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Lacqua per la pace iIntervista a Walter Mazzitti, Presidente della Task Force europea sullacqua per il processo di pace in Medio Oriente di Michele Sensini Non sono in molti a saperlo, ma il processo di pace per il Medio Oriente passa anche per il Gran Sasso: lUnione Europea ha istituito una Task Force sullacqua proprio per favorire il processo di pace in Medio Oriente e a capo di questa Task Force troviamo il Presidente del vicino Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, Walter Mazzitti. Un compito internazionale di grande rilevanza che evidenzia ancora una volta limportante ruolo delle aree protette, sedi delle riserve dacqua più importanti del nostro paese, nelle questioni idriche. Presidente, come può lacqua favorire il processo di pace in Medio Oriente? Laccaparramento delle fonti idriche da parte di qualcuno, come Israele durante la Guerra dei sei giorni, è stato uno degli elementi che hanno determinato lo stato in cui versano gli stati del Medio Oriente. La situazione orografica della regione, che vede importanti fiumi attraversare paesi in guerra tra loro, è la chiave di volta di tutta la questione: occorre ripartire da quelli che sono stati, e purtroppo ancora sono, gli elementi di discordia per costruire la pace. Individuando nellacqua il nodo centrale, lUnione europea vuole contribuire in maniera determinante al processo di pace. Io presiedo da tre anni questa Task Force di cui fanno parte rappresentanti dei quindici paesi membri dellUnione e si discute su quelle che possono essere le azioni che lUnione Europea può intraprendere per favorire il processo di pace in questa tormentata regione. Quali sono queste azioni? Chiaramente lEuropa agisce sulla scorta di quelle che sono state le linee approvate, sia sul piano pratico che su quello politico. Spesso mi reco direttamente sui territori ed ho incontri ai più alti livelli con i rappresentanti dei Paesi implicati, prima di tutto Israele e Palestina, ma anche Libano, Giordania e Siria: uno degli obbiettivi più importanti della Task Force è proprio fare si che il confronto non si limiti ai due principali contendenti ma sia aperto a tutti i paesi della regione, dove le risorse idriche sono articolate in maniera tale che esiste una forte interconnessione tra i paesi. Quindi ha incontri con le più alte sfere politiche dei paesi medio orientali Non solo. Il ruolo europeo è anche quello di guardare in avanti: mettere in moto programmi e azioni che coinvolgano tutti; la scarsezza delle risorse idriche giocherà un ruolo importante e, in questottica, è determinante lapproccio che avranno i cittadini e tutti i soggetti che utilizzano e che utilizzeranno lacqua in futuro. Lavoriamo presso i governi dei vari paesi per diffondere informazioni capaci di diramare capillarmente una cultura dellacqua, così come profondiamo il nostro impegno per favorire lo scambio di informazioni tra i paesi ed accrescere la sensibilità su questo elemento così importante. Quali sono i risultati più importanti che la vostra mediazione è stata capace di realizzare? In questo momento ci stiamo occupando di un tema delicatissimo che, a causa di un fiume transfrontaliero, ha rischiato lo scatenamento di una nuova guerra tra Israele e Libano. LEuropa ha giocato un ruolo chiave facendo dialogare tra loro due paesi storicamente invisi luno allaltro. Ma penso piuttosto ai risultati che possiamo ottenere nel quadro di una situazione assai complessa. Molti dei territori che dovranno essere rilasciati da Israele sono ricchi di fonti idriche, sono territori strategici che nel 67 furono oggetto di azioni di guerra proprio per queste ragioni. Pensiamo al territorio del Golan, che fu occupato per ottenere il controllo totale del Lago di Tiberiade, comprese le sponde che si affacciano sulla Siria. Il Governo israeliano non vuole assolutamente cedere il controllo del Lago - che costituisce la più grande riserva dacqua della nazione - e ben presto il problema si presenterà in tutta la sua complessità. Pur essendo difficile, oggi, ipotizzare un rilascio di quei territori, dobbiamo rilevare i grandi passi in avanti intrapresi dagli israeliani che in questi mesi stanno realizzando tre grandi impianti di dissalazione capaci di generare fino a 500 milioni di metri cubi lanno dacqua. Si tratta di impianti costosissimi, ma lo stesso Governo israeliano capisce di non avere alternative: deve trovare fonti idriche che non siano quelle dei territori occupati. Veniamo a questioni sicuramente meno importanti ma che ci toccano più da vicino: i conflitti esistono anche tra le aree montane, grandi riserve di acqua, e le aree urbane che, invece, ne hanno un grande bisogno. Gran parte dellacqua che viene distribuita in Abruzzo proviene dal territorio del nostro Parco, non a caso i Monti della Laga sono una delle più grandi riserve idriche dItalia. Conosciamo bene il problema e proprio per questo abbiamo stilato una Carta dei Princìpi in cui indichiamo dieci punti chiave per la conservazione e la valorizzazione delle acque dolci nelle aree protette: pensiamo che questa carta possa essere utile a tutte le aree protette del mondo e, in generale, a tutte le grandi riserve acquifere. Le aree protette e i Parchi devono e possono svolgere un ruolo determinante per la conservazione e il miglioramento della qualità delle acque in quanto sono i primi responsabili della gestione delle acque, sia sul piano pratico, vale a dire sul piano della conservazione, ma anche su un piano prettamente culturale: dobbiamo lanciare dei messaggi, innanzitutto ai cittadini del Parco che convivono con questo bene prezioso. Credo che la crescita della sensibilità e dellattenzione della gente su questo tema possa essere larma vincente; sono fermamente convinto che non saranno necessari solo ed esclusivamente grandi investimenti, la cosa fondamentale sarà avere la piena consapevolezza che lacqua è il bene più prezioso della vita. Dobbiamo lavorare per promuovere un uso più razionale dei consumi, soprattutto presso gli agricoltori che, a mio parere, sono quelli che fanno dellacqua luso più indiscriminato, convinti come sono che più ne hanno e meglio è per loro. Come coniuga la sua carica di Presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso con il prestigioso ruolo internazionale che ricopre? In occasione di un recente convegno ho portato nel Gran Sasso uno dei maggiori protagonisti delle trattative internazionali per la pace, il capo della Palestinian Water Authority, Fadel KaWash. È un rappresentate dellAutorità palestinese per il negoziato di pace ed incontra gli israeliani per cercare soluzioni a medio e lungo termine: esiste una Join Water Comitee, una commissione bilaterale, che si riunisce periodicamente per esaminare i problemi più urgenti che possono essere risolti attraverso soluzioni concordate. Uno di questi problemi è la necessità di aprire nuovi pozzi dal momento che un terzo della popolazione palestinese non ha materialmente contatto con lacqua e compie chilometri a piedi per lapprovvigionamento. I ritorni negativi per leconomia e lagricoltura sono sotto gli occhi di tutti, basti pensare che in Israele il 90% del territorio è coltivabile mentre in Palestina tale superficie arriva solo al 30%. Abbiamo avuto la grande fortuna di avere Ka Wash con noi, un uomo molto saggio e ponderato che ci ha lasciato unimportante testimonianza. Nonostante tutto, nonostante i morti, i feriti e gli attentati, i negoziati per la pace proseguono tutti i giorni e, così, ci ha confidato una sua certezza: crede fermamente nella pace ed è certo di arrivarci attraverso lacqua, sicuramente lelemento più importante del futuro; al di là di quelli che saranno i risultati che potranno conseguire gli altri negoziati, pur importanti che possano essere, necessariamente occorrerà passare attraverso il problema centrale che è quello delle risorse idriche. |
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