Una sfida alla crisi:
gli interventi programmatici
del Parco per il 2009
La Grande Via del Parco
diventa realtà
Turismo sostenibile:
una grande opportunità
per il territorio
Dalla primavera 2009
arriva la Parchicard
Grandi carnivori:
al via il progetto Life +
Il lupo e l’orso nel parco
Il primo censimento
al bramito del cervo
Rilasciato un esemplare
di gatto selvatico
Trota fario mediterranea:
un pesce da salvare
Il ritorno del camoscio:
un progetto strategico non
solo per la natura dei Sibillini
Tutti i dettagli di questa
importante reintroduzione
Vittorio Ducoli, direttore
del Parco d’Abbruzzo,
ci parla del progetto
Il recupero della biodiversità vegetale del parco
Franco Paolinelli firma
il calendario 2009
Le farfalle del parco
Il 140° anniversario
della Distilleria Varnelli
Risparmio energetico e fonti
rinnovabili nei rifugi del parco

Grandi carnivori: al via il progetto Life +

La Direzione Ambiente della Commissione Europea ha recentemente
approvato il Progetto Life+ intitolato “Miglioramento delle condizioni
di conservazione dei grandi carnivori – trasferimento delle migliori
pratiche”.
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha aderito al progetto, presentato
dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, insieme ad altri
partner italiani e stranieri: Parco Nazionale dell’Appennino Tosco
Emiliano, Transilvania University di Brasov (Romania), Balkani Wildlife
Society di Sofia (Bulgaria), Ministero dell’Ambiente e dell’Acqua della
Bulgaria e Wildlife and Nature Conservation Society di Thessaloniki
(Grecia).
Il progetto, della durata di quattro anni, si basa sull’esperienza maturata
nell’ambito del Progetto Life “Miglioramento e coesistenza dei grandi
carnivori e l’agricoltura in Sud Europa” e prevede la realizzazione
di diverse azioni, che includono la donazione di cani da pastore e
di recinzioni elettrificate e convenzionali, lo sviluppo di strategie per
il monitoraggio dei danni, la costituzione di un gruppo di emergenza
orso per ciascun paese, il monitoraggio delle prede naturali, la
prevenzione delle collisioni da traffico stradale e la redazione di
un manuale delle buone pratiche.
Ma perché tanta attenzione per queste specie anche da parte
dell’Europa?
Senza dubbio la conservazione dei grandi carnivori europei, lupo,
orso bruno, lince eurasiatica e lince pardina, implica il superamento
di complesse problematiche anche di carattere culturale e socio-
economiche.
Ciò è ovviamente ancora più evidente nei territori molto antropizzati,
come molta parte d’Europa, e dove la zootecnia può entrare in conflitto
con la presenza dei predatori.
Tra tutte le specie animali i grandi carnivori sono quelli che, più di altri,
hanno da sempre suscitato nell’uomo i sentimenti più profondi e
contrastanti. Gli aspetti di sacralità attribuiti al lupo e all’orso da alcune
culture, come i popoli celtici e gli indiani d’America, ma anche i Romani
(basti pensare alla lupa di Roma), hanno lasciato il posto ad una
simbologia negativa legata al terrore e alla malvagità, che ha aperto la
strada a vere e proprie campagne di sterminio di queste specie.
Ancora oggi questi ancestrali sentimenti permangono in noi, tanto che
i documentari naturalistici televisivi trattano spesso proprio i grandi
predatori (anche se spesso esotici), per la loro capacità di affascinare
e catturare l’attenzione anche di un pubblico non necessariamente
interessato alla fauna. Ed è proprio questa straordinaria capacità
di affascinare a rendere i grandi carnivori preziosi elementi di
valorizzazione dei territori in cui essi sono ancora presenti, seppure
difficilmente visibili.

D’altra parte, i grandi carnivori svolgono anche un ruolo ecologico insostituibile nel mantenere popolazioni di ungulati sane e in equilibrio
con i rispettivi habitat. Un ruolo che rende queste specie particolarmente
sensibili alle mutazioni degli ecosistemi e, conseguentemente, efficaci
indicatori di qualità ambientale.
La persecuzione spietata protratta per secoli, indotta soprattutto dalla
competizione con l’attività venatoria e dai conflitti con le attività
zootecniche, è stata comunque una delle principali cause di estinzione,
da vaste aree del loro originario areale, dei grandi carnivori europei.
La riduzione di queste specie è divenuta via via più drammatica, anche
in relazione all’uso sempre più massiccio delle armi da fuoco e dei
bocconi avvelenati, tanto che intorno alla metà del XX secolo solo
nell’Europa nord-orientale erano presenti popolazioni ancora
relativamente consistenti di grandi carnivori, i quali risultavano invece
quasi scomparsi nel resto del continente. Piccole popolazioni “relitte”
sopravvivevano relegate negli angoli più selvaggi dei massicci montuosi
sud-europei, quali i Pirenei, i rilievi balcanici e il nostro Appennino.
Qui, i monti Sibillini rappresentavano probabilmente il limite
settentrionale della popolazione italiana di lupo, mentre la lince risultava
praticamente estinta e l’orso bruno sopravviveva, con la sottospecie
“marsicano”, con un piccolo nucleo concentrato principalmente nel
Parco Nazionale d’Abruzzo.
Questa situazione di grave minaccia per la sopravvivenza di tali specie
ha indotto le autorità nazionali ed europee ad emanare le prime norme
per la tutela dei grandi carnivori, attraverso anche la Convenzione
di Berna del 1981 e la direttiva “habitat” del 1992.
Da allora, le cose sono sensibilmente migliorate solo per il lupo, la cui
popolazione ha registrato un notevole incremento, andando
a riconquistare l’intero Appennino settentrionale e gran parte delle Alpi
orientali. Diversamente da quanto a volte viene creduto, tale incremento
non è stato facilitato da alcun intervento di rilascio di lupi; in effetti, tali
interventi non sono mai stati effettuati né in Italia né in altri paesi
europei. Le cause della recente espansione del lupo sono invece
riconducibili, oltre che alle norme di tutela, all’incremento delle superfici
boscate e delle popolazioni selvatiche di ungulati, soprattutto il cinghiale,
che ora costituisce la principale preda naturale del lupo.
La situazione dell’orso in Italia resta però critica, così come quella
della lince.
Il progetto Life + rappresenta quindi un fondamentale passo per la
conservazione di queste specie; le attività già intraprese a tal fine dal
Parco potranno così essere notevolmente rafforzate, con particolare
attenzione alla riduzione dei conflitti con le attività zootecniche,
integrandosi anche con il protocollo per la redazione del P.A.T.O.M.
(Piano d’Azione di Tutela dell’Orso Marsicano) promosso e coordinato
dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Alessandro Rossetti


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