcuni appezzamenti, invece, mostrano fioriture variegate in cui nessun colore prevale sugli altri. Il culmine della fioritura si ha generalmente a fine giugno. Sulle cime più alte, la bella stagione è così breve da costringere le piante a compiere in fretta il proprio ciclo riproduttivo, sfruttando al massimo le proprie armi a disposizione per attrarre gli insetti impollinatori; per questo, alle alte quote, i fiori sfoggiano colori e profumi di intensità ineguagliabile, come il blu elettrico della genziana invernale. Anche le forme appaiono singolari, per effetto delladattamento a condizioni climatiche estreme, caratterizzate da pronunciata aridità dovuta ai venti fortissimi, al ghiaccio persistente e al suolo pietroso. Molte piante, tra cui la silene a cuscinetto, presentano fusti talmente accorciati da farle sembrare dei cuscini colorati incollati alle rocce. Altre, come la stella alpina dellAppennino, sono ricoperte da una fitta peluria bianca o argentea. Lalta montagna, insomma, è un regno a parte, dove le piante, rimaste quassù isolate per migliaia di anni, sono gradualmente mutate, diventando, spesso, nuove specie esclusive della montagna appenninica: nobili e preziose rappresentanti del favoloso giardino dei Sibillini. Alessandro Rossetti |
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