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Sorella acqua di Alfredo Fermanelli Valorizzare un territorio significa anche programmare e prevedere un uso duraturo dellambiente, considerando le aspettative degli abitanti che vi vivono, rispettare la cultura, la storia e le sue tradizioni che non sono solo fatte di nobili palazzi, antiche abbazie o splendidi affreschi, ma anche da tutti quei valori che, nel loro insieme, contribuiscono a delineare lunicità di questo mondo. Come dimenticare, infatti, le magiche montagne della Sibilla, i boschi che ammantano le sue vallate, le fresche acque dei torrenti? Essi, sono tutti elementi inscindibili, che fanno parte, della vita e della storia di questo territorio, del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Così, vivere e rispettare le acque di una montagna significa comprenderne i delicati equilibri ecosistemici, perché, senza questa preziosa risorsa, la vita muore. Muore come un albero disseccato in un deserto lontano, come una rondine senza nido, come un uomo privato del suo sangue. Dove allora inizia quel rispetto essenziale di un territorio e dove finisce lutilizzo delle sue risorse, oltre il quale unattività, si trasforma in bieco sfruttamento, contro gli interessi di altri uomini e dell ambiente in cui essi stessi vivono? Può allora forse essere il limite, un fiume senza più acque, senza più vita, senza più futuro? Quali speranze ci saranno, così, per il domani? Eppure ciò è drammaticamente accaduto più volte sui Sibillini: un lago scomparso in una notte, come a Foce di Montemonaco, dove lacqua sale ancora per in su, lungo la valle, per realizzare improbabili, quanto fantasiosi progetti di valorizzazione agricola; la stessa acqua che poco più a valle è utile come ci ricorda il disciplinare di concessione relativo alla Presa, per rimuovere e trasportare (ancora più a valle o nel mare?) i rifiuti tutte le volte che ne sorgerà la necessità. E ancora che dire di altrettanto faraonici progetti che prevedevano di portar via tutta lacqua ed anche più, se fosse possibile, per dissetare la costa? Appare quasi banale, se non si registrassero ancora oggi continui attentati allambiente, ciò che ci indica la nostra coscienza (oltre che la legge!): la quantità di acqua utilizzabile non può essere pari che alla differenza della portata naturale in alveo e quella del deflusso minimo vitale. Proprio per delineare un quadro conoscitivo, assolutamente necessario per programmare un corretto uso di risorse così preziose, il parco ha avviato una serie di studi sul patrimonio idrico dei Sibillini. Ciò anche perché, alcuni anni fa, ci si trovava in una situazione che, da un lato, mostrava una oggettiva carenza di conoscenze e dati disponibili e dallaltro lato evidenziava un anomala concentrazione di informazioni e saperi che poi ha, di regola, determinato una direzione esterna e non sempre realmente ecosostenibile, nelluso proprio di queste risorse, così preziose per i Sibillini. Studio e ricerca sono state quindi le parole, quasi magiche, per capire, comprendere ma anche e soprattutto difendere il territorio. È in questo senso che il Parco ha realizzato un piano per la conoscenza delle acque dei Sibillini e la Carta Ittica che oggi rappresentano, insieme ad altri studi complementari, un patrimonio conoscitivo di straordinario valore, funzionale oltre che alla gestione del patrimonio naturale anche a supportare le decisioni dellEnte, rispetto a proposte di captazioni e di nuovi scarichi nei fiumi. Lindagine, che deve peraltro essere considerata come di livello conoscitivo preliminare, ovvero bisognosa di ulteriori approfondimenti e soprattutto di monitoraggi costanti sul territorio che sono stati peraltro già attivati con la collaborazione del Coordinamento Territoriale per lAmbiente (CTA) del Corpo Forestale dello Stato, ha comunque permesso di censire e parametrizzare i diversi corsi dacqua, le concessioni riguardanti le captazioni, gli acquedotti e gli impianti di depurazione esistenti, le potenziali fonti inquinanti e, più in generale, lo status del patrimonio ittico del Parco. A tal proposito, è stata posta particolare attenzione alla situazione della trota che risulta essere la specie dominante nellarea dei Sibillini, colonizzando tutte le acque fredde e ben ossigenate comprese fra i 15 ed i 18°. Purtroppo però per questa specie le numerose immissioni di esemplari di provenienza atlantica ed i conseguenti fenomeni di ibridazione hanno portato, di fatto, allestinzione delle popolazioni locali. I casi in cui si è mantenuta una certa purezza sono oramai relegati a poche località che, per ragioni di impraticabilità o per scarsa rilevanza della pesca, non sono mai state interessate da pratiche di ripopolamento. Un altro dato, relativo al patrimonio idrico, che merita essere ricordato, in quanto drammaticamente significativo, è quello relativo alle sorgenti: delle 119 ubicate allinterno di aree in cui si registra un livello critico, relativamente al deflusso minimo vitale (aree che ovvero dovrebbero essere considerate come intoccabili) ben 77 sono, oramai, già state captate con effetti decisamente critici, se non dirompenti, per i territori sottesi. In tal senso appare quindi necessario che la politica del parco dovrà prevedere ladozione di sicuri atteggiamenti di tutela nei confronti delle risorse idriche del territorio dei Sibillini, pur mantenendo quello spirito di collaborazione e intesa con tutti gli enti locali che ha, da sempre, contraddistinto lazione dellEnte. |
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