Acqua: per una
strategia condivisa
Sorella acqua
Al via il progetto
per il “Museo dell’acqua”
L’acqua per la pace
Le marcite di Norcia,
simbolo di antiche tradizioni
L’acqua da salvare
L’Anno europeo delle
persone con disabilità
Una speranza accessibile
Foce: come coniugare turismo
e conservazione ambientale
Il Corpo Forestale
nella Valle del Lago di Pilato
Il camoscio appenninico
a Bolognola
La gestione del cinghiale
nel Parco
Il Lago di Fiastra: un serbatoio
di energia preziosa
Depurare con le piante
Ad Acquacanina inizia
la stagione dello sci di fondo
Comune di Preci, un museo
per la scuola chirurgica
Fiastra : nuova sede
per il CEA Valle del Fiastrone
A Norcia la prima Cooperativa
certificata ISO 9001:2000
Incendi e abusi,
una strategia studiata
Il nuovo bando per la gestione
delle Case del Parco
Pedalando nel Parco
I bandi di prossima uscita
Dichiarazione di Norcia
Depurare con le piante
di Alessandro Rossetti

È stato recentemente finanziato dal Ministero dell’Ambiente il primo
stralcio del progetto di un sistema di fitodepurazione nel bacino
del Fiastrone, a monte della diga dell’omonimo lago. Tale progetto,
una volta realizzato, contribuirà a risolvere il problema dell’inquinamento
algale che, dal 1997, interessa il lago del Fiastrone con conseguenze
negative nei confronti non solo dell’ambiente ma anche del sistema
economico e sociale del territorio.
Il lago, infatti, creato artificialmente nel 1952 dall’ENEL per la produzione
di energia idroelettrica, ha acquisito nel tempo anche una rilevanza
paesistico-ambientale, a cui si lega lo sviluppo economico locale fondato
sul turismo naturalistico, l’educazione ambientale e le attività ricreative
e sportive, come la pesca e la gara di triathlon. Nell’ambito del progetto
“Parco per tutti” promosso e cofinanziato dal Parco, il Comune di Fiastra
ha anche realizzato un campeggio naturalistico e un percorso lungo
il lago che, per un tratto di circa 800 m, è strutturato in modo
da consentire l’accessibilità anche ai disabili.
Sebbene nell’intero bacino del Fiastrone, a monte della diga,
la popolazione residente sia molto scarsa e, di conseguenza, risultano
limitate anche le attività produttive, nelle acque del lago si è da alcuni
anni registrato un incremento della concentrazione di sostanze “nutrienti”,
come il fosforo e l’azoto, derivanti soprattutto dalle attività umane e, in
particolare, da quelle agricole, zootecniche e dalle acque reflue urbane.
Il primo effetto di questa nuova condizione ambientale, tecnicamente
denominata mesotrofia, è stato la proliferazione dell’alga Planktothrix
aghardii, conosciuta anche con il nome di Oscillatoria rubescens.
Si tratta di un’alga unicellulare di colore rossastro e appartenente
al gruppo delle “alghe azzurre” o, più correttamente, delle cianoficee,
organismi molto prossimi ai batteri, in quanto privi di un vero nucleo,
e quindi non classificabili tra le alghe propriamente dette.
La sua presenza nel lago del Fiastrone, per le condizioni ambientali che
caratterizzano il bacino, potrebbe essere di origine naturale, tuttavia,
a partire dal 1997, l’alga ha iniziato a proliferare eccessivamente
producendo intensi fenomeni di “fioritura” che, ciclicamente, conferiscono
al lago una colorazione rossastra.
Dal momento che Planktothrix aghardii produce microcistine, sostanze
che dimostrano una spiccata tossicità nei confronti non solo dei pesci
e della fauna terrestre, che possono ingerire l’acqua contaminata,
ma anche dell’uomo, le emergenze sanitarie conseguenti agli episodi
di massima fioritura dell’alga vengono attualmente affrontate nell’ambito
di un protocollo gestionale predisposto dal Gruppo tecnico appositamente
istituito dalla Provincia di Macerata.
Per superare la fase delle emergenze, che comunque ha già causato
ingenti perdite economiche, anche da parte dell’ENEL, nonché alcuni
fenomeni di dissesto idrogeologico nelle suggestive gole del Fiastrone,
si rende necessario risolvere definitivamente il problema attraverso una
drastica riduzione dei nutrienti che vengono riversati nelle acque del lago.
Oltre a promuovere e incentivare l’adozione di pratiche agricole
ecologicamente compatibili, tema peraltro affrontato nell’ambito del Piano
per l’Agricoltura Sostenibile in fase di predisposizione da parte del Parco,
appare necessario realizzare impianti di depurazione che siano efficienti
e, allo stesso tempo, che si integrino armoniosamente nel delicato
contesto paesistico-ambientale della valle del Fiastrone.
A tal fine, sulla base di un progetto preliminare del Parco realizzato
in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, la Provincia
di Macerata, con fondi del Ministero dell’Ambiente ha progettato
un sistema di fitodepurazione lungo la valle del Fiastrone, nei Comuni
di Fiastra, Acquacanina e Bolognola.
Il principio della fitodepurazione si basa sulla proprietà delle piante
di favorire i processi di mineralizzazione della sostanza organica nonché
di assorbire direttamente i nutrienti. Un impianto di fitodepurazione,
pertanto, consiste in un sistema in cui vengono convogliate le acque
reflue urbane le quali, dopo le prime fasi di trattamento, giungono in un
ampio “vassoio” in cui vengono fatte crescere piante autoctone tipiche
degli ambienti umidi come, ad esempio, la cannuccia d’acqua e la tifa.
Oltre a rappresentare di per sé elementi ecologicamente qualificanti,
gli impianti di fitodepurazione presentano anche il vantaggio di richiedere
poca energia per funzionare e limitati costi per la manutenzione.


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