Il ritorno del nobile signore dei boschi Il resoconto del primo progetto di reintroduzione faunistica attuato dal Parco Ad un tratto, nellimmagine ingrandita del binocolo, scorgo qualcosa muoversi tra la boscaglia. Cerco quindi di rimanere il più possibile immobile, trattenendo il fiato, e di migliorare la definizione dellimmagine. Con andatura guardinga ed elegante, un gruppetto di grandi animali esce dal bosco per pascolare in una radura. Nonostante la loro considerevole distanza, di quasi due chilometri dalla mia postazione, riesco a distinguere chiaramente negli individui voltati di spalle linconfondibile macchia color crema intorno alla coda; non ci sono dubbi, si tratta di cervi. Sono lì, splendidi esemplari di cervo nobile europeo (Cervus elaphus), liberi e selvaggi, tornati a popolare i Monti Sibillini, da cui mancavano da quasi due secoli; da quando, nel 1825, probabilmente gli ultimi due individui furono uccisi nella zona di Cascia. Ora il cervo è tornato, grazie al primo progetto di reintroduzione faunistica attuato dal Parco, attraverso due interventi di rilascio effettuati nel territorio di Castelsantangelo sul Nera. Il 9 marzo 2005, 15 esemplari, di cui 9 femmine e 6 maschi, sono stati rilasciati in un paesaggio ancora innevato. Altri 6 cervi, di cui 4 femmine e 2 maschi, sono invece stati rilasciati il 7 aprile, in condizioni ambientali decisamente più favorevoli. Tutti gli animali provengono dalle Foreste Tarvisiane, dove sono stati catturati, allo stato di libertà, dal Corpo Forestale di Tarvisio. Gli spostamenti e le attività degli animali, molti dei quali sono stati dotati di radiocollare, sono strettamente seguiti da zoologi esperti, sotto il coordinamento scientifico di Cosimo Marco Calò. Il risultati del monitoraggio, ad otto mesi dal rilascio, evidenziano che, nonostante le iniziali difficili condizioni climatiche e linevitabile presenza di alcuni fattori critici per la specie, gli animali, nel complesso, si sono dimostrati forti e ben adattabili alla nuova casa. Di certo lincontro con il lupo, non presente nei loro luoghi di provenienza, deve aver rappresentato, per i nuovi ospiti, una sorpresa poco gradita. Ma la conoscenza del più scaltro carnivoro europeo è ancora viva nella memoria genetica di tutte le popolazioni di cervo, anche laddove la convivenza con il grande predatore si è interrotta secoli fa. Da sempre, infatti, per il cervo il lupo è stato il principale predatore. Le due specie potranno così ristabilire tra loro, sui Sibillini, il primordiale equilibrio. Il lupo, specie di interesse conservazionistico prioritaria a livello europeo, ne beneficerà senzaltro ma, al contempo, favorirà il mantenimento di popolazioni sane di cervo, selezionando, nelle attività di caccia, soprattutto gli individui giovani o deboli. Laumento della varietà e della quantità di prede naturali per il lupo contribuirà, inoltre, a ridurre ulteriormente i danni arrecati da questa specie al bestiame domestico. Le ricerche mediante radiotracking - tecnica che consente di localizzare con precisione gli animali grazie ai segnali radio emessi dagli appositi collari - hanno anche permesso di rivelare insospettabili capacità, soprattutto nei maschi spinti dalle indomabili pulsioni riproduttive. Alcuni di essi, infatti, hanno coperto in poco tempo grandi distanze in territori impervi e a loro finora sconosciuti, dimostrando notevole resistenza e uno straordinario senso dellorientamento, e, con sbalorditiva efficacia, sono stati in grado di ritrovare i pochi individui della propria specie presenti nella vastità dellAppennino centrale. Talvolta, dai dati raccolti, è possibile ricostruire vere e proprie storie, di sicuro interesse scientifico, ma anche emotivamente coinvolgenti e appassionanti. È il caso di Giorro, un maschio quasi adulto che durante lestate è migrato dai Sibillini giungendo addirittura nel cuore del Gran Sasso dItalia, dove probabilmente si è unito alle femmine immesse nellambito del progetto di reintroduzione del cervo attuato dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, per poi tornare, in autunno, nel territorio di Castelsantangelo sul Nera. Purtroppo, le ricerche confermano anche che i maggiori rischi per la sopravvivenza del cervo derivano, direttamente o indirettamente, non da fattori naturali, quali la neve o il lupo, bensì dalluomo. Le grandi infrastrutture viarie rappresentano delle barriere ecologiche il cui superamento espone gli animali ad un elevato rischio di morte per collisione con gli autoveicoli. Inoltre, importanti fonti di disturbo provengono dai cani randagi o semplicemente da quelli non adeguatamente custoditi, che sovente possono allontanare gli animali dal loro ambiente vitale, o addirittura ucciderli. Anche il disturbo arrecato da forme incontrollate e incompatibili di attività turistiche e ricreative, come ad esempio il transito in aree sensibili con mezzi motorizzati adatti al fuoristrada, rappresenta una seria minaccia per il cervo, così come per tutte le altre specie faunistiche. Infine, alcune delle peggiori manifestazioni di inciviltà delluomo nei confronti della natura si traducono, ancora oggi, in crudeli e insensati atti di bracconaggio. Tutte le informazioni raccolte ci aiutano quindi a comprendere meglio le complesse dinamiche ecologiche, anche in rapporto alle attività umane. Sempre più evidente appare come la conservazione della fauna dipenda da una corretta gestione e pianificazione del territorio estesa ben oltre i confini di unarea protetta. In tal senso gioca un ruolo fondamentale il rapporto tra i Parchi e la Rete Natura 2000, formata dai Siti di Interesse Comunitario e dalle Zone di Protezione Speciale, così come sempre più auspicabile appare lindividuazione delle aree contigue previste dalla legge quadro sulle aree protette. Affinché possa essere garantito il pieno successo delloperazione di reintroduzione del cervo, è quindi necessario un impegno congiunto tra i diversi enti che operano sul territorio. In tal senso, il primo intervento attuato dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini è stato reso possibile anche dalla preziosa collaborazione del Comune di Castelsantangelo sul Nera, del Corpo Forestale dello Stato - di Visso e di Tarvisio -, del Dipartimento di Scienze veterinarie dellUniversità di Torino e dei Servizi Veterinari delle AUSL di Tarvisio e di Camerino. Nuovi interventi di immissione sono comunque previsti al fine di creare un nucleo minimo di cervi in grado di mantenersi e di incrementare di numero autonomamente nel tempo. Il ritorno del cervo rappresenta un intervento di straordinaria importanza conservazionistica, in quanto contribuisce concretamente alla ricostituzione degli ecosistemi perduti, ma anche di valorizzazione socio-economica, per il richiamo turistico legato alla sua presenza. La possibilità di osservare mandrie al pascolo di uno dei più grandi animali selvatici europei e di ascoltarne, nei crepuscoli autunnali, il suggestivo bramito emesso dagli imponenti maschi in amore, è, infatti, un motivo in più per lasciarsi incantare dalla magia dei Monti Sibillini. Alessandro Rossetti |
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