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strategia condivisa
Sorella acqua
Al via il progetto
per il “Museo dell’acqua”
L’acqua per la pace
Le marcite di Norcia,
simbolo di antiche tradizioni
L’acqua da salvare
L’Anno europeo delle
persone con disabilità
Una speranza accessibile
Foce: come coniugare turismo
e conservazione ambientale
Il Corpo Forestale
nella Valle del Lago di Pilato
Il camoscio appenninico
a Bolognola
La gestione del cinghiale
nel Parco
Il Lago di Fiastra: un serbatoio
di energia preziosa
Depurare con le piante
Ad Acquacanina inizia
la stagione dello sci di fondo
Comune di Preci, un museo
per la scuola chirurgica
Fiastra : nuova sede
per il CEA Valle del Fiastrone
A Norcia la prima Cooperativa
certificata ISO 9001:2000
Incendi e abusi,
una strategia studiata
Il nuovo bando per la gestione
delle Case del Parco
Pedalando nel Parco
I bandi di prossima uscita
Dichiarazione di Norcia


Il camoscio appenninico a Bolognola
di Alessandro Rossetti

È in avanzata fase di progettazione l’area faunistica del camoscio
appenninico, prevista nell’ambito del Progetto Life - Natura 2002 “Conservazione di Rupicapra pyrenaica ornata nell’Appennino centrale”,
la cui localizzazione è stata individuata nel territorio del Comune
di Bolognola. La scelta è stata preceduta da una fase di verifica di
idoneità di differenti siti, effettuata sia attraverso indagini di campagna,
in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, sia in ambiente GIS,
ed ha tenuto conto di differenti criteri ambientali, quali gli habitat presenti,
l’esposizione e l’altitudine, oltre che delle ovvie esigenze a carattere
gestionale, quali, in particolare, l’accessibilità e il coordinamento con
altri
programmi di valorizzazione avviati dal Parco. È stata inoltre
effettuata una definitiva verificata in occasione di appositi sopralluoghi
con il Professor Sandro Lovari dell’Università di Siena e il dr. Franco
Mari, che sono tra i massimi esperi nella gestione del camoscio.
L’area scelta, di proprietà del Comune di Bolognola, si estende per circa
3 ha, a quote comprese tra 1100 e 1300 m, e presenta tutti gli ambienti
necessari alla vita del camoscio, quali rupi, praterie e boschi. È inoltre
facilmente raggiungibile a piedi, partendo dalla frazione di Villa di Mezzo,
lungo uno dei sentieri natura del Parco realizzati nell’ambito del progetto
“sentieri natura per famiglie”.
I diritti per la realizzazione della struttura, il cui termine dei lavori è previsto
per il 2005, sono già stati concessi al Parco, dal Comune di Bolognola,
tramite contratto sottoscritto da entrambe le parti, il 28 marzo 2003.
Sulla base delle esperienze finora maturate nella gestione anche
di diverse altre aree faunistiche presenti nei Parchi Nazionali d’Abruzzo,
della Majella e del Gran Sasso-Laga, è risultato inoltre importante
prevenire un contatto ravvicinato tra visitatori e gli esemplari di camoscio
destinati ad essere liberati in natura, pur garantendo comunque la loro
osservabilità. È emersa inoltre l’esigenza di localizzare il recinto il più
possibile distante dalle zone indicate come idonee per il rilascio degli
esemplari in natura al fine di impedire che, nelle fasi di erratismo iniziale,
gli esemplari reintrodotti in natura possano essere attratti da quelli
presenti all’interno del recinto.
I camosci che verranno ospitati nell’area faunistica saranno gestiti
in forma coordinata con quelli presenti sul Gran Sasso e sulla Majella,
così da ridurne la consanguineità e ottenere esemplari di camoscio
appenninico idonei ad essere rilasciati in natura. L’area faunistica,
pertanto, rappresenterà anche il primo importante passo verso
l’attuazione del programma di reintroduzione, con finalità
conservazionistiche, del camoscio appenninico nel Parco Nazionale dei
Monti Sibillini, così come tra l’altro previsto nel Piano d’azione nazionale
per il Camoscio appenninico (Min. Ambiente - INFS, 2001).
L’area faunistica di Bolognola, come del resto tutte le aree faunistiche
in generale, è stata quindi progettata per assolvere diverse funzioni che
vanno da quelle di conservazione e ricerca scientifica a quelle di carattere
educativo e ricreativo. Essa permetterà inoltre di osservare facilmente gli
animali in condizioni simili a quelle naturali, in modo tale da ridurre
il carico turistico nelle aree più delicate in cui tale specie sarà presente
allo stato libero.
Tale progetto, che si integra con altri interventi di conservazione già
realizzati, come la reintroduzione del pino mugo e dell’abete bianco,
o in fase di avvio, come la reintroduzione del cervo, contribuirà in maniera
determinante ad attuare la strategia del Parco volta alla riqualificazione
ambientale e, in particolare, alla ricostituzione degli originari ecosistemi
dei Monti Sibillini.


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