L’importanza
della partecipazione
Il Parco motore
dello sviluppo locale
Acqua: un accordo decisivo
Il ritorno del nobile
signore dei boschi
Giorro, un cervo eccezionale
Gestione del cinghiale:
verso l’equilibrio
L’Osservatorio sul
Turismo nel Parco:
aumentano le presenze
Verso la valorizzazione
dell’area di Castelluccio
Adam Williams
Norma e Maurice Joseph
Un progetto con il CAI
per la segnatura
dei sentieri dei Sibillini
La carta dei sentieri
del Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
La vetrina dei prodotti
del Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
La banca del germoplasma
EOBEM:
il Parco visto dallo spazio
L’agricoltura nel Parco
dei Monti Sibillini
Serie storiche e
successioni secondarie
negli incolti del
monte Cardosa
Due nuove strutture
all’interno della sede
del Parco
Notizie in breve
Attività ed escursioni
nei Sibillini
Le manifestazioni
nei Comuni del Parco
Il ritorno del nobile signore dei boschi
Il resoconto del primo progetto di reintroduzione faunistica
attuato dal Parco


Ad un tratto, nell’immagine ingrandita del binocolo, scorgo qualcosa
muoversi tra la boscaglia. Cerco quindi di rimanere il più possibile
immobile, trattenendo il fiato, e di migliorare la definizione dell’immagine.
Con andatura guardinga ed elegante, un gruppetto di grandi animali esce
dal bosco per pascolare in una radura. Nonostante la loro considerevole
distanza, di quasi due chilometri dalla mia postazione, riesco a
distinguere chiaramente negli individui voltati di spalle l’inconfondibile
macchia color crema intorno alla coda; non ci sono dubbi, si tratta di
cervi. Sono lì, splendidi esemplari di cervo nobile europeo
(Cervus elaphus), liberi e selvaggi, tornati a popolare i Monti Sibillini, da
cui mancavano da quasi due secoli; da quando, nel 1825, probabilmente
gli ultimi due individui furono uccisi nella zona di Cascia.
Ora il cervo è tornato, grazie al primo progetto di reintroduzione faunistica
attuato dal Parco, attraverso due interventi di rilascio effettuati nel
territorio di Castelsantangelo sul Nera. Il 9 marzo 2005, 15 esemplari,
di cui 9 femmine e 6 maschi, sono stati rilasciati in un paesaggio ancora
innevato. Altri 6 cervi, di cui 4 femmine e 2 maschi, sono invece stati
rilasciati il 7 aprile, in condizioni ambientali decisamente più favorevoli.
Tutti gli animali provengono dalle Foreste Tarvisiane, dove sono stati
catturati, allo stato di libertà, dal Corpo Forestale di Tarvisio.
Gli spostamenti e le attività degli animali, molti dei quali sono stati dotati
di radiocollare, sono strettamente seguiti da zoologi esperti, sotto il
coordinamento scientifico di Cosimo Marco Calò. Il risultati del
monitoraggio, ad otto mesi dal rilascio, evidenziano che, nonostante le
iniziali difficili condizioni climatiche e l’inevitabile presenza di alcuni
fattori critici per la specie, gli animali, nel complesso, si sono dimostrati
forti e ben adattabili alla nuova “casa”. Di certo l’incontro con il lupo,
non presente nei loro luoghi di provenienza, deve aver rappresentato,
per i nuovi ospiti, una sorpresa poco gradita. Ma la conoscenza del più
scaltro carnivoro europeo è ancora viva nella “memoria” genetica di tutte
le popolazioni di cervo, anche laddove la convivenza con il grande
predatore si è interrotta secoli fa. Da sempre, infatti, per il cervo il lupo
è stato il principale predatore. Le due specie potranno così ristabilire
tra loro, sui Sibillini, il primordiale equilibrio. Il lupo, specie di interesse
conservazionistico prioritaria a livello europeo, ne beneficerà senz’altro
ma, al contempo, favorirà il mantenimento di popolazioni sane di cervo,
selezionando, nelle attività di caccia, soprattutto gli individui giovani o
deboli. L’aumento della varietà e della quantità di prede naturali per il
lupo contribuirà, inoltre, a ridurre ulteriormente i danni arrecati da questa
specie al bestiame domestico.
Le ricerche mediante radiotracking - tecnica che consente di localizzare
con precisione gli animali grazie ai segnali radio emessi dagli appositi
collari - hanno anche permesso di rivelare insospettabili capacità,
soprattutto nei maschi spinti dalle indomabili pulsioni riproduttive.
Alcuni di essi, infatti, hanno coperto in poco tempo grandi distanze in
territori impervi e a loro finora sconosciuti, dimostrando notevole
resistenza e uno straordinario senso dell’orientamento, e, con
sbalorditiva efficacia, sono stati in grado di ritrovare i pochi individui
della propria specie presenti nella vastità dell’Appennino centrale.
Talvolta, dai dati raccolti, è possibile ricostruire vere e proprie storie,
di sicuro interesse scientifico, ma anche emotivamente coinvolgenti e
appassionanti. È il caso di “Giorro”, un maschio quasi adulto che durante
l’estate è “migrato” dai Sibillini giungendo addirittura nel cuore del Gran
Sasso d’Italia, dove probabilmente si è unito alle femmine immesse
nell’ambito del progetto di reintroduzione del cervo attuato dal Parco
Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, per poi tornare, in
autunno, nel territorio di Castelsantangelo sul Nera.
Purtroppo, le ricerche confermano anche che i maggiori rischi per la
sopravvivenza del cervo derivano, direttamente o indirettamente, non da
fattori naturali, quali la neve o il lupo, bensì dall’uomo. Le grandi
infrastrutture viarie rappresentano delle barriere ecologiche il cui
superamento espone gli animali ad un elevato rischio di morte per
collisione con gli autoveicoli. Inoltre, importanti fonti di disturbo
provengono dai cani randagi o semplicemente da quelli non
adeguatamente custoditi, che sovente possono allontanare gli animali
dal loro ambiente vitale, o addirittura ucciderli. Anche il disturbo arrecato
da forme incontrollate e incompatibili di attività turistiche e ricreative,
come ad esempio il transito in aree sensibili con mezzi motorizzati adatti
al fuoristrada, rappresenta una seria minaccia per il cervo, così come
per tutte le altre specie faunistiche. Infine, alcune delle peggiori
manifestazioni di inciviltà dell’uomo nei confronti della natura si
traducono, ancora oggi, in crudeli e insensati atti di bracconaggio.
Tutte le informazioni raccolte ci aiutano quindi a comprendere meglio
le complesse dinamiche ecologiche, anche in rapporto alle attività umane.
Sempre più evidente appare come la conservazione della fauna dipenda
da una corretta gestione e pianificazione del territorio estesa ben oltre
i confini di un’area protetta. In tal senso gioca un ruolo fondamentale
il rapporto tra i Parchi e la Rete Natura 2000, formata dai Siti di Interesse
Comunitario e dalle Zone di Protezione Speciale, così come sempre più
auspicabile appare l’individuazione delle aree contigue previste dalla
legge quadro sulle aree protette.
Affinché possa essere garantito il pieno successo dell’operazione di
reintroduzione del cervo, è quindi necessario un impegno congiunto tra
i diversi enti che operano sul territorio. In tal senso, il primo intervento
attuato dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini è stato reso possibile
anche dalla preziosa collaborazione del Comune di Castelsantangelo
sul Nera, del Corpo Forestale dello Stato - di Visso e di Tarvisio -,
del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Torino e dei
Servizi Veterinari delle AUSL di Tarvisio e di Camerino. Nuovi interventi di
immissione sono comunque previsti al fine di creare un nucleo minimo di
cervi in grado di mantenersi e di incrementare di numero autonomamente
nel tempo.
Il ritorno del cervo rappresenta un intervento di straordinaria importanza
conservazionistica, in quanto contribuisce concretamente alla
ricostituzione degli ecosistemi perduti, ma anche di valorizzazione
socio-economica, per il richiamo turistico legato alla sua presenza.
La possibilità di osservare mandrie al pascolo di uno dei più grandi
animali selvatici europei e di ascoltarne, nei crepuscoli autunnali,
il suggestivo bramito emesso dagli imponenti maschi in amore, è, infatti,
un motivo in più per lasciarsi incantare dalla magia dei Monti Sibillini.

Alessandro Rossetti


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