I confini delle aree protette:
il caso elblematico di Ragnolo
Il nostro punto di vista
sulle energie rinnovabili
Bioedilizia, solare termico
e biomassa: un modello
di efficienza energetica
Idroelettrico:
esperienze e confronto
di piccoli produttori
Gestione del cinghiale:
risultati del Piano triennale
e prospettive future
Risultati del Piano Territoriale
Il Parco aderisce
al Programma di Azione
per la tutela
dell'Orso Marsicano
Le trappole fotografiche
per il monitaraggio
della fauna
Il Programma triennale
di conservazione del lupo
e di altri carnivori
Tre giorni con i lupi
Strategia per lo sviluppo
turistico sostenibile:
si chiude il quinquennio
attuativo
Le novità nel settore
turistico per il 2008
Uno sguardo sulle attività
nel 2008
I confini delle aree protette:
il caso emblematico di Ragnolo

La tecnologia avanzata è ormai entrata profondamente nella nostra vita
quotidiana e sempre di più ci aiuta ad affrontare problemi di importanza
primaria, che vanno dalla comunicazione, alla prevenzione dei rischi, allo
sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Essa, però, richiede la
realizzazione di infrastrutture e impianti, spesso di grandi dimensioni, il
cui inserimento in delicati contesti ambientali rischia di entrare in conflitto
con le esigenze, altrettanto primarie, di conservazione del paesaggio e
della biodiversità nonché di sviluppo locale fondato sulla valorizzazione
di tali risorse.
Credo che una delle principali sfide che le aree protette dovranno
affrontare nel prossimo futuro sia proprio quella di governare con
intelligenza tale processo, promuovendo l’integrazione armonica e
compatibile tra tecnologia e ambiente. Occorre però innanzitutto superare
l’equivoco che troppo spesso considera i Parchi come aree confinate, in
cui siano nettamente distinguibili un “dentro” e un “fuori”, il primo visto
come un museo supervincolato e ingessato, il secondo come un territorio
di conquista e di “sviluppo” incontrollato.
I valori delle aree protette si estendono in realtà spesso ben oltre i loro
confini. La tutela e la valorizzazione dei Parchi, pertanto, non può
prescindere da una pianificazione e gestione delle aree esterne
coordinata tra i diversi enti e che risulti coerente con le finalità degli
stessi Parchi. Non è un caso che questo fondamentale principio,
purtroppo finora scarsamente applicato, sia espressamente contenuto
nella legge quadro n. 394/1991, laddove prevede l’individuazione delle
aree contigue e nelle norme di recepimento delle direttive comunitarie
“habitat” e “uccelli”.
Così può accadere che taluni progetti, pur nei loro nobili propositi, come
le grandi centrali eoliche o il radar per la prevenzione dei rischi
meteorologici, possano rappresentare vere e proprie minacce all’integrità
dei valori del Parco, anche quando interessano aree che, sebbene situate
all’esterno dell’area protetta, risultano ad essa intrinsecamente connesse
dal punto di vista ecologico e paesaggistico. D’altra parte, va rivendicato
con fermezza il ruolo trainante delle aree protette nel promuovere e
sperimentare forme di sviluppo realmente sostenibile, coordinandone le
iniziative e catalizzando le risorse economiche ad esse destinate, in
applicazione dell’art. 7 della L. n. 394/1991.
L’area interessata dalla costruzione del radar domina il susseguirsi di
vasti e dolci dossi che degradano nell’alta valle del Fiastrone formando
un ampio pianoro di prati-pascoli di origine secondaria; in primavera,
le ricchissime fioriture di orchidee (spesso anche rare), narcisi, fritillarie
e di altre specie vistose arricchiscono i Piani di sgargianti colori. Alla
ricchezza floristica e alla vastità delle formazioni prative, elementi che
più di altri caratterizzano l’area, si unisce l’ubicazione dei Piani, estrema
propaggine settentrionale del Gruppo dei Sibillini. I versanti orientali del
Monte Ragnolo, di Pizzo di Chioggia e di Pizzo di Meta si affacciano
sulla collina marchigiana che, attraversata dal suo tessuto vitale fatto
di tanti insediamenti, grandi e piccoli, degrada lentamente verso il mare;
dalla parte opposta, verso sud-ovest, si intagliano prepotenti le profonde
valli che confluiscono nel Fiastrone, con la loro corona di vette che
prelude al cuore del gruppo montuoso.
Il sistema di protezione ambientale di quest’area è tra i più importanti
e completi della Regione Marche. Sin dagli Anni ‘70, i Piani di Ragnolo
sono Area Floristica Protetta in omaggio alle splendide fioriture di
orchidee e fiori spontanei; oggi quest’area è altresì salvaguardata dalla
rete di protezione europea dei siti Natura 2000, per la presenza di Habitat
e specie, floristiche e faunistiche, di Interesse Comunitario Prioritario.
Non potevamo chiudere gli occhi su una questione così importante che
ha coinvolto, nelle ultime settimane, cittadini, istituzioni locali e
associazioni ambientaliste. In queste poche righe abbiamo evidenziato
gli aspetti ambientali e paesaggistici dell’area dei Piani di Ragnolo;
ci limitiamo a pubblicare il prospetto del radar estrapolato dal progetto
giunto agli uffici dell’ente, corredandolo con alcune specifiche tecniche.
Lasciamo, quindi, ai lettori ogni giudizio di merito.

Massimo Marcaccio
(Presidente Parco Nazionale dei Monti Sibillini)


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