Le trappole fotografiche per il monitoraggio della fauna Agli inizi del 1900 furono scattate le prime foto di animali con trappole fotografiche; furono realizzate negli Stati Uniti e apparvero in diversi articoli di The National Geographic Magazine. Successivamente la tecnologia è migliorata ed oggi sono disponibili diversi modelli di sensori e fotocamere specifiche per questo scopo. Numerose sono anche le ricerche scientifiche condotte per rilevare la presenza di specie animali elusive o rare in diverse parti del mondo: dal leopardo delle nevi sullHimalaya, alla tigre in India, alla lince pardina in Spagna, allorso dagli occhiali in Perù e tante altre. In Italia solo da pochi anni si stanno applicando le trappole fotografiche per lo studio di specie rare come lorso, la lince, il lupo, il gatto selvatico, la lontra ecc.. Luso di questa tecnica può permettere non solo laccertamento della specie in unarea, ma in alcuni casi è possibile distinguere individui diversi, eventualmente marcati, verificare la loro riproduzione e rilevare anche dati comportamentali (ad es. le ore di attività di una specie). Per il monitoraggio dellorso bruno nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini è stata utilizzata inizialmente una trappola fotografica autocostruita (una reflex Canon ed un sensore ad infrarosso termico). Successivamente, al fine di ridurre leventuale disturbo prodotto dal flash, sono state utilizzate delle trappole fotografiche Bushnell che scattano foto digitali allinfrarosso, senza cioè luso del flash. Questo modello permette, inoltre, di riprendere videoclip di 15 secondi che permettono di analizzare il comportamento degli animali, sfruttando solamente la luce infrarossa. Le foto così ottenute sono in bianco e nero e riportano sovraimpressa la data e lora di passaggio dellanimale. Sono state così scattate diverse foto di orso: 16 in 4 occasioni nel 2006, mentre 15 foto e 13 videoclip in 8 occasioni nel 2007. Inoltre, sono state fotografate altre 12 specie animali: riccio, quercino, ghiro, scoiattolo, faina, tasso, gatto selvatico, volpe, capriolo, cervo, cinghiale e allocco. Di particolare interesse sono risultate 10 foto di gatto selvatico, fotografato in 6 occasioni. Questa specie, per altro molto elusiva, è stata infatti monitorata nel passato principalmente con il metodo naturalistico (ricerca di escrementi ed impronte). Ora è stata verificata la scarsa affidabilità di questo metodo; infatti il 45% degli escrementi di gatto selvatico, così riconosciuti da diversi esperti, sono risultati appartenere, dalle analisi del DNA, ad altri animali (Castro et al., 2007). Ciò può aver determinato notevoli errori di valutazione dellareale di presenza di questa specie. Analogamente anche la presenza dellorso marsicano potrebbe essere meglio conosciuta attraverso lapplicazione sistematica di tali nuove tecniche di studio (radiocollari gps, trappole fotografiche, trappole per peli e analisi genetiche) che costituiscono una grande opportunità per il monitoraggio e la conservazione di questa sottospecie così rara e così preziosa. Paolo Forconi e Massimo Dell'Orso (Studio Faunistico Chiros) |
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