Il nostro impegno
per il Countdown 2010
Il Parco valore aggiunto
per il territorio
I progetti per il territorio
Valorizzazione delle aree
e dei percorsi verdi a Visso
Riqualificazione della Valle
del Fiastrone
Il recupero di Palazzo
Leopardi a Montefortino
Un progetto per far rivivere
l’Alta Val d’Aso
Norcia: il Complesso
monumentale San Francesco
Interventi nella Valle
del Campiano
Le favolose fioriture del Parco
Fuochi all’aperto: verso
una semplificazione delle
procedure
Il Piviere tortolino:
storia di un incontro inatteso
L’Atlante degli uccelli
nidificanti
Nuove prospettive
per l’economia del Parco
L’esperienza Varnelli
tra passato e futuro
Economia e territorio:
il Marchio del Parco
Il sito del Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
Tecnologia Open Source
per i portali del Parco
L’Associazione delle guide
del Parco
L’esperienza Varnelli tra passato e futuro

Tradizione ed innovazione sono le parole chiave che hanno caratterizzato
il nostro incontro con Orietta Maria Varnelli, una delle eredi della nota
azienda marchigiana di cui è amministratrice delegata.
La storia di antichi e abili imprenditori qui si mescola magistralmente con
uno sguardo al futuro e alle nuove tecnologie, connubio perfetto che ha
contribuito a valorizzare l’intero territorio. Entrando nell’azienda si
percepisce, fino quasi a toccarlo, un sapore di familiarità, che si mescola
ai profumi intensi dell’anice e delle altre erbe officinali sapientemente
miscelate per lasciare intatto l’aroma di un paesaggio dagli antichi sapori.
Veniamo ricevuti nella sala riunioni e, in un clima di assoluta
accoglienza, diamo vita ad una piacevole chiacchierata soffermandoci
sulla soft economy, l’economia del vivere bene.
Come si pone l’esperienza Varnelli in questa prospettiva?
«Ci siamo sentiti naturalmente parte della soft economy proprio perché la
nostra azienda si caratterizza per essere un mix di tradizione e
innovazione. Tradizione per quanto concerne il riproporre ogni giorno le
antiche ed originali ricette rimaste immutate nel tempo e dalle quali
deriva la qualità intrinseca dei nostri prodotti. Innovazione intesa come
moderne tecnologie applicate agli impianti produttivi ed alla gestione
della clientela, ma anche come nuovi prodotti, nuove modalità di
comunicazione e di ricerca finalizzate a fornire informazioni sulle
proprietà dei nostri liquori ed amari».
Quali elementi hanno contribuito a rendere la sua azienda una delle
realtà più solide ed importanti della tradizione e dell’economia
marchigiana?
«Il forte legame col territorio, dal quale non abbiamo mai pensato di
trasferirci nonostante la forte carenza di facilitazioni logistiche,
consapevoli della responsabilità che abbiamo verso la comunità e che
l’identità stessa della nostra azienda è fortemente legata alla cultura e
alle tradizioni di questi luoghi. Ci sentiamo molto forti per la qualità delle
relazioni umane sulle quali si può contare e sull’altissimo livello di
coesione sociale che ci circonda. L’azienda, inoltre, ha sempre riservato
grande cura alla qualità del prodotto, alle strategie di marketing, di
valorizzazione del brand e ai rapporti con i nostri interlocutori».
Il rispetto delle tradizioni produttive non rischia di confinare l’azienda ad
ambito marginale nell’era della produzione globalizzata?
«Oggi ci si chiede su quali leve distintive puntare per continuare a
competere nel mercato globale e l’unica via vincente è indubbiamente la
qualità perseguita a tutti i livelli; strategia che da sempre caratterizza il
nostro stile aziendale e che ci assicura una crescita costante, talvolta
anche in controtendenza con il settore di riferimento».
È opportuno sviluppare una concertazione tra le imprese del territorio ed
il Parco, anche alla luce del valore aggiunto che un eventuale utilizzo del
logo dell’ente potrebbe apportare alle imprese?
«Oggi il consumatore è sempre più attento a tutto ciò che c’è intorno e
dietro al prodotto o al servizio che venga offerto, proprio perché è alla
ricerca di elementi distintivi che orientino le sue scelte. Non è un caso
che le imprese che si rivolgono al mercato estero presentino non solo
immagini del prodotto, ma anche del territorio dal quale proviene per
evocare suggestioni accessorie.
Il Parco, in questo senso, è un’istituzione ad alto valore aggiunto.
Sviluppare sinergie tra le aziende ed il Parco porta benefici ad entrambi
gli interlocutori: per il Parco, in quanto le imprese sono motori di
sviluppo del territorio e per le imprese, in quanto è un forte vantaggio far
conoscere la realtà in cui sono calate.
In tema di sinergia ci piacerebbe pensare ad una collaborazione con il
Parco perché il nostro Amaro Sibilla possa tornare ad essere prodotto
con erbe e radici raccolte sui Monti Sibillini, investendo per tornare ad
una tipicità assoluta.
Abbiamo già avuto contatti con il Parco per poter portare avanti iniziative
volte a stimolare gli agricoltori locali verso colture biologiche o di piante
officinali, in particolare per impiantare colture di Genziana Lutea e di
Genzianella Dinarica, piante le cui specie spontanee sono oggi protette
tanto che, da anni, la nostra azienda se ne approvvigiona da fornitori del
nord Italia».
Quale approccio impone il tema della responsabilità sociale, in modo
particolare l’attenzione ai valori ambientali, nella gestione aziendale?
«Ogni impresa è patrimonio dell’intera comunità in cui opera e ciò
comporta la responsabilità di garantire continuità e prosperità
all’azienda stessa, supportando altresì le iniziative che contribuiscono a
valorizzare il territorio, le sue tradizioni, la sua cultura.
È inoltre fondamentale rispettare l’ambiente; riteniamo un grande
privilegio lavorare in un’azienda che al suo interno è dotata delle più
moderne tecnologie e, allo stesso tempo, ci consente di affacciarci alle
finestre e di ammirare splendide colline.
Per tale motivo abbiamo recentemente avviato l’iter per la certificazione
ambientale ISO14001 e per la certificazione SA8000; quest’ultima,
relativa ai comportamenti etici, avviata nella consapevolezza che è sempre più necessario comunicare all’esterno i valori a cui l’azienda si è
sempre ispirata in modo spontaneo sin dalle origini. Responsabilità
sociale significa occuparsi dei giovani; lo facciamo in azienda,
accogliendo visite di scolaresche nonchè stagisti e laureandi e andando
noi stesse negli istituti scolastici e nelle università per portare un nostro
contributo alla formazione e all’orientamento verso il mercato del lavoro.
Responsabilità sociale significa correttezza verso portatori di interessi; in
primo luogo i nostri collaboratori interni, tutti del territorio, alcuni dei quali
sono con noi da oltre trent’anni, garantendo continuità e condividendo
con noi la storia dell’impresa. ».
La nostra visita si conclude curiosando tra i macchinari, le erbe
aromatiche e le caldaie di rame. Usciamo sotto lo sguardo fiero dei
ritratti di tre generazioni di Varnelli, avendo l’impressione di venir fuori
da un antico romanzo dagli aromi intensi e con in mente questa frase:
“Bisogna far capire quanta importanza abbia avuto, da sempre, l’uomo su
questo territorio”…

Marina Tarragoni


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