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Trota fario mediterranea: un pesce da salvare
Lo scorso 12 novembre è stata sottoscritta la convenzione tra il Parco
Nazionale dei Monti Sibillini e la Provincia di Pesaro e Urbino per l’attuazione del progetto “recupero del ceppo autoctono del bacino del
mediterraneo della specie ittica trota fario”.
Tra le specie appartenenti alla cosiddetta fauna “minore”, infatti, la trota
fario merita una particolare attenzione. Diffusa praticamente su tutti
i fiumi e i torrenti dei Sibillini, essa riveste anche una non trascurabile
rilevanza economica legata alle attività di pesca e agli impianti di
troticoltura diffusi soprattutto in Valnerina. Ma il ceppo autoctono
di trota fario, comunemente denominato “trota fario mediterranea”,
in origine diffusa in Appennino e in altri corsi d’acqua del bacino del
Mediterraneo, è stato purtroppo quasi ovunque soppiantato dalla trota
fario “atlantica”, massicciamente utilizzata negli interventi di
ripopolamento. Fortunatamente, grazie anche alla presenza di opere
di sbarramento insuperabili per i pesci, popolamenti relitti di trota
riconducibile a quella mediterranea sopravvivono ancora oggi in alcuni
corsi d’acqua del parco, come evidenziato dagli studi condotti
dall’Università degli Sudi di Perugia nell’ambito della Carta Ittica
del Parco nonché dalle analisi genetiche effettuate dal prof. Caputo
dell’Università Politecnica delle Marche. La trota mediterranea
rappresenta infatti una forma ben separata da quella atlantica, da cui
si distingue per caratteristiche sia fenotipiche (cioè riferibili alla livrea)
sia genetiche. Si tratta quindi di una entità faunistica perfettamente
adattata agli ambienti fluviali appenninici, in cui tale genotipo si è
direttamente evoluto, e che potrebbe essere riconducibile (ma questo
aspetto necessità di approfondimenti) a Trota macrostigma, specie di
interesse comunitario inserita nell’allegato II della Direttiva “habitat”
92/43/CEE.
Il progetto, già avviato, prevede il prelievo di un adeguato numero
di esemplari riproduttori di trota fario mediterranea dai corsi d’acqua
del parco e il loro trasferimento presso l’impianto ittiogenico di Cantiano,
di proprietà della Provincia di Pesaro e Urbino. Da qui dovranno essere
ottenute le “trotelle” da utilizzare nelle semine lungo i corsi d’acqua della
stessa Provincia e del Parco. Sulla base dei risultati di questo primo
importante progetto il parco valuterà la possibilità di promuovere la
realizzazione di un incubatoio ittico direttamente nel proprio territorio.
L’ambizioso obiettivo è quello di giungere, tramite le Province competenti
e le associazioni di pescatori, ad effettuare semine, anche per le finalità
di pesca, utilizzando esclusivamente esemplari appartenenti al
ceppo mediterraneo della trota fario, “simbolo” dei nostri fiumi.
Alessandro Rossetti |