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Il ritorno del camoscio: un progetto strategico
non solo per la natura dei Sibillini
La conservazione e la salvaguardia delle specie rare o minacciate
di estinzione costituisce un elemento fondamentale delle politiche che
un parco deve attivare. Il ritorno del Camoscio sui Sibillini è però
importante anche per le positive ricadute che la presenza di questa
specie determina sull’economia locale. Nell’immaginario collettivo,
infatti visitare un parco significa soprattutto avere la possibilità
di osservare, specie interessanti come il cervo, il lupo o il camoscio
che sono oramai scomparse da secoli nella gran parte del territorio
del nostro Paese.
Il ritorno di questo elegante erbivoro sui Sibillini si inserisce quindi in
un processo di valorizzazione turistica che, in particolare, vuole porre
la sua attenzione sui valori propri del territorio, su quegli elementi
che sono indispensabili per garantire uno sviluppo reale e duraturo
della montagna. Esso è però anche il coronamento di un lungo lavoro
avviato in collaborazione con le altre aree protette dell’Appennino che
sottolinea altresì la loro insostituibile funzione nell’ambito della Rete
Ecologica Nazionale (REN).
Ma forse oltre alle parole, valgono assai di più, le prime segnalazioni
da parte di diversi escursionisti che sulle cime dei nostri monti hanno
osservato l’elegante presenza di questo splendido ungulato. Che dire
poi delle prime foto, forse un po’ sfocate - quasi come in un miraggio?
- che ritraggono i camosci dei Sibillini alle prese con le prime nevi che
hanno caratterizzato l’inizio di questo inverno? Tracce che, quasi come
quelle delle “fate” della magica Sibilla, sono apparse sui nostri monti:
delle fragili presenze che però fanno oramai parte indiscutibile della
storia, della natura e del paesaggio dei Sibillini, che costituiscono
un valore in più che “Vive” sulle nostre montagne e che apre nuove
speranze per il futuro.
Alfredo Fermanelli |