Gestione del cinghiale: risultati del Piano triennale e prospettive future Il 31 dicembre 2007 si concluderà lattuazione del Piano Triennale di gestione del cinghiale. I risultati, sinteticamente illustrati in questo articolo, confermano che la strada intrapresa, pur se non senza difficoltà, è quella giusta nellaffrontare uno dei problemi più complessi del Parco. La presenza del cinghiale, infatti, ha rappresentato, sin dalla istituzione del Parco, avvenuta nel 1993, una delle maggiori cause di conflitti sociali, politici ed economici, soprattutto in relazione ai danni, talvolta ingenti, arrecati da questa specie alle colture, e al suo interesse venatorio e commerciale. Danni che, interferendo negativamente con gli agroecosistemi tradizionali, e con le specie faunistiche ad essi legati, possono essere considerati anche come fattori di indubbio squilibrio. Larticolata strategia del Parco è stata adottata, a partire dal 1994, in coerenza con la normativa vigente - in particolare il DM del 03/02/1990 e la L. n. 394/1991 - e con gli indirizzi nazionali e, dal 2001, con le Linee guida per la gestione del cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette redatte dallIstituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) e dal Ministero dellAmbiente. Essa ha riguardato, oltre allindennizzo dei danni, la realizzazione di recinzioni elettrificate, il monitoraggio sulla consistenza e dinamica della popolazione del cinghiale e il controllo numerico mediante prelievo selettivo tramite abbattimento e catture. La principale finalità di tali interventi è quella di contenere la popolazione di cinghiale entro limiti ritenuti compatibili con il mantenimento degli equilibri ecologici e, in particolare, con gli agroecosistemi, contribuendo in tal modo anche a tutelare lagricoltura. Le attività di monitoraggio e controllo della popolazione di cinghiale sono state attuate nellambito del Piano quinquennale - giugno 1998 - dicembre 2003 con la collaborazione dellUniversità degli Studi di Perugia - e del Piano Triennale (gennaio 2004 - dicembre 2007 dal Laboratorio di Ecologia Applicata). Nellambito di tali attività un ruolo fondamentale è ricoperto dal Corpo Forestale dello Stato - Coordinamento Territoriale per lAmbiente di Visso - che ha garantisce la necessaria sorveglianza e collaborazione negli interventi di prelievo selettivo, nonché la raccolta dei dati relativi ai danni alle colture. Oltre a fornire informazioni indispensabili ai fini di una corretta gestione del cinghiale, i risultati, in particolare del Piano Triennale, hanno contribuito a sfatare alcuni dei numerosi luoghi comuni che, purtroppo, ancora oggi, circolano su una specie tanto comune ma non altrettanto conosciuta. Vero o falso? Sei risposte ad alcuni dei principali luoghi comuni sul cinghiale Il cinghiale è un animale estraneo al territorio del Parco? No, al contrario, esso deve essere considerato a tutti gli effetti una specie autoctona in quanto si estinse dallarea dei Monti Sibillini, come da gran parte dItalia, solo in tempi storici recenti (XVI secolo) a causa delle attività umane. Il Parco ha effettuato interventi di reintroduzione o ripopolamento di cinghiale? No, il suo ritorno nei Sibillini è conseguente ad interventi di reintroduzione effettuati soprattutto per finalità venatorie a partire dagli anni 70. Al momento dellistituzione del Parco, avvenuta nel 1990, il cinghiale era quindi già presente e si stava diffondendo rapidamente in gran parte dellAppennino, favorito anche dallabbandono delle terre coltivate e dal conseguente aumento delle superfici boscate. Il Parco, fin dal 1994, è invece intervenuto per il controllo numerico della specie, attraverso interventi di prelievo selettivo. Lunica specie faunistica finora reintrodotta dal Parco è il cervo, attraverso interventi di immissione avviati nel 2005. Il cinghiale italico presente in passato è stato sostituito da una sottospecie dellEuropa orientale? In realtà, non esiste una sottospecie di cinghiale italico: lunica sottospecie oggi riconosciuta in Italia è quella sarda (Sus scrofa meridionalis), mentre la sottospecie dellEuropa orientale (Sus scrofa scrofa) è la stessa diffusa, anche in passato, in gran parte dellEuropa centro-meridionale. Le differenze morfologiche riscontrate tra le popolazioni di diverse aree - il cinghiale centroeuropeo, ad esempio, è più grande di quello maremmano - dipendono dalladattamento ai diversi ambienti. Ciò significa che, col passare delle generazioni, il cinghiale reintrodotto in Italia sta tornando ad assomigliare a quello originariamente presente. I cinghiali reintrodotti sono più grandi e prolifici di quelli italici? Come precisato nel precedente punto, non esiste un vero e proprio cinghiale italico. Anche il tasso riproduttivo, quindi, può variare notevolmente nelle diverse aree o nei diversi anni, in base alle condizioni ambientali, quali il clima e la disponibilità di cibo. Nel territorio del Parco, durante il Piano triennale, il tasso riproduttivo medio è sempre stato di circa 4 nati per femmina gravida allanno, con massimi di 6 o 7. Neanche le dimensioni sono eccezionali: in media, un maschio adulto pesa circa 80 Kg, una femmina adulta 67 kg. I cinghiali attualmente presenti sono incrociati con i maiali? Il maiale, che non è altro che un cinghiale addomesticato dalluomo, molto difficilmente potrebbe sopravvivere in un ambiente naturale. Di conseguenza, anche gli esemplari ibridi tra cinghiale e maiale risultano di norma meno competitivi dei cinghiali puri e, quindi, nel tempo tendono a scomparire. Il problema di un elevato tasso di esemplari ibridi può tuttavia presentarsi nelle situazioni in cui vi è una stretta convivenza tra cinghiali e maiali che possono entrare facilmente in contatto tra loro, come accade nelle aree in cui sono presenti allevamenti allo strato brado di maiali. Nel territorio del Parco, la presenza di ibridi risulta molto bassa. Il cinghiale è pericoloso per luomo? No, esso teme luomo ed è sospettoso e schivo: appena percepisce la presenza delluomo, spesso da distanze considerevoli, corre a nascondersi nel folto della boscaglia. Alcuni individui, se fortemente minacciati o feriti, possono comunque assumere un atteggiamento di minaccia e caricare, ma senza offendere e al solo scopo di spaventare (riuscendoci assai bene) e allontanare lintruso. |
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