Una sfida alla crisi:
gli interventi programmatici
del Parco per il 2009
La Grande Via del Parco
diventa realtà
Turismo sostenibile:
una grande opportunità
per il territorio
Dalla primavera 2009
arriva la Parchicard
Grandi carnivori:
al via il progetto Life +
Il lupo e l’orso nel parco
Il primo censimento
al bramito del cervo
Rilasciato un esemplare
di gatto selvatico
Trota fario mediterranea:
un pesce da salvare
Il ritorno del camoscio:
un progetto strategico non
solo per la natura dei Sibillini
Tutti i dettagli di questa
importante reintroduzione
Vittorio Ducoli, direttore
del Parco d’Abbruzzo,
ci parla del progetto
Il recupero della biodiversità vegetale del parco
Franco Paolinelli firma
il calendario 2009
Le farfalle del parco
Il 140° anniversario
della Distilleria Varnelli
Risparmio energetico e fonti
rinnovabili nei rifugi del parco

Il recupero della biodiversità vegetale del parco

La valorizzazione e la tutela del patrimonio naturale del territorio,
secondo la legge quadro sulle aree protette, sono tra le azioni
riconosciute come fondamentali nella gestione di un parco nazionale.
Peraltro gli interventi effettuati in ambienti individuati anche come
“Prioritari” ai sensi della Direttiva europea “Habitat”, devono essere
realizzati in maniera quanto mai attenta e rispettosa delle caratteristiche
e delle vocazioni del territorio. In tal senso, da molti anni, il Parco
Nazionale dei Monti Sibillini lavora per la valorizzazione delle risorse
genetiche vegetali autoctone. Con la collaborazione dell’A.S.S.A.M
(Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche) e della Comunità
Montana Valnerina, sono stati infatti avviati i primi interventi per la futura
realizzazione di due banche del germoplasma: si tratta di quella del
vivaio di Piane di Contro, nei pressi di Amandola, e di quella del vivaio
di Castel San Felice.
Le preziose risorse genetiche provenienti da queste due importanti realtà
sono già state utilizzate per alcune operazioni: nell’ambito di un più
ampio progetto di ricostituzione dell’orizzonte degli arbusti contorti,
nel 2003, si è compiuto il primo passo volto alla reintroduzione del
pino mugo (Pinus mugo); un’operazione che ha fatto meritare al Parco
il Panda d’oro; un premio che il WWF conferisce annualmente ai progetti
che, a livello nazionale, si distinguono per l’elevato valore e significato
in termini naturalistici, ovvero di tutela di specie ed habitat minacciati.
Il materiale vegetale proveniente dal vivaio di Piane di Contro è stato
inoltre utilizzato in numerosi altri progetti di recupero e riqualificazione
ambientale, fra cui la sistemazione esterna e il rinverdimento di alcune
scarpate negli spazi circostanti il Rifugio del Grande Anello di Garulla,
per la sistemazione a verde di aree sosta e percorsi pedonali lungo le
sponde del lago di Polverina, nel comune di Pievebovigliana, oltre che
per la realizzazione del Giardino della Sibilla attiguo alla sede del Parco
a Visso.
Gli altri due progetti che il Parco - sempre in collaborazione con
l’A.S.S.A.M e la Comunità Montana Valnerina - ha realizzato o sta
portando a termine, riguardano invece la seconda fase del progetto
di reintroduzione del pino mugo e il restauro sperimentale di alcuni tratti
del sentiero escursionistico Forca di Presta - Vettore
Il primo dei due interventi si sviluppa nell’’alta valle dell’Ambro, a circa
1500 m. di quota, nell’area già interessata dal primo progetto finalizzato
alla reintroduzione del Pino mugo. In tale ambito territoriale è stato
quindi realizzato un nuovo impianto. Il rimboschimento delle giovani
pianticelle, disposte in maniera irregolare e raggruppate in piccoli gruppi
sui costoni della montagna ha assunto una forma lenticolare: l’obiettivo
è stato quindi quello di dare maggiori possibilità di sopravvivenza
ai singoli alberi, riuscendo a sfruttare i minimi vantaggi che la stazione
e la vicinanza fra le singole piantine poteva assicurare. Nell’intervento
sono stati inoltre utilizzate anche delle piantine di ramno alpino
(Rhamnus alpina subsp. Fallax) che peraltro risultava particolarmente
abbondante soprattutto in prossimità della faggeta sottostante, dove la
continua caduta di massi e detrito aveva innescato evidenti fenomeni di
instabilità del versante.
I lavori iniziati quest’anno, nel mese di luglio, con l’apertura a mano
delle buche, effettuata sotto la supervisione dei tecnici della Comunità
Montana dei Sibillini, sono terminati il 30 settembre con la messa
a dimora di oltre 2.300 piantine.
Obiettivo dell’operazione, oltre alla progressiva ricolonizzazione della
zona dell’alta valle dell’Ambro e, in una fase successiva, dei Sibillini
nel loro complesso, è quello di favorire una tutela della specie in situ
e quindi permettere la futura raccolta degli strobili giunti a maturazione
che potranno poi essere utilizzati anche per la produzione di nuove
piantine. Per i prossimi tre anni sono previsti il monitoraggio dell’impianto
e la realizzazione delle cure colturali da parte dell’Agenzia regionale.
L’altro intervento è stato invece realizzato in una delle aree montane
considerate più delicate del parco per via anche dell’elevato flusso
di escursionisti che, per buona parte dell’anno, transitano verso
il Vettore (2.476 m.), la cima più alta del gruppo dei Sibillini, ed il lago
di Pilato (1.940 m.), uno dei luoghi più affascinanti e frequentati
dell’intero Appennino. Di durata triennale, questo progetto aveva come
obiettivo il restauro sperimentale di alcuni tratti del percorso che,
a causa di un uso intenso, mostravano evidenti segni di degrado
ed alterazione. Realizzato con la collaborazione della Comunità
Montana Valnerina, nei primi anni dell’intervento, si è provveduto alla
raccolta e alla moltiplicazione di piante erbacee autoctone; il materiale
è stato quindi classificato e certificato dal Dipartimento di Biologia
vegetale e Biotecnologie agrarie dell’Università di Perugia, mentre
la riproduzione è stata eseguita con due differenti modalità tecniche:
con plantule prodotte da seme e con piantine per divisione dei cespi
originari, utilizzando, in entrambi i casi, contenitori in fitocella o simili.
Le aree di intervento, individuate lungo il sentiero, in cui sono state poi
messe a dimora le piantine, sono state tre: la prima, posta in prossimità
del valico stradale di Forca di Presta, a quota 1536 m. presenta scarpate
e pendii ampiamente degradati; la seconda e la terza sono invece situate
intorno ai 1800 m. nel tratto di sentiero che conduce al rifugio Zilioli.
Il terreno interessato dalle semine e dalle piantagioni è stato prima
sistemato e stabilizzato con piccole opere in legname, pietrame
e geojuta. In particolare nella prima area si sono anche realizzati
interventi con gradonate vive di talee e piantine; nelle altre due si è
invece operato attraverso anche un parziale rimodellamento della
superficie interessata con l’aggiunta di terreno vegetale e con
posizionamento di brevi tratti di palizzata in legno e di piccoli muretti
a secco.
Naturalmente se il progetto sperimentalmente avviato, avrà il successo
sperato, costituirà un riferimento importante per altri e successivi
interventi di recupero e riqualificazione ambientale da attuare nel Parco
Nazionale dei Monti Sibillini, con particolare riferimento a quelli
da realizzarsi lungo il sistema dei sentieri escursionistici; ciò al fine
di sviluppare, nel tempo, anche un’offerta, intesa in termini turistici,
che vuole essere di sicuro pregio e qualità ambientale.

Alfredo Fermanelli
con la collaborazione di
Michela Baiocco e Tommasino Gabrielli


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